Il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e del Calcio Storico Fiorentino organizza “FIORENZA” la cena dei fiorentini, il prossimo Venerdì 7 Giugno, evento quest’anno alla terza edizione. Abbiamo esteso questa bella festa alla collaborazione delle più importanti istituzioni associative di Firenze, per co-organizzare la serata, come partner attivi della manifestazione. Piazza Santissima Annunziata è una cornice incredibile che può regalare una grande emozione. Abbiamo chiesto il patrocinio e la collaborazione dell’Istituto degli Innocenti che quest’anno compie i 600 anni dalla sua fondazione e di tante altre realtà associative fiorentine.
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Paolo e Giacomo Tarlini, padre e figlio, tutti e due Cavalieri Ordinari di Parte Guelfa, hanno portato a termine un’itinerario percorso dai pellegrini fin dal Medioevo attraverso il settentrione della Spagna per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso il quale si conserva la tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore. Quando si parla di Santiago di Compostela quasi tutti collegano immediatamente il nome con il Cammino di Santiago, la ben nota rotta dei pellegrini che termina nel limite nord-occidentale della Spagna, sulla tomba dell’apostolo di Cristo. Il Cammino di Santiago non è solo una strada ma è un fascio d’itinerari che dal XI secolo in poi collega dunque il finis terrae gallego con il resto d’Europa. Tra i vari pellegrinaggi in Europa, Santiago de Compostela rappresenta ancora oggi un’eccezione: infatti il vero pellegrino di San Giacomo percorre a piedi l’intera strada che porta fino al santuario.
Il restauro del dipinto “La Madonna degli Innocenti”, del XV secolo, svela un sorprendente tentativo di salvezza per 600.000 bambini. Una pittura di 600 anni porta due restauratrici d’arte a Firenze, in un viaggio che mette in luce la storia delle centinaia di migliaia di bambini abbandonati e delle donne che li hanno salvati. Gli Innocenti di Firenze la prima del nuovo documentario del cineasta italo-canadese Davide Battistella, sarà il 20 maggio 2019 al Cinema “La Compagnia” di Firenze, seguito da 6 giorni di ulteriori proiezioni. Il restauro di un dipinto con una storia profonda da raccontare La Firenze moderna attira più restauratori che artisti. Dalla tragica alluvione dell’Arno nel 1966, quando le donne fiorentine iniziarono a indossare i pantaloni in pubblico, la professione di restauratore è cresciuta costantemente, diffondendosi in particolar modo tra il gentil sesso.
Il primo giorno di maggio del 1300 avvennero scontri tra le brigate dei giovani Cerchi e Donati. Da tempo immemorabile il primo giorno, le “calende”, di maggio si celebra a Firenze, come in altre città, il Calendimaggio, vale a dire la festa per l’arrivo della primavera o, nelle parole del maggiore cronista dell’età di Dante, Dino Compagni, per «il rinovamento della primavera», che i Fiorentini di allora erano usi passare «con più balli nelle chiese e in sulle piazze». Il primo maggio 1300, però, il clima di letizia fu turbato profondamente.
Cinquecento anni fa, il 2 maggio 1519 si spegneva Leonardo da Vinci ad Amboise, castello ove il 7 ottobre 1461, il re Luigi XI aveva salutato la regina Maria d’Angiò, sua madre, dopo la sua incoronazione a Reims. Quasi a stringere un antico legame guelfo, fu proprio nell’antica piazzaforte angioina nella Valle della Loira che il genio toscano simbolo del Rinascimento italiano trascorse gli ultimi anni della sua vita, ospite del re di Francia Francesco I. E proprio in questo luogo magnifico hanno preso il via i festeggiamenti in grande stile per celebrare il cinquecentesimo anniversario della sua scomparsa.
“Hai in te Colui che cerchi fuori di te, il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati, ma nel tendere continuamente alla meta” diceva Bernardo di Chiaravalle. Il monachesimo è un antico fenomeno che non possiamo relazionare a una fede soltanto, esso è fiorito al fianco di tutte le religioni, per esprimere all’esterno la vera spiritualità interna dell’uomo. Già le religioni misteriche della Grecia precristiana avevano i loro monaci, persone che dedicavano tutto il loro tempo alle preghiere e alla devozione con un carattere salvifico, finalizzato a realizzare una realtà superiore.
La Parte Guelfa abbruna il proprio stendardo e rivolge un commosso pensiero al sergente Giancarlo Cioffi che torna tra i cavalieri con cui ha combattuto e scritto una pagina di storia patria. Se ne è andato col coraggio e con la dignità con cui ha combattuto e vissuto l’architetto Giancarlo Cioffi, classe 1921, reduce di Russia sopravvissuto alla grande e sanguinosa ritirata, veterano del Savoia Cavalleria e ultimo vivente dei protagonisti della Carica di Isbushenskij del 24 Agosto 1942. La notizia della scomparsa dell’ultimo di quegli eroici cavalieri ha colpito profondamente i cavalieri di Parte Guelfa e l’intero mondo equestre. Giancarlo Cioffi ha contribuito a scrivere una pagina epica non solo per la Cavalleria Italiana.
Che la Magistratura dei Capitani di Parte Guelfa fosse estremamente potente ed incarnasse a pieno titolo l’idea di indipendenza della Repubblica Fiorentina lo scrive Giorgio Vasari ancora nel 1568 quando, parlando dell’episodio già citato a proposito del Caparra, descrive la Parte Guelfa come “Magistrato in Fiorenza non mediocre” a cui osare rivolgersi con tale sfrontatezza. La Magistratura di Parte Guelfa aveva autorità grandissima, quasi uno Stato dentro lo Stato, con giurisdizione civile e penale; aveva proprie leggi, ordini e sigillo; economicamente era potentissima, grazie alle confische dei beni dei ghibellini ribelli, le cui rendite venivano impiegate in opere per l’accrescimento del prestigio e in difesa della Parte Guelfa.
All’inizio dell’Ottocento, Firenze, capitale del Granducato di Toscana, conosceva un periodo di eccezionale prosperità, concentrando su di sé un coacervo di interessi economici, culturali e politici. Molte fra le più nobili e facoltose famiglie d’Europa, russe, polacche, francesi e britanniche, avendone fortemente subito il particolare fascino, risiedevano stabilmente nella città del giglio. Nel Prato del Quercione, all’interno del Parco delle Cascine, già antica riserva di caccia dei Medici, fin dal 1814 i rampolli delle facoltose e potenti famiglie si dilettavano a gareggiare fra loro, montando personalmente i purosangue di selezione pregiata, che alloggiavano in scuderia insieme ai cavalli comuni, destinati questi ultimi al trasporto delle carrozze. Da una sfida scherzosa si originò l’idea di creare quella che si sarebbe poi rivelata la più antica corsa d’Italia e che nel 1827 fu denominata Premio dell’Arno.
L’Arciconfraternita di Parte Guelfa, nella Settimana Santa 2019, porta avanti la tradizione pasquale della Guardia d’Onore al Santissimo Sacramento a seguire le celebrazioni del Giovedì Santo presso la Chiesa di San Carlo di Via Calzaiuoli, sede ecclesiastica della Parte Guelfa insieme a Orsanmichele. La Settimana Santa rinnova il suo invito a vivere il mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo con l’auspicio che questa sollecitazione spirituale possa sempre risuonare efficacemente nel cuore di ciascuno di noi affinché possiamo mantenere nella nostra Arciconfraternita lo spirito di comunione, carità ed appartenenza che può renderci capaci di vivere coerentemente il nostro impegno di Cavalieri e Dame di Parte Guelfa. La Guardia d’onore è un servizio svolto presso luoghi simbolici destinato a mostrare che quei simboli sono degni d’onore, ossia di una particolare reverenza e consiste nel montare la guardia.