Sin da tempi più remoti, semplici squilli di corno o di percussione, udibili dall’orecchio umano anche su lunghe distanze, sono utilizzati per scandire momenti importanti nelle organizzazioni sociali ovvero per impartire ordini, come quando scandiscono la vita di caserma dei corpi in armi – adunata, alza e ammainabandiera, silenzio – o l’istruzione militare. La Fanfara a Cavallo della Polizia di Stato nasce per dare enfasi alle trombe e ai tamburi, secondo una consolidata tradizione alla quale si devono le prime marce militari. Ha sede a Roma nella Caserma “La Marmora”, alle dipendenze del Centro di Coordinamento dei Servizi a Cavallo e cinofili della Polizia di Stato di Ladispoli diretto dal Primo Dirigente dottor Leopoldo Testa.

Erede e custode delle più antiche tradizioni della cavalleria, propone un’immagine altamente suggestiva per la particolarissima fusione tra la musica, e l’equitazione, una tra le più antiche e nobili discipline sportive. Sono pochi i Paesi che possono vantare tale tradizione per le notevoli difficoltà di esecuzione dei brani cavalcando, chiara sintesi tra equitazione ed alta formazione musicale. Alcuni cavalli infatti, vengono condotti dal musicante con le sole gambe assicurando le redini alle staffe per avere le mani libere. La Fanfara è designata come scorta d’onore allo Stendardo nazionale concesso al Reparto a cavallo in occasione del 113° Anniversario della fondazione del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, nel 1965. Attualmente è diretta dal sostituto commissario Silverio Mariani, laureato in tromba al conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone. Il Direttore, superando la tradizione musicale tipica dei corpi montati affermata prevalentemente sulle marce di cavalleria, ha rinnovato il repertorio musicale del corpo musicale adattandogli composizioni che spaziano dalla musica contemporanea alla classica. Nella seconda metà dell’Ottocento il corpo musicale della Scuola di Polizia era una fanfara appiedata, per le cronache del tempo “Musica”, che eseguiva inni e marce negli appuntamenti istituzionali – come la Festa dello Statuto e il compleanno del Sovrano – o che allietava il pubblico in alcuni giardini pubblici della Capitale. Le cronache del tempo tratteggiano la visita di Vittorio Emanuele III alla Scuola di Polizia il 30 dicembre 1910. Il Sovrano “Fu accolto al suono della fanfara reale, preceduta da tre squilli di attenti passò in rassegna tutti gli allievi formati su di una compagnia e la fanfara”. Nel 1919 con l’ampliamento dell’organico della Polizia anche la “Musica” veniva ampliata con ulteriori strumentisti per poi montare a cavallo nel 1925, separandosi definitivamente dalla Banda Musicale, più complessa e articolata. Nella Polizia gli squilli di tromba rivestono anche un ruolo “tecnico operativo” disciplinato dalle Leggi di Pubblica Sicurezza che, sin dall’Ottocento, disponeva all’Ufficiale di P.S. responsabile del servizio di ordine pubblico di far anticipare l’ordine di scioglimento degli assembramenti da tre distinti squilli di tromba. Per tali ragioni il trombettiere diveniva una distinta figura, formata nella Scuola allievi, e l’abilitazione all’uso della tromba veniva annotata nel foglio matricolare dell’interessato, la cui uniforme si fregiava di una tromba in ricamo di filo color argento. Era inoltre d’uso che i trombettieri montassero cavalli a manto grigio così da essere facilmente individuati dal comandante di reparto. È per questo motivo che ancora oggi vengono impiegati cavalli con lo stesso mantello.

 

Autore

Giuliano Buccheri