Nella mattina della scorsa Domenica 11 Settembre 2022, si è tenuta con grande presenza di partecipanti e coinvolgimento di pubblico la sesta memorabile edizione della Fiorente dedicata alle vittime degli attentati dell’11 Settembre 2001 e nella quale è stata ricordata anche la Regina Elisabetta II. La magnifica passeggiata a cavallo fiorentina organizzata da Parte Guelfa ha vissuto quest’anno momenti indimenticabili grazie all’investitura pubblica del Sindaco di Firenze Dario Nardella che ha ricevuto il mantello e la proclamazione a Cavaliere Ordinario di Parte Guelfa dal Console Luciano Artusi percorrendo anche un tratto di strada a cavallo. Insieme al primo cittadino di Firenze sono stati mantellati Elizabeth Cardone, la delegata del Consolato degli Stati Uniti d’America che ha rappresentato la comunità americana d’Italia e di Firenze, e il generale Urbano Floreani, comandante dell’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche di Firenze e già pilota istruttore delle Frecce Tricolori. Con loro, alla memoria, è stato ricordato e insignito anche Vieri Mugnaini, importante tecnico di equitazione toscano, scomparso prematuramente pochi mesi addietro.
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La sesta edizione della Fiorente che si terrà Domenica 11 Settembre 2022 sarà dedicata alle vittime degli attentati a New York e Washington occorsi l’11 Settembre 2001. La magnifica passeggiata a cavallo fiorentina organizzata da Parte Guelfa che affonda le proprie radici storiche nelle parate a cavallo che attraversavano il monumentale centro storico di Firenze in occasione delle visite di illustri personalità. Le prime sei edizioni hanno riportato un significativo e crescente successo grazie alla partecipazione di centinaia tra cavalieri ed amazzoni che hanno sfilato nel centro cittadino di Firenze. La splendida ed indimenticabile edizione del 2021 fu dedicata ai nativi americani della Nazione Lakota.
L’arciconfraternita di Parte Guelfa esprime profonda tristezza per la scomparsa di Sua Maestà la Regina Elisabetta II la quale ha incarnato grandi valori di umanità e sensibilità verso il suo popolo in una vita di devozione e perenne determinazione nel sostenere le cause dello sviluppo e dell’uguaglianza. Parte Guelfa aspira a raggiungere devozione e impegno altrettanto duraturi per compiere la nobile missione in comune con Sua Maestà a favore della sostenibilità e della tutela delle risorse ambientali senza tralasciare l’amore senza fine per i cavalli e per il futuro dell’equitazione! Riposa in pace Regina, non ti dimenticheremo, e lunga vita a re Carlo III!
Non servono parole quando è la natura che urla il suo dolore. Uno scatto ci può raccontare un momento. Una storia. Un sentimento vissuto. E ce lo racconta tramite gli occhi di chi quello scatto lo ha visto ancora prima di farlo. La fotografia è probabilmente il mezzo più immediato che ci permette di vedere il mondo attraverso occhi che non sono i nostri. Diventa allora, per queste sue peculiarità, uno strumento importante. Un mezzo diretto e forte. A volte brusco, schietto, quasi brutale. Ci sono immagini che ci narrano quotidianamente la crisi che sta affrontando il nostro Pianeta. Spesso in maniera cruda e crudele.
Il rapporto tra i comportamenti cavallereschi e i modelli letterari delle Chansons de Geste e, soprattutto, dei cicli arturiani è argomento ormai noto. La letteratura descriveva la concretezza materiale: i cavalieri del mito erano un ritratto dei cavalieri reali ma, a loro volta, dalla letteratura quest’ultimi traevano modelli e stili di vita. Un’influenza reciproca e circolare tra la realtà e l’epica, che ha significativamente contribuito a plasmare la figura del cavaliere. A partire dalle copie dei romanzi di Chrétien de Troyes, l’araldica costruita appositamente per la rappresentazione dei personaggi arturiani – sempre secondo uno schema in cui la realtà materiale condiziona e, allo stesso tempo, viene condizionata dalla fantasia – acquisterà nell’ethos cavalleresco un valore unico e imprescindibile, che legherà indissolubilmente i milites alle figure dei cavalieri della Tavola Rotonda. La simbologia per loro ideata divenne così modello anche per la vita materiale, offrendo ai principi europei l’occasione di dare luogo a vere e proprie rievocazioni del mito. In particolare, erano i tornei a fornire l’opportunità di vestire i panni dei cavalieri di Artù.
La Birmania o Myanmar in lingua birmana è una nazione multireligiosa dell’Asia sudorientale che contempla 135 etnie e che nonostante confini con stati dove la realtà industriale è importante, quali ad esempio India, Cina e Tailandia, la Birmania “scorre” in un tempo surreale dove creatività manuale, ingegno, cultura e non per ultimo la fede sono il quotidiano volano del vivere. Storicamente affrancata dall’Inghilterra a partire dalla metà del secolo scorso, gli abitanti conservano un carattere socievole e determinato. Senza lasciarsi confondere dalla mitezza del loro animo, i birmani sanno farsi sentire durante i momenti dove la loro capacità di autodeterminazione viene messa in discussione.
L’agenda 2030 è un programma di azione per il pianeta, le persone e la prosperità. Viene sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 paesi membri delle nazioni Unite e approvata dall’assemblea generale dell’Onu. Tale programma si prefigge ben 17 goals inquadrati nel più ampio contesto rappresentato da 169 target associati, da raggiungere appunto entro il 2030. Abbiamo un solo Pianeta, ma viviamo come se ne avessimo a disposizione quasi due. Ecco perché lo sviluppo sostenibile non deve essere solo una parola chiave, ma va tradotto in impegni concreti.
Per il 99% della storia del pianeta, il genere umano, una volta comparso, è rimasto affamato, impaurito, malato e soprattutto ignorante. La vita era pericolosa, piena di sofferenza, e soprattutto brevissima. In soli due secoli, gli ultimi, e fino a oggi, la maggior parte di persone sono ricche, ben nutrite, sicure, sane e longeve. Le maggiori scoperte che hanno rivoluzionato la vita di tutti hanno attinto dalla Natura e hanno avuto successo sfruttando direttamente o indirettamente l’ecosistema che ci circonda. Per riconoscenza, cosa stiamo restituendo alla Natura? Rifiuti, scorie, inquinamento, degrado. La parabola del rapporto tra il genere umano e la terra che lo ospita è ormai discendente.
Il vescovo Gastone Simoni, Cappellano Onorario di Parte Guelfa, è tornato alla Casa del Padre, lasciandoci tutti molto più soli. Lo raccomandiamo al ricordo e alla preghiera di tutti, perché il Signore accolga la sua anima davvero buona come l’abbiamo conosciuta da vicino. Un Uomo davvero di Dio, che lo ha dotato di un gran cuore, di lucidità di analisi e di una passione per l’Uomo nella sua dimensione personale e relazionale davvero unica, doti che ha coltivato per tutta la Sua vita con grande impegno ed arricchito con uno spessore culturale particolare ed una determinazione non comune! Per citare La Pira che era fondante per la sua riflessione, “Spes contra spem!”.
Amava le cose belle: dalla passione per le scienze aeronautiche alle arti equestri, esteta, perfezionista, tecnico di indiscusso valore, schietto, sincero nel modo di porsi con gli altri, artista del cuoio, collezionista di finimenti e di carrozze che amava mostrare con passione. Uomo dal carattere forte, sicuro di sé, nella sua, talvolta eccessiva, ricerca del ben fare. E’ stato consigliere regionale F.I.S.E., consigliere del G.I.A., organizzatore di manifestazioni internazionali di attacchi sportivi e di tradizione, istruttore e giudice federale di equitazione; molti i suoi allievi che si sono distinti e proseguono con profitto nella disciplina del s.o. e nei pony game. Cavaliere Onorario di Parte Guelfa, nell’ambito della quale aveva collaborato all’avvio di un corso attacchi al Visarno, collaborazione interrottasi al seguito delle vicende pandemiche. Il mondo equestre italiano perde un personaggio di indubbio valore tecnico e morale, alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze.