La Sicilia è sotto attacco su diversi fronti con incendi quasi interamente dolosi che stanno devastando gli ultimi paradisi naturali superstiti. Parte Guelfa invoca il salvataggio dei parchi e delle riserve ambientali. Tutte le forze disponibili per la prevenzione e devono attivarsi. Ecco il bollettino di guerra: a Casteltermini, le fiamme si sono sviluppate in località Tagliaspada, un rogo che si è ben presto propagato a contrada Garifo; a Menfi il fuoco divora bosco Magaggiaro con ben cento ettari andati in fumo; a Siculiana è andato in fumo il boschetto vicino al cimitero non lontano dalla riserva naturale di Torre Salsa; ad Altofonte distrutto il magnifico bosco di Moarda che si estende per oltre mille ettari; a Trapani la devastazione del fuoco ha colpito nella località di Macari e nei pressi della Tonnara, al confine con la riserva naturale dello Zingaro.

Un altro grave incendio doloso è divampato nei terreni del Parco archeologico Himera, nel Palermitano, interessando anche un tratto della Statale 113 dove un ristorante è stato lambito dalle fiamme. Il fumo ha raggiunto l’autostrada A19 Palermo-Catania creando qualche problema agli automobilisti. Le strutture del parco e il museo per fortuna non sono coinvolte nel rogo. Brucia la vegetazione intorno al Tempio della Vittoria, che non ha subito danni. Un incendio sta divampando anche nella campagne tra Aliminusa e Montemaggiore Belsito, sempre nel Palermitano, dove è intervenuto un Canadair. Le fiamme hanno già divorato diversi ettari di bosco. Nei giorni scorsi era la valle dei templi di Agrigento ed il bosco che la circonda a bruciare.

All’attività antincendio viene annualmente destinata gran parte dei finanziamenti assegnati al comparto forestale e ad essa si applica per almeno 4-5 mesi l’anno quasi tutto il personale delle strutture centrali e periferiche dei Carabinieri Forestali, quel che resta del glorioso Corpo Forestale, il quale utilizza i restanti mesi dell’anno nella ricerca di tecniche e strategie volte alla difesa dell’esistente durante l’estate successiva. Preoccupante è il fatto che, nonostante il grande impegno profuso sul piano tecnico, finanziario ed umano, il fenomeno sia in continua espansione tendenziale. Com’è facile comprendere, le formazioni più danneggiate sono la macchia mediterranea, i boschi puri di conifere e misti di conifere e latifoglie ricadenti soprattutto alle quote medio-basse. Allo scopo di colpire a monte quello che il primo Piano forestale nazionale (MINISTERO AGR. E FOR.,1988) ha definito “le convenienze insite negli incendi”, alcune leggi dello Stato (353/2000) e della Regione (L.R. 16/96), hanno vietato nelle aree forestali il cambio di coltura, le variazioni di destinazioni urbanistiche, la costruzione di nuovi manufatti, l’esercizio del pascolo, e perfino la stessa ricostituzione dei boschi danneggiati o distrutti. Ma i provvedimenti legislativi, ancorché indispensabili, e il miglioramento dei servizi tecnici, sebbene necessari, da soli non bastano a contrastare il fenomeno.

La Sicilia e le isole minori circostanti sono ricchissime di fauna: numerosi i piccoli mammiferi, bene rappresentati i rettili e gli anfibi, moltissime le specie di uccelli stanziali e migratori, ingente il numero degli invertebrati. Tra i mammiferi si ricordano: il gatto selvatico (Felix sylvestris), l’istrice (Hystrix cristata), il riccio (Erinaceus europaeus), la martora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis), la lepre siciliana (Lepus corsicanus), il coniglio (Oryctolagus cuniculus), il ghiro (Myoxus glis). Tra i rettili si citano: il biacco (Coluber viridiflavus), la biscia d’acqua (Natrix natrix), il colubro liscio (Coronella austriaca), la lucertola campestre (Podarcis sicula), la lucertola siciliana (Podarcis wagleriana), il ramarro (Lacerta viridis), la vipera (Vipera aspis hugyi), la testuggine comune e d’acqua dolce (Testudo hermanni, Emys orbiculatus). Gli anfibi sono rappresentati dalla raganella (Hyla arborea), dalla rana verde minore (Rana esculenta), dal rospo (Bufo bufo), dal discoglosso (Discoglossus pictus). Ricchissima la lista degli uccelli: nel solo periodo 1984-1992 sono state censite n. 139 specie nidificanti – di cui 101 sedentarie e 38 migratorie – e n. 61 specie giunte in Sicilia nel periodo autunnale per svernarvi. Nella lunga lista di nomi si trovano uccelli che popolano ogni ambiente: boschi, macchie, radure, pascoli, siti acquatici fluviali e lacustri, costoni rocciosi; uccelli rapaci, diurni e notturni, uccelli di pianura, di collina e di montagna. Ricordiamo alcuni tra quelli più esposti a pericoli di estinzione: aquila reale, falco pellegrino, poiana, gheppio, lanario, nibbio reale, capovaccaio, grillaio , barbagianni, allocco, gufo comune, berta maggiore, occhione, coturnice.

I pericoli possono essere di varia natura: eccessivo prelievo venatorio, mancato controllo dei predatori, forme di agricoltura intensiva, uso massiccio di sostanze inquinanti, scomparsa delle fonti alimentari, modifica sostanziale o totale distruzione degli habitat a cui certe specie animali sono indissolubilmente legate. Le cause scatenanti degli incendi, sono tutte legate – escludendo in modo categorico l’autocombustione – ai comportamenti dell’uomo: ai suoi interessi immediati, alle sue aspirazioni più o meno legittime. Vista la legislazione statale e regionale in materia, appare evidente la nulla convenienza economica nel distruggere un patrimonio naturale. Ricordiamo che con gli incendi anche la popolazione faunistica viene duramente colpita. I pochi animali che riescono a salvarsi sono costretti a spostarsi in altri territori dove è consentito l’esercizio venatorio diventando facile preda delle doppiette. Appare curioso che questi incendi colpiscano il territorio a ridosso dell’apertura della stagione venatoria e si noti che in un solo giorno ben sei aree boschive in zone diverse sono andate in fumo contemporaneamente. Dando una rapida occhiata al calendario venatorio della Regione Siciliana per la stagione venatoria 2020/21 si nota che il periodo di caccia è stato abbreviato cosi come il numero dei capi prelevabili per specie, in considerazione della grande siccità ed in funzione dei dati statistici, elaborati sulla lettura dei tesserini venatori assegnati ai cacciatori nelle stagioni precedenti.

In realtà alla luce dei noti disastri ambientali sarebbe opportuna una moratoria di alcuni anni sull’attività venatoria in Sicilia, onde permettere sia alla flora che alla fauna di poter guarire le sue ferite ma, sappiamo che questa è pura utopia. Infatti, se si consideriamo un numero di 30.000 o 40.000 cacciatori per la Regione Siciliana appare evidente che il giro di denaro non è indifferente – si pensi a tasse per porto di fucile, licenza di caccia, assicurazione, allevamento cani, trasporto, munizioni, equipaggiamenti eccetera – una cospicua fonte di reddito per le casse dello Stato, il quale dovrebbe investire queste somme nello stesso settore mentre invece assistiamo a livello nazionale a scelte molto discutibili come quella di sciogliere il Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri i quali, vista la carenza di organico, di fatto non riescono ad assicurare più il prezioso lavoro che la Forestale garantiva. In Sicilia, Regione a statuto speciale, il Corpo Forestale è ancora vivo ma in lenta agonia visto che da decenni non viene fatto un ricambio del personale e vista la carente disponibilità di mezzi adeguati agli interventi. Non ultime le ripartizioni faunistico-venatorie ridotte nel numero del personale assegnato ed in perenne assenza di risorse e quindi ridotte all’incapacità di esercitare i compiti di vigilanza e di contrasto all’attività di bracconaggio attribuiti.

Parte Guelfa desidera rendere tutti consapevoli che si tratta di un danno incalcolabile per l’intero ecosistema, tantissimi ettari andati in fumo rappresentano un colpo quasi mortale per il polmone verde dell’isola, distrutto per sempre. Affermare che il fenomeno degli incendi boschivi condizioni in Sicilia da tempo tutta l’attività forestale non deve apparire affatto esagerato. Esso non solo ha limitato l’azione di ampliamento e di miglioramento del già esiguo patrimonio boschivo ma ha finito anche per determinarne la struttura, lo stato vegetativo e a volte perfino la sopravvivenza.

Riteniamo che sarebbe davvero opportuno rivedere il codice penale ed equiparare il reato per incendio doloso, con aggravante se si tratta di aree protette, a quello di omicidio perchè è la natura ad essere uccisa! Ma anche questa è utopia…

 

Autore

Umberto Luigi Emanuele Vinci Di Moschitta