La Parte Guelfa porge l’ultimo saluto al marchese Uberto Bartolini Salimbeni e piange un simbolo della tradizione di Firenze. Ci ha lasciato all’età di 80 anni, il nobile fiorentino e storico Araldo della Signoria che faceva palpitare calcianti e spettatori con la sua voce inconfondibile che preannunciava l’imminente battaglia: “Ed or con tua licenza ordin darò che il campo sia sgombro da uomini e vessilli e di disporre a battaglia”. Per ben quattro decenni ha declamato queste parole sul tufo di Santa Croce. Dal 1976 al 2015 è infatti stato l’Araldo della Signoria, una delle figure più prestigiose e significative del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, colui che legge «la grida» al Magnifico Messere.
Avvocato civilista di professione, Bartolini Salimbeni amava profondamente Firenze e la sua storia. Aveva ereditato il ruolo dell’Araldo dal padre Gustavo. Per lui era un’emozione impareggiabile vestire i panni rinascimentali, sfilare con quel copricapo in panno rosso come il vestito, rappresentare colui che nella Firenze dei Medici era il Capo della Famiglia della Signoria e Maestro del Cerimoniale, colui che annunciava i Bandi e le Ordinanze che venivano emesse dai Signori. Come da tradizione, entrava in campo stringendo tra le mani una pergamena con l’annuncio della partita, che poi veniva arrotolata e consegnata al Magnifico Messere, prima del rullo di tamburi per sgombrare il terreno di gioco. «Uberto era un caro amico, un uomo per bene, una persona di fede, dal sangue blu ma popolano nell’animo ha ricordato con commozione il Console di Parte Guelfa per lunghissimo tempo direttore del Corteo Storico Fiorentino Luciano Artusi, storico divulgatore della storia fiorentina e per anni saluto alla voce del torneo. Siamo cresciuti insieme nel Corteo Storico della Repubblica Fiorentina. Ricorderò sempre le trasferte con lui, soprattutto quella a Città del Messico per i Mondiali del 1986, dove sfilammo sopra un tappeto di piume colorate dentro uno stadio gremito di tifosi». Il funerale si è tenuto nella basilica di Santa Trinita, proprio accanto alla Cappella Salimbeni Bartolini, che conserva le spoglie della sua famiglia. Alla cerimonia c’erano anche il gonfalone di Firenze e la bandiera con il simbolo della casata, la stessa bandiera con cui Uberto ha sempre sfilato.
La Parte Guelfa gli ha reso omaggio attraverso il Console Luciano Artusi e lo ricorda con sincera affezione come un simbolo dei valori e delle belle tradizioni fiorentine. Il suo impegno per Firenze è sempre stato corretto e appassionato. Aveva lasciato qualche anno fa al figlio Pietro Lorenzo, Cavaliere Onorario di Parte Guelfa, il proprio abito storico e l’onore di impersonare l’Araldo della Signoria di Firenze. Lo ricordiamo come una immagine iconica di Firenze e siamo vicini alla famiglia in questo triste momento.
Autore
Andrea Claudio Galluzzo