Dal paziente lavoro di trascrizione del professor Paolo Piccardi, Cavaliere Onorario di Parte Guelfa, emergono fatti e cronache della vita a Firenze registrati con dettagli e particolari estremamente precisi, frutto di un paziente e quotidiano lavoro di annotazione effettuato per conto della nobile famiglia fiorentina. L’estratto che questa volta ci viene presentato è relativo a tutte le partite di calcio in livrea giocate a Firenze nel periodo coperto dal “Bisdosso Guicciardini” ovvero dal 1643 al 1702.

Mercoledì a dì 15 di 9bre 1657 a requisizione del detto Cad.e Barberini si fece un calcio a livrea nel luogo solito. I colori dell’Insegne furono celesti, e scarnatino, e gli abiti de’ Calcianti tutti nuovi secondo i colori della Divisa.

Domenica a dì 22 di Gennaio 1662 si fece un calcio al luogo solito, e fu il primo che vedessi la ser.ma Sposa Margherita Aloisia.

A dì 10 Febb.o 1675 fu fatto un Calcio su la piazza di S. Maria Novella da fanciulli Gentilhuomini, la quale festa fu onorata dalla presenza del Gran Duca, e Ser.mi Principi.

A dì 3 di Marzo 1680 su la piazza di S. Maria Novella fu fatto un calcio da una copiosa mascherata di contadini, il quale non potettero finire, per la gran quantità di Popolo che vi concorse, e non essendo chi lo facesse stare a dietro, si ridussero a segno, che non potettero più operare, e così interviene a coloro, che voglion fare quelle cose, che non sanno.

A dì 17 Gennaio 1681 nell’ora che la nobiltà Fiorentina si raduna su la piazza di S. Croce per esercitarsi nel gioco del Calcio, fu dal Sig.r Filippo di Piero Strozzi chiamato il Sig.r Fran.co Gerini, con dirgli nell’orecchio, che voleva satisfarsi seco con la spada alla mano. Non stette il pred.o Sig. Francesco a risponder altro ma s’avviò dietro allo Strozzi, che uscì dalla piazza dalla parte della fontana, dove tratte fuori le spade cominciorno a menar le mani, ma accortosi il Gerini, che la sua spada non entrava, perché lo Strozzi era armato di giaco, subito si gettò alle prese, et abbracciò il nemico, il quale messo mano al pugnale, che haveva a lato, lo ficcò ne’ lombi al povero Gerini, il quale sentendosi mortalmente ferito, lasciò la presa, et andossi a porre a sedere sul muricciolo dell’Imbiancatore, e lo Strozzi a tutta carriera con la spada nuda in mano, si salvò su le scalere di S. Croce, dove arrivato fece una capriola, come se egli havesse fatto qualche bella impresa. Intanto sollevatasi la Nobiltà, che era in piazza, ogn’uno corse a vedere quello fusse stato, perché tal fatto non era stato osservato da nessno, stante il rumore de’ tamburi, e delle trombe. Riconosciuto il fatto dal Marchese Ferdinando Capponi, con l’aiuto di alcuni Cavalieri condusse il ferito Gerini in casa del Caccia, poco lontana dove seguì il caso, dove a pena arrivato spirò l’Anima. La cagione di tal rissa non si è mai potuta penetrare, ma comunemene si crede, che fusse per conto di Donne. Lo Strozzi fu poi condotto dal Conte Pecori suo cognato in Santa Trinita, dove dimorò molto tempo. E la morte del Gerini dispiacque universalmente a tutta la Città, perché era un buonissimo, e garbatissimo Cav.re.

A dì 20 Gennaio 1681 fu scoperta la Sant.ma Annunziata all’Emin.mo Cardinal d’Etrè Franzese, al quale fu fatto ancora un calcio a livrea, e di poi partì alla volta di Roma.

A dì 7 Febbraio 1685 giono natalizio della G. Duichessa Vittoria fu fatto un bellissimo Calcio diviso, e gli Alfieri furono un Figlio del già Sen.re Carlo Torrigiani, et un Figlio del Sig.r Filippo Franceschi, et i Maestri di Campo il Sig. Lodovico Tempi, et il Machese Gio: Corsi, e fu il primo calcio diviso doppo entrato Provveditore il Sig. Pietro di Lorenzo Bini.

A dì d.o 23 Genn.ro 1689 fu fatto un calcio diviso scarnatino, e verde, e de gli Scarnatini fu Alfiere il Sig.r Cav.re Giulio Morelli, e de’ Verdi il Sig.r Orazio del Sig.r Cav.re Rosso Strozzi.

A dì 28 Genn.ro 1689 fu fatta dal Ser.mo Principe Ferdinando un’altra Mascherata in calessi scoperti al numero di 21. Nel primo de quali egli era col Principe di Brunsvich, et in un altro era la Ser.ma Sposa con la Ser.ma Principessa Anna Maria, e ne gli altri erano diversi Cavalieri, e Dame. Intorno a calessi de Principi erano 24 Lacchè, tutti vestiti a una medesima divisa, che era calzoncini di Taffettà scarnatine, con casaccone di Mola fiorita bianca e scarnatina, et una montiera del med.o Taffettà con penne bianche, e tutte le Maschere eran vestite con ricchissimi abiti, conducendosi su la Piazza di S. Croce, dove veddero fare il Calcio.

A dì 31 Genn.ro 1689 si fece un’altra mascherata di dieci coppie di Cav.ri a cavallo con superbissimi abiti, doppo i quali veniva un cocchio tirato da sei cavalli dentro al quale erano al solito le Principesse mascherate con le solite dame, e poi venivano tre carrozze a sei scoperte piene di Dame, guidata la seconda dal Ser.mo Principe al solito, si condussero su la piazza, e videro fare al Calcio diviso, che con i medesimi Alfieri, colori, e giocatori si fece per la seconda volta, essendo stato pace quello del dì 23. E questo avendo vinto li Scarnatini, la sera sul Festino fu disfidato a nuova battaglia l’Alfiere di quelli Sig.r Cav.re Giulio Morelli dal Sig.r Piero di Pier Noferi Capponi Alfiere de’ Mavi.

A dì 7 Febb.o 1689 si fece il calcio diviso delli Scarnatini e mavi della disfida fatta dal Capponi al Morelli.

A dì 10 Febbraio 1689 fu fatta una mascherata di cento Gentiluomini vestiti da contadini con abiti strani e bizzarri, e tutti a cavallo con qualche strumento appartenente all’agricoltura in mano. Questi rappresentavano la Comunità di Campi, dietro a i quali dentro a una carrozza intessuta di salci veniva il Rettore della Comunità, la qual carrozza era scoperta, e tirata da otto mule, et era accompagnata da un concerto di Pive, Pifferi, e Cornamuse, e due di essi innanzi a gli altri dispensavano il seguente cartello, composizione del Sig.r Dott.re Francesco Baldovini Piovano d’Artimino in stile rusticane: Il Rettor di Campi Col popolo del paese Alla Ser.ma Principessa di Toscana Appoi che la Fortuna s’è sbracata E a far trasecolar la nostra gente Da dove stanno i Baveri ha mandata Una cosa più su dell’Accellente, E ch’i n’ho udito dir dalla Brigata Tanto, ch’insin non l’ho tenuto a mente M’è tocco il ghiribizzo di vedere S’ e’ ciarlan giusto, o l’Orso sogna Pere Però n’ho dato boce a Nanni, e a Mone A Pippo, a Bobi, a Tofano, e a Sandrino E a cendugentomila altre persone Ch’i’ ho trovò in piazza, all’Oste, et al Mulino Per veder questo nuovo Agnol Divino Né c’è punto paruto ostico, e greve Camminar al Ventavolo, e alla Nieve Ma a mala pena ugnun s’è innanzi spinto E ha fitto gli occhi in Vostra Signoria Che n’habbiam visto, che non si va finto Ne dice tanto altrui, che tanto sia. Voi siete di bellezze un Alberino, E proprio il pernio della cortesia, E s’e’ venissi in terra anco una Stella, sarebbe men di voi garbata, e bella Felici noi, che sì gran sorta habbiamo Dal Ciel, d’havervi per Padrona avuta, E ben sarete infin, ch’al mondo stiamo Per tal sempre da noi riconosciuta, Anzi tutti a man giunte lo preghiamo, Che se da bene ogni persona aiuta, In noi che sì la meritate, a staia Versi i buon giorni, e i buon anni a migliaia E guardi il vostro Sposo, e lo mantenga Gigheroso, e di gana infin ch’ e’ campa E sian mill’anni, e più, ne mai si spenga Quello splendor, che nel so’ viso allampa, Dal nostro Patrimonio al mondo vienga. Di Principini una ben lunga stampa, E vi conceda il Ciel per grazia sua Che vo’ gne ne facciate ogn’anno dua Doppo passate queste maschere a cavallo seguirono in sei carrozze scoperte le Principesse, Principi, Dame, e Cavalieri in Maschera, e per il Corso si condussero su la Piazza di S. Croce dove i Bechi squadronati dalla parte della fonte, e le carrozze dalla parte della chiesa stettero a veder fare al calcio, essendo il Gran Duca, e Cardinale sul solito palco.

A dì 15 d.o si fece un calcio diviso, et i colori furono Rosino, e bianco, e gli Alfieri furono il Sig.r Gio: Gualberto Guicciardini et il Sig.r Comm.e Pandolfini, e le Principesse, e Principi andarono alla piazza in maschera in 6 carrozze scoperte, e la sera si fece festino in Palazzo.

A dì 17 Febb.o 1689 giorno di Berlingaccio si fece una bellissima Giostra su la Piazza di S. Croce, la quale rappresentò una disfida di Cavalieri Asiatici a’ Cavalieri Europei, e comparvero mascherati su la piazza a cavallo. Vedevasi in prima il Ser.mo Principe Sposo preceduto da due Trombetti, il quale era vestito alla Turchesca con ricchissimo abito, dietro al quale veniva il Marchese Alessandro Vitelli M.ro di Campo de’ Cav.ri Asiatici, e tanto lui, che i nove Cav.ri della sua squadra, che lo seguivano erano vestiti di giubbe di raso verde con alamari d’Argento, in capo un berrettone del med.mo raso con una penna dell’istesso colore, sciabola al fianco, e stivaletti in gamba. Veniva appresso il Ser.mo Principe D. Gio: Gastone preceduto similmente da due Trombetti vestito alla Francese, et doppo veniva il Sig.r Marchese Antonino Salviati M.ro di Campo de’ Cav.ri Europei tutti vestiti con giubbette alla Francese di raso scarnatine guarnite d’argento con penna bianca al cappello spada al fianco, e stivaletto in gamba, et anco questa squadra era di nove Cavalieri, cioè tre che dovevan correr la lancia e due Padrini per ciascheduno, e tanto i Trombetti, che la servitù a piedi, che era numerosa eran vestiti di taffettà della divisa de’ Cavalieri guarnite pure d’argento. Dietro alli detti Cav.ri veniva un cocchio nel quale erano mascherate le due Principesse con le loro Dame, et in altre sei carrozze molte altre Dame, e Cav.ri pur in maschera, col qual ordine girata la Piazza, entrorno poi dentro lo stecconato, e fatta la mostra scesero le Principesse, e Dame salendo nel Palco e si cominciò la Giostra. I Cavalieri che corsero furono questi. Il March.e Pierantonio Gerini, il Conte Donato Lignan Ferri di Bologna, il Sig.r Marchese Cammillo Vitelli, il Sig.r Vincenzio Capponi, il Sig.r Conte Filippo Arrighetti, et il Sig.r March.e Luca Casimiro de gli Albizzi. Ristorno vittoriosi gli Europei, ma il premio lo riportò il Sig.r Vincenzio Capponi, uno de gli Asiatici. La sera si fece il festino in Palazzo dove seguì la disfida d’ medesimi Cav.ri Asiatici a Cav.ri Europei per il Calcio.

A dì d.o 18 Febb.o 1689 le Ser.me Principesse Principi andorno in maschera in seggiole, accompagnati da altre con Dame, e Cavalieri sino al numero di 20, e per il Corso si condussero su la piazza a veder fare al calcio.

A dì 20 d.o si fece il calcio della disfida de’ Cav.ri Asiatici a’ Cav.ri Europei, essendo i Calcianti vestiti delle medesime divise, che erano il gorno della Giostra, sì come i Trombetti, e Tamburini ancora. Gli Alfieri furono per gli Asiatici il Marchese Alessandro Vitelli, e per gli Europei il Marchese Pierantonio Gerini. Vennero su la piazza le Principesse mascherate nel cocchio, seguite al solito da altre Dame, e Cav.ri in sei carrozze. Guidava il Cocchio il Ser.mo Principe Ferdinando, che giunta la piazza smontò, et entrò nella Casa dipinta, et il Principe D. Gastone smontò alla Casa opposta del Terrazzino, e le Principesse, e Dame, salite sul palco si diede principio alla mostra, che riuscì bellissima. Entrorno i Principi sudd.ti nella Piazza sopra due bellissimi, et adornatissimi destrieri, ciascuno di loro vestito di superbissimo abito alla divisa de’ Calcianti, cioè il Principe Ferdinando all’Europea, et il Principe D. Gastone all’Asiatica, come Condottierij, e si messero alla testa della loro squadra circondati da numerosa comitiva di Lacchè vestiti secondo le divise. Fatta la Mostra scesero da cavallo i Principi, e salirono sul palco, e si cominciò il giuoco, che riuscì molto forte, e finì con la vittoria de gli europei, che fecero due Caccie. Fu questo giorno un bellissimo tempo, che concorse molto alla sodisfazione d’una infinità di spettatori, che universalmente dissero non haver veduto Calcio più bello di questo, essendo restata tutta libera la piazza dalla fonte dentro li steccati, la spesa del quale fu fatta dal Sig.r Principe Ferdinando, e la sera si fece festino in Palazzo.

A dì 23 Gennaio 1690 a ore 19 e mezzo in circa giunse in Firenze l’eminentissimo Cardinal Bonsi, et andò a smontare nel Casino del Marchese Riccardi in Gualfonda, quale se ne passava per far ritorno in Francia, et in detto giorno avevano gli Sig.ri Gentilhuomini Fiorentini preparato di fare un Calcio diviso in su la solita piazza di Santa Croce, la divisa del quale fu scarnatina, e verde, et Alfieri di esso il S.r Cavalier (in bianco nel testo) figliolo di Jacopo Grifoni Scarnatino, e il Sig.re (in bianco nel testo) Arrighetti de’ Verdi. Maestri di Campo furono gli SS.ri Cavaliere Alamanni figliolo del S.r Piero Alamanni della banda de’ Verdi, et il S.r Palmieri dalla banda degli Scarnatini. Ma venne sull’ore 21 sì gran neve, la quale impedì, che non fu fatto, e fu trasferito al dì 28 detto non ostante il temporale minacciasse pioggia come haveva fatto ai giorni scorsi e volendo il detto Cardinale partire vollero ad onta del tempo fargli vedere tal festa.

A dì 7 Febbraio 1690 fu dato fine al Carnovale del presente anno con un calcio diviso Scarnatino, e Bianco, alfieri del quale furono gli SS.ri Guadagni de’ Bianchi, e Strozzi degli Scarnatini. Maestri di Campo furno gli SS.ri Amerigo figliolo del quondam Conte Lione Strozzi, e Pucci. Vittoriosi restarono i Sig.ri Bianchi, e la sera del dì detto nella casa del Sig.r Gio: Giorgio Ugolini fu dato un invito di 28 principali Dame Fiorentine, dove fu fatta d’esso una superbissima cena alla quale vi intervenne il S.r Principe di Neuburg, e doppo che gli detti SS.ri e Ss.re si furono cibati fu preparato festino di ballo. Gli spassi del Carnovale di detto anno furono assai tenui, mediante il Santo Giubbileo, et ancora per non esser restato in città alcun Principe dei nostri, quali conforme il consueto, se n’erano passati nella Città di Pisa e Livorno, dove vi furono fatte superbissime feste per maggiormente onorare gli detti Principi, et ancora la Ser.ma Sposa del Ser.mo Gran Principe Ferdinando, che fu la prima volta, ch’ella andò in detto luogo. In Livorno furono fatti fare dal Governatore molti fuochi lavorati, e oltre a questi furonvi recitati alcuni Drammi Musicali, sì come fu fatta ancora in Firenze,gli SS.ri Accademici Infocati nel lor teatro posto nella via del Cocomero fecero rappresentare la Rolalba, et il Lisimaco in musica, e facevano pagare giuli quattro per ciascuno, dove non vi fu gran concorso di popolo, si risolvettero scemare il prezzo, e fecero pagare lire due.

A dì 25 Gennaio 1691 fu fatto un calcio a livrea alfieri furono il figliolo del Capitano Niccolini et il figliolo del S.r Mancini.

A dì 7 Febbraio 1691 su la piazza di Santa Croce fu fatto un calcio diviso verde e capellino, alfieri del quale fu il S.re Simone Arrighi figliolo del Senatore, et il Sig.re Popoleschi.

A dì 26 Febbraio 1691 a ore 19 in circa giunse il Firenze il Cardinal Delfino, et in detto dì fu fatto il Calcio diviso, che doveva farsi il dì 25 ma fu impedito dalla pioggia.

A dì primo Maggio 1691 nella solita Piazza di Santa Croce fu fatto da’ SS.ri gentilhuomini superbo, e splendido Calcio diviso Scarnatino e Verde, et Alfieri di esso furono il primo genito del Sig.r Conte Pecori e questi fu della Squadra Scarnatina, et il suo Maestro di Campo fu il S.r Marchese Corsi, e della Squadra Verde il S.r Marchese Alamanni figliolo del Senatore (in bianco nel testo) e suo Maestro di Campo il S.r Marchese Antonino Salviati. Vi fu ancora in detto calcio superbissime mascherate, che il S.r Cavalier Ughi fu la maschera della Squadra Scarnatina, che rappresentava Imeneo accompagnato da 6 Sacerdoti, eravi ancora Amore con il Coro di 4 Amorini, et il Genio che dispensava i cartelli con altre sei Deità. Il cartello di detta mascherata, e l’appiè composizione del S.r Antonio Fineschi Rada. Amore, che guida il Genio Imeneo Languia sul Reno in su le sponde algenti Il Regio Sposo; a cui destino avaro Rubò l’Augusta Donna, e del più raro Tesor l’impoveriro Astri inclementi Per la mente Real scorre, e s’aggira La memoria funesta, e i petto audace Ch’incontrò mille rischi, ora è incapace Di tanto affanno, e ad or ad or sospira Giove, ch’ha negl’eroi lo sguardo intento Dal ciel mirollo, e pietà n’ebbe al core, E decretò, ch’il giusto suo dolore Si cangiasse in dolcissimo contento Indi l’occhio volgendo ad Anna il pose Onor del Tosco Cielo; entro il cui viso Delineò natura il Paradiso E ogni virtù nel saggio petto ascose Et a me disse; Amor trascegli un dardo Il più pudico, e pungi il casto seno Di due, che noti ti saranno appieno Al valor alla grazia, al senno, al guardo. Non ha Guglielmo in gentilezza eguale, Anna ha d’oro i costumi, e d’oro il crine; Ti addfiterà quell’Alme peregrine La fama che non tace il bene, e ‘l male Pronto m’accinsi all’opra; e nobil schiera Di casti Amoriper compagni elesse, E già presago il cor d’alti successi Rendea la mente mia superba, e altera E allor ch’io presi in man l’aurato Telo, e ver la terra spiegai lieto il volo; Mi seguì di virtudi intiero un stuolo E quasi fu a spopolarsi il Cielo Che Forestiero il Tosco, e il German lido Non era a lor, già di quell’Alme Auguste Pietose, sagge, generose e giuste, In mezzo al petto avean sicuro il nido Spinsi il Genio furiero di mie palme Qual fe ritorno, e disse, i tuoi sudori Risparmia Amor, che per unir quei cori Fu pronuba Virtù pari in quell’Alme Lieto ne fui; e con sereno ciglio L’ascoltò Giove, e vi concorse il Fato E IL Ciel Tonando dal sinistro lato Scese fastoso a me d’Urania il Figlio E io meco lo guido in riva all’Arno E brio di gioia; che due Sposi Augusti Accoppia, che da i secoli vetusti Fur sino a questo dì sperati indarno Seco mirate il bel drappello eletto Di celesti virtù, ch’a lui fan serto, E se scarso vi sembra, al Regio merto E’ perché l’altre son d’Anna nel petto O quai festosi applausi il Ciel prepara Per le Nozze Reali; o come Flora Che tanti merti, e tanti pregi adora Fu col il Ciel nel festeggiare a gara E meco invia il Fior del Tosco Regno; Spirti gentili a mercar gloria intenti Ch’infiniti, ma nobili cimenti Della gioia del cor mostrino il segno. Maschera de i Verdi fu il S.r Marchese Giugni ( quale ancora lui era in tal tempo sposo della Sig.ra Giraldi, alla quale aveva dato l’Anello la sera del dì 29 Aprile 1691 nel Palazzo de i Pitti alla presenza della Ser.ma Gran Duchessa Vittoria della Rovere, essendo di essa dama, e la mattina del 29 detto sentirono la Santa Messa Sponsalizia, e di poi andò a casa il suddetto S.re Sposo, il quale fece un lauto, e sontuoso banchetto) che rappresentava Giunone accompagnato da un coro di Deità, et il suo cartello fu l’appiè composizione del S.r Moniglia. Giunone Per il testo vedi Iodoco del Badia Cantori delle suddette Mascherate furono Carlo Marcellini delli Scarnatini, e Antonio Ferri de’ Verdi. Provveditori della Piazza Il Marchese Incontri et Il Sig.r Franceschi Avevano questi Signori fatto fare della Piazza un nobil Teatro avendola fatta circondare di palchi ad uso di scalini, in guisa tale che rimaneva chiusa, con l’apertura solo da sei lati le quattro cantonate, e gli due lati dove erano i Padiglioni, le Mascherate escirono una di casa il S.r Dini, e l’altra dalla casa dirimpetto alla fonte, li palchi dei Principi furono situati dalla banda delle case dipinte, et a i piedi de i palchi erano tirate alcune tele bianche e turchine e per le Sig.re Dame invitate era un palco a posta si come per i Cavalieri et il restante de i palchi si pagava chi vi voleva salire diversi prezzi.

A dì 23 Gennaio 1692 giorno in cui fu fatto Calcio diviso Mavì, e Scarnatino Alfieri del quale furono il S.r Piero Vernacci figliolo del Senator Ugolino dei Mavì, e delli Scarnatini il S.r Salvatici, in qual giorno nacque la Ser.ma Principessa Aloisa di Baviera sposa del Ser.mo Gran Principe Ferdinando de’ Medici, onde maggiormente solennizzarne la commemorazione fu fatto con ogni pompa, e solennità, che se bene riuscirono sudice le nozze della figliola, nell’Alfierato del figliolo il Senator Vernaccia uscì del manico poiché non ebbe riguardo a spesa veruna, se non che non dette le legaccie alli cocchieri e fu grandissimo freddo.

A dì 7 Febbraio 1692 fu fatto un calcio in livrea verde, e dorato alfieri del quale furono gli SS.ri Medici figliolo del Cavalier Medici verde, et il figliolo del S.r Amerigo Gondi dorato Maestri di Campo Manetti, e Castelli. Il giorno 23 Febbraio 1694 Vigilia di S. Mattio, et ultimo giorno del Carnevale, in cui fu fatta dal Clero della Metropolitana Chiesa una solenne Processione, con l’esposizione dell’Ossa, e Ceneri sacrosante di S. Zanobi, portando la testa del quale in processione alle 3 chiese, S. Marco, Annunziata, e S. Maria Maddalena de i Pazzi, nella qual processione pregar dovevasi per gl’urgenti bisogni, et in specie per la Ser.ma Gran Duchessa Madre, che già dicevasi essere indisposta nella città di Pisa, e perché con più decoro e devozione fusse fatta la suddetta devozione gli SS.ri Otto di Balia fecero bandire le maschere, tanto di giorno quanto di notte, et in su la Piazza di Santa Croce non vi fu battuta la palla. Non fu nel detto Carnevale grandi spassatempi, poiché furono fatti due Calci divisi, che uno nella nascita della Ser.ma Madre nel quale furono Alfieri il S.r Carlo Strozzi et il Sig.r Martelli. Maestri di Campo il S.r Vincenzio Torrigiani, et il S.r Franceschi, gli altri due Alfieri furono gli D.ri Soderini, e Marigonnelli. Ricordo come il Carnevale di quest’anno 1695 ebbe principio secondo il seguito ma però in su la Piazza di santa Croce non vi fu il solito palleggio del Pallone, e non fu dalla Nobiltà fattovi alcun Calcio mediante dissesi la seguita morte della Ser.ma Madre, si veddero bene in detto Carnevale molte Maschere, il che fu fatto dalla Plebe bassa, si come molte veglie e ritrovati. La Nobiltà fecero alcuni festini poi che vi furono molti sposalizi, andò assai molle stante le continue piogge e neve ancora. Fu assai cara la carne porcina, fu mancanza delle candele di sego le quali arrivarono a valere fino a crazie quattro la libbra, e si havevano per grazia et alcune volte non si potevano havere.

A dì 10 Gennaio 1696 giorno di Domenica andò il Bando della proibizione delle Maschere mediante il Santo Giubbileo concessoci dal Sommo Pontefice Innocenzio XII fino al dì 22 del corrente; Onde non si principiò su la piazza di Santa Croce, conforme il solito il dì 6 detto a batter la Palla; Qual Giubbileo universale si doveva pigliare nell’appresso modo, cioè digiunar tre dì, Mercoledì, Venerdì, e il Sabato, l’elemosina, confessati e comunicati visitare le appresso chiese, il Duomo, S. Pier Maggiore, e S.ta Felicita et il dì 11 detto fu fatta la solenne processione con l’intervento di tutti i Magistrati.

A dì 6 di Marzo 1696 ebbe fine il Carnevale del detto anno, il quale ne gli ultimi giorni di esso fu copioso di festini, ritrovati, e veglie in fra i cittadini, e persone volgari. I Gentiluomini fecero un sol Calcio il dì 3 di detto mese, Divise Scarnatino e Dorato, Alfieri del quale furono gli SS.ri Cavalier Cerchi delli Scarnatini, e Zefferini de’ Dorati, il quale non riescì di total perfezione, mediante la scarsezza della Nobiltà, poiché ciascuno di essa recusava il giocarsi. Piantarono in su la Piazza i padiglioni, senza però esservi Maestri di Campo, e la sera festino. L’Insegne furono dal S.r Cavalier Cerchi vincitore donate alla S.ra Acciaioli, et alla moglie del S.e Lion del Chiaro. Alla Acciaiola fu da essi SS.ri Calcianti donata nell’Accademia de’ Cadenti posta nel Corso de Tintori nel qual luogo erasi portata in compagnia d’altre Dame a sentir recitare la Comedia del Don Gastone di Moncada. Furono fatte due Opere in Musica nel Teatro de SS.ri Sorgenti a pagamento dove spendevasi crazie diciotto a testa, che una fu il Pirro, e il Demetrio, l’altra la Teodora, le quali furono recitate 25 volte o 30 salvo il vero, e sempre ebbero concorso, i personaggi, che le rapprensentorono furono gli appresso Michel Gori Fiorentino, Gio. Biagio di Pistoia Giovacchino detto il Morino di Pisa Diacinto Maria Guasti fiorentino detto Cocchero, o vero il Castrato del Ceri Anna Maria Masi detta la Brogina Fiorentina Maria Rosa Bravi, è la sorella fiorentina Musica dell’Acciaioli Maria Maddalena Fratini Musica sotto la protezione del Ser.mo Cardinal de Medici fiorentina, ma abitante a Siena.

A dì 23 Gennaio 1697 in su la piazza di S. Croce fu fatto dalla Nobiltà fiorentina un calcio diviso, i colori del quale furono Bianco e Cedrone, et Alfieri furono il Cavalierino Serristori, et un figliolo del Marchese Donato Maria Guadagni, Maestri di Campo li SS.ri Marchese Guadagni, e Marchese Guicciardini; Vittoriosa del quale rimase la parte Bianca, e poiché niun Gentiluomo volse fare il festino, s’accordarono gli SS.ri maestri di Campo farlo in casa il Marchese Neri Corsini nel fondaccio di S. Croce, e questo fu il primo e l’ultimo nel Carnevale di detto anno. Il dì 11 Febbraio ebbe fine il Carnevale dell’anno 1698, il quale fu con poco spasso, stante la copiosità dell’acqua e neve, che in tempo del medesimo fu, non ostante durono fatti due calci a livrea, che uno fu fatto per la nascita della Ser.ma Principessa Violante, che vi fu gran dificultà fra la Nobiltà, mediante l’eleggere gli Alfieri poi che non vi era alcuno che accettar lo volesse alla fine furono fatti il S.r Cavalier Ridolfi, et un figliolo Vecchietti, et un altro ne fu fatto nel giorno suddetto Alfieri del quale furono fatti in su la piazza e fu il S.r Fran.co figliolo del Sig.r Senator Giulio Mozzi, et il S.r Bindo peruzzi, et alla fine del quale nel mezzo della piazza furono stracciate l’insegne. Il giorno 23 Gennaio 1699 giorno natalizio della Ser.ma Principessa Violante Beatrice di Baviera, e moglie respettivamente del Ser.mo Gran Principe Ferdinando di Toscana il qual giorno fu dalla Nobiltà fiorentina solennizzato con un calcio diviso nella solita piazza la divisa del quale fu bianco, e dorato, et Alfieri di esso furono un Morelli et un Ubaldini, senza però esservi maestri di campo ma solo gli puri padiglioni, che riuscì una sudicia, e gretta festa, mediante la sordidezza dei cavalieri rappresentanti, che vi fu gran fatica di quel Provveditore a metterne tanti insieme, che fussero sufficienti per compire una così bella e maravigliosa festa.

A dì 14 Febbraio 1699 nella Piazza di S. Croce fu rappresentato un calcio diviso Verde e Bianco, la spesa del quale fu fatta dal Ser.mo Gran Duca, alfieri del quale furono il Sig.r Francesco Ricciardi et il Sig.r (in bianco nel testo), il quale riescì non dissimile all’altro poco dianzi rappresentato.

 

Autori

Paolo Piccardi e Marco Crisci