Capita a volte di imbattersi in alberi molto particolari sia per dimensioni, sia per conformazione. Queste creature della natura prendono il nome di alberi monumentali e sono espressamente tutelati, non solo dalla legge, ma soggetti a cure particolari, proprio perché particolari sono le loro caratteristiche. Sono così maestosi che, se ci dovessimo trovare ai loro piedi, non potrebbero non rubare le nostre attenzioni. Per questi motivi e per altre loro peculiarità sono considerati patrimoni naturali di inestimabile valore. Se ci pensiamo bene ci potrebbero raccontare la storia che hanno visto passare di anno in anno, di secolo in secolo. Sono testimoni dello scorrere inesorabile del tempo. Tra loro infatti se ne trovano di oltre 300 anni di età. Proprio per la loro importanza nel 2014, con Decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è stato istituito un apposito “elenco degli alberi monumentali e principi e criteri direttivi per il loro censimento”.
Nel fare ciò sono stati altresì individuati i criteri di monumentalità nonché quelli relativi al censimento di queste piante, che per particolare pregio e valore si distinguono da tutte le altre. Ed è proprio al fine di una migliore tutela che è previamente necessario darne una definizione giuridica. E nonostante, sopratutto in materia ambientale, questo sia un arduo compito, nel tema corrente una normativa ad hoc è riuscita nell’intento. A tal riguardo, difatti, la legge 14.01.2013 n.10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) all’art. 7 specifica una definizione valida a livello nazionale prevedendo che siano considerati alberi monumentali:
a) l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possano essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che rechino un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;
b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;
c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.
E’ evidente che stabilendo dei parametri da seguire risulta anche più semplice la scelta di quelle piante che possono essere o meno definite monumentali e tutelate in quanto tali. É chiaro che ciò non significa che gli altri alberi non debbano ricevere tutela, anzi, ma semplicemente che in determinati casi la tutela deve essere specifica e mirata. Tra l’altro, proprio sul sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste si può trovare l’elenco aggiornato degli alberi monumentali d’Italia con 401 nuove iscrizioni e con un totale di ben 4.006 piante o sistemi di alberi omogenei censiti. Come si può notare nell’elenco ne spiccano varie tipologie tra cui la querce, il cipresso comune, ma anche il gelso nero, il leccio, il platano e tanti altri, che variano da Regione a Regione. Questo elenco rappresenta non solo uno strumento utile alla tutela dell’ambiente ma anche un punto di riferimento per ciascuna persona che ha intenzione di visitare quei luoghi che accolgono queste opere della natura e per godere dello spettacolo che Madre Terra ci regala. Parte Guelfa è particolarmente sensibile a questi inestimabili doni del Creato, i quali rappresentano un vero museo a cielo aperto che vale la pena visitare ma, prima di tutto, tutelare.
Autore
Sara Salti