La Martinella è una campana assai famosa a Firenze. In origine essa era fissata all’interno dell’arco situato in via Por Santa Maria, ove sorgevano le mura e le porte della città antica, e veniva suonata solo quando la guerra era imminente, inevitabile o iniziata. In periodi di pace, invece, la campana era conservata nella chiesa di Santa Maria sopra la Porta in via Pellicceria, sede ecclesiastica storica della Parte Guelfa e oggi della Biblioteca dell’omonimo Palagio. Per questo la Martinella è anche famosa con il nome di “Bellifera”, dal latino bellus che vuol dire appunto guerra.
Quando l’esercito fiorentino usciva in battaglia, la Martinella veniva montata su un carro detto Carroccio che era completamente dipinto di rosso. Sul Carroccio fiorentino, oltre alla Martinella, si trovava lo stendardo della città spezzato del bianco di Faesulae e del rosso di Florentia. Durante la battaglia era compito dei guerrieri più valorosi combattere al fianco del carro per difenderlo dagli assalti dei nemici in quanto perdere lo stendardo e la Martinella era un gravissimo disonore e un sinonimo di una cocente sconfitta. L’esempio più cocente è quello della sconfitta nella Battaglia di Montaperti fuori dalle mura di Siena contro i ghibellini senesi del 4 Settembre 1260 a causa della quale il torrente Arbia, secondo quanto riportato dagli storici, si tinse di rosso per il sangue versato e i fiorentini persero vita e Carroccio. Il Gonfalone di Firenze, per umiliare la città, fu attaccato alla coda di un asino e trascinato nella polvere, mentre la campana fu conservata come trofeo ed è visibile ancora oggi nel museo della Contrada del Liocorno. Era il 1260.
Il 4 Settembre di 755 anni fa andava in scena una delle battaglie più cruente dell’epoca, resa famosa dalla letteratura oltre che dalla memoria senese: la sanguinosa battaglia di Montaperti. La vittoria senese scosse tutta la vecchia Europa e fu l’inizio di un breve ruolo predominante della Repubblica di Siena sull’intero scenario politico ed economico toscano di quel periodo storico. Ma come è finita quella piccola e simbolica campana fiorentina presso la contrada del Liocorno?
Dunque finita la battaglia, una donna, si recò nel campo di guerra per cercare di recuperare quello che poteva, come era uso fare quando succedevano questi fatti bellici. Uno dei tanti oggetti che la “treccola” o raccoglitrice trovò in terra fu proprio la Martinella del Carroccio di Firenze e la caricò sul suo asino portandola via. A questo asino, oltre alla campanina, si aggiunsero venti soldati delle truppe fiorentine che, pur di non essere catturati ed uccisi dai senesi e rischiare la vita, preferirono passare per servi e legarsi dietro all’asino della donna ed entrare in città. La donna, dopo questa battaglia così cruenta, si ritrovò, oltre a questi poveri superstiti, anche la Martinella che poi donò alla Compagnia di San Giovanni in Pantaneto ed è proprio per questo motivo che essa si trova tutt’oggi esposta nel museo della Contrada del Leocorno.
La vera Martinella dunque non fu più riportata presso il luogo d’origine ovvero chiesa di Santa Maria sopra Porta o San Biagio, struttura edificata in stile romanico e ricordata già dal 1038. Essa era così chiamata perché sorgeva presso la porta meridionale della cinta muraria carolingia, detta Por Santa Maria. Fu ricostruita alla metà del XIII secolo, forse cambiando orientamento ed ubicazione, e divenne sede delle riunioni dei Capitani di Parte Guelfa che verso la metà del Trecento costruirono accanto ad essa il proprio palazzo. Il priore Federico de’ Bardi fece costruire sul fianco sinistro dell’edificio, lungo l’odierno vicolo della Seta, una cappella dedicata a san Bartolomeo, comunicante con la navata attraverso un arco, nella quale oggi restano affreschi molto sciupati della cerchia di Maso di Banco. Nel corso del XV secolo la chiesa venne intitolata a san Biagio. Molto più tardi il Comune di Firenze volle dotarsi di una nuova Martinella la quale fu issata sulla Torre di Arnolfo a Palazzo Vecchio venne usata anche per annunciare notizie di gioia: l’11 Agosto del 1944 alle 7 del mattino la campana suonò. Non suonava per annunciare una nuova guerra, i suoi rintocchi servirono a far sapere ad ogni fiorentino che la loro città era stata liberata dal giogo dei tedeschi. Da allora la Martinella in Palazzo Vecchio viene usata per commemorazioni o eventi speciali.
Autori
Emilia Spinelli, Agnese Paternoster, Andrea Claudio Galluzzo