Nella ricorrenza che celebra il Giullare di Dio, il Santo Francesco follemente santo da dismettere i morbidi velluti in cambio del ruvido saio ecco che l’immagine del poverello d’Assisi che parla al lupo è ancora attuale. Il lupo è tornato finalmente o fieramente a popolare i nostri boschi. Il lupo protagonista delle antiche fiabe per i più piccoli, il lupo che, diciamo la verità, qualche guaio lo combina se si avvicina all’abitato. Anche se forse “un lupo più lupo del lupo” è l’uomo. Senza bisogno di citare il commediografo latino Plauto con il celebre “Homo homini lupus” è evidente che l’aggressività che per gli animali s’accompagna all’istinto, per l’uomo invece si accompagna all’egoismo.

La sopraffazione ed il capovolgimento dei ruoli, l’uomo che intende dominare la sorte del suo simile e del creato. Rispetto a questo genere di umanità senza umanità il povero lupo che si mangia una pecora appare alla fine un inguaribile romantico. Ed in questi tempi moderni San Francesco parlando al Lupo forse direbbe: “Caro lupo stai attento te all’uomo che sembra mite ma invece sa sbranare”.

Autore

Pier Francesco Cellai