Il regno di San Luigi IX fu un grande dono di Dio e della Vergine Maria alla Francia, ma anche alla cristianità e al mondo intero. Il cuore di una madre, se risponde alla missione che Dio le affida, riceve tutte le grazie, tutte le delicatezze per deporre nelle anime dei suoi fanciulli le virtù al punto di farne dei Santi. Bianca di Castiglia si mostrò la degna madre d’un figlio quale fu San Luigi IX. Si può ben affermare che senza le ammirabili qualità di energia di cuore e di intelligenza di questa regina, rischiarata da una fede profonda e da una confidenza ammirabile in Maria, il modello di tutte le Madri, il mondo, forse, non avrebbe mai potuto conoscere il tipo ideale di Re e di governante cristiano. Volendo dare alla Francia un sovrano degno, Bianca confidò le sue speranze a Nostra Signora recitando sempre il rosario con le persone pie della sua corte. Il 25 aprile del 1215, a Poissy, il suo voto si realizzò. San Luigi comprese la dignità che gli era stata conferita nel battesimo, al punto che si fece chiamare Luigi di Poissy, dal nome del villaggio dove era stato battezzato e quindi diventato cristiano. L’odio verso il peccato resse l’infanzia di Luigi IX e lo spinse alla vigilanza e alla preghiera, che poi sarà la grande passione della sua vita. Egli, un giorno, sentì sua madre dire queste parole: “Dolce figlio, voi sapete che niente mi è più caro di voi; ma preferisco sapervi morto piuttosto che macchiato di peccato mortale”. E’ ai piedi degli altari e nella lettura di libri spirituali che Luigi apprendeva tanto i suoi doveri di cristiano quanto la sua missione di Re. Suo fratello primogenito morì nel 1218, suo padre morì nel 1226 e questi aveva designato come reggente la Regina Bianca.
A quel tempo Luigi aveva appena 12 anni. La consacrazione di Luigi ebbe luogo il 29 novembre del 1226. La Regina reggente non aveva solamente inculcato a suo figlio la bellezza della fede cristiana e una grande devozione alla Vergine Immacolata, ma aveva voluto che tutto questo fosse solidamente sostenuto da una conoscenza profonda delle verità eterne. Ella aveva scelto per la sua formazione religiosa e intellettuale i migliori teologi e le più alte personalità in tutti i campi dell’insegnamento. Luigi IX si mostrò degno di una tale madre e di tali maestri. La preghiera era il costante alimento della sua anima anche nelle sue imprese di guerra. Recitava costantemente le ore canoniche. Nonostante il suo alto rango, era aggregato al Terz’ordine di San Francesco, di cui poi sarebbe diventato patrono del ramo maschile. Per rendere omaggio alla Vergine, ogni sabato radunava i poveri nel suo palazzo, lavava loro i piedi che baciava con rispetto, dopo averli asciugati con le sue stesse mani; li serviva lui stesso a tavola e a loro distribuiva una ricca elemosina. Ogni giorno recitava l’Ufficio della Santa Vergine.
In esecuzione di un voto fatto dal Re suo padre, fondò l’abbazia di Royaumont, e volle partecipare manualmente con il sudore della sua fronte alla costruzione, servendo i muratori e portando la carriola carica di pietre. Faceva soggiorni frequenti all’Abbazia, conducendo la vita dei monaci. Assisteva al capitolo quotidiano, ma, considerandosi indegno di essere trattato come religioso, si sedeva sulla paglia. Aiutava i muratori, prendeva i suoi pasti nel refettorio, visitava gli ammalati dell’infermeria. Si racconta questo episodio: una domenica, accompagnato dall’Abate, volle far mangiare i lebbrosi, i quali avevano le mani mutilate dal morbo, tanto che non le potevano usare; fu il Re a tagliare la carne e a metterla in bocca con grande precauzione, avendo cura di asciugare il sale che potesse procurare dolore sulle labbra piagate. Luigi si teneva in ginocchio dinanzi ai malati, convinto che quelle carni piagate rappresentassero le piaghe di Gesù, costringeva in tal modo anche l’Abate a fare lo stesso.
A 19 anni Luigi sposò Margherita di Provenza. La giovane Regina era degna del suo sposo. Un cronista del tempo la descrive in questo modo: “Non esiste giovane più nobile, più gentile, meglio educata, dotata di rare perfezioni, dalle più amabili virtù, di intelligenza precoce, di spirito molto retto, di giudizio molto sicuro, di generosità reale, di bontà squisita.” Margherita ebbe da Luigi undici figli. Modello per gli sposi, Luigi seppe esserlo per i padri: il Re non approfittò per l’educazione dei suoi figli della cura dei loro istitutori, egli stesso si assumeva l’incarico di istruirli e di educarli al disprezzo dei piaceri e della vanità mondane, e a spingerli all’amore di Dio. Dopo compieta, li faceva andare nella sua stanza per ricevere dalla sua bocca le sue lezioni. A riguardo sono conservate alcune istruzioni che egli scrisse per la figlia Isabella, la futura Regina di Navarra: “Cara figlia, obbedite umilmente a vostro marito e a vostro padre e a vostra madre, nelle cose che sono secondo Dio; voi dovete dare a ciascuno ciò che gli appartiene, per l’amore che voi dovete avere ad essi; ed inoltre dovete fare il meglio per amore di Nostro Signore, che così ordinò; contro Dio non dovete obbedire a nessuno. Cara figlia, mettete così grande impegno, da essere così perfetta in tutto il bene, in modo che quelli che vi vedranno e intenderanno parlare di voi possano prendere un buon esempio; e mi è d’avviso che sarebbe bene che non occupaste troppo tempo, né troppo studio a ornarvi e ad adornarvi; e guardatevi bene di non eccedere nei vostri ornamenti”.
San Luigi IX amministrò la giustizia con meticolosità. Ogni volta che si spostava, lo precedevano un prelato e un signore per raccogliere tutte le lagnanze; e così egli rendeva giustizia agli oppressi e agli infelici. Un episodio importante della sua vita fu quando fu preso da una dissenteria che lo condusse sull’orlo della morte. Restò privo di sensi per molte ore. I medici cercarono di rianimarlo, ma non vi fu nulla da fare; tant’è che fecero anche la dichiarazione di morte. Improvvisamente si risvegliò e poco dopo si alzò dal letto dichiarando: “Dall’alto del Cielo la luce dell’Oriente si è sparsa su me, e il Signore mi richiamò dai morti. Signore, siate benedetto e ricevete il giuramento che io faccio di me crociato.” Il re poi spiegò che in quei momenti aveva ricevuto in visione l’ordine di andare nella Terra Santa a prelevare lo stendardo cristiano abbattuto dai musulmani. Successivamente il Vescovo di Parigi cercò di distogliere il Re dal suo progetto, ma inutilmente. Luigi IX rispose: “Voi dite, mio Vescovo, che io non ero in me quando ho deciso di prendere la Croce. Ebbene, eccola, io ve la ridò.” Poi aggiunse: “Miei amici, ora io sono perfettamente in me. Ebbene, io chiedo che mi si renda la mia Croce. Dio, che sa ogni cosa, sa bene che nessun alimento entrerà nella mia bocca fino a quando la Croce non mi sia rimessa.” Il Vescovo dovette ovviamente recedere. Completamente guarito, il re Luigi preparò tutto affinché il Regno fosse bene amministrato durante la sua assenza.
Il 12 giugno 1248 si consegnò, a piedi nudi, alla Vergine Maria, partecipò alla Messa e ricevette l’Eucaristia. Poi andò a Pontoise, dinanzi all’immagine miracolosa della Madonna, per affidare a Lei le sorti della Francia, dei suoi soldati e della sua stessa persona. Il 25 agosto dello stesso anno s’imbarcò ad Aigues-Mortes. I crociati trascorsero l’inverno nell’isola di Cipro, ma la peste decimò l’armata. Il 25 maggio 1249, Luigi IX dette il segnale di partenza al grido di “Dio lo vuole!”. La flotta s’indirizzò verso l’Egitto dove giunse il 4 giugno. Il giorno successivo, dopo essersi confessati, i crociati attaccarono le navi musulmane. I nemici indietreggiarono per l’improvvisa sortita e la città di Damietta fu conquistata. Il 6 giugno, nel primo pomeriggio, Luigi IX, a piedi nudi, entrò nella città deserta, seguito dai suoi soldati, anch’essi a piedi nudi. L’antica chiesa della città, che era stata trasformata in moschea dai musulmani, venne restituita al culto cristiano e s’intonò il Te Deum. Dopo varie manifestazioni di valore – egli era ovunque vi fosse pericolo e sempre al primo posto – Luigi venne catturato insieme ad altri. Nel mezzo delle sofferenze della prigionia, delle epidemie e delle esecuzioni ordinate dal Sultano, richiamava continuamente i suoi soldati alla santa rassegnazione, alla fedeltà e al dovere.
Durante la prigionia, l’Emiro ammirò la fierezza di re Luigi e gli chiese di poter essere ordinato cavaliere. Ma Luigi –giustamente- aveva un’idea troppo alta di questa dignità e, non riconoscendo degno colui che non fosse cristiano, gli rispose:“ Io non conferirei mai la cavalleria ad un infedele. Diventate cristiano, e io vi farò cavaliere!.” Il Musulmano ne rimase meravigliato e non si offese: “ Tu sei il Franco più fiero che noi abbiamo mai visto!.” A Luigi fu concessa la libertà, ma al prezzo di un riscatto. Attese a San Giovanni d’Acri la liberazione degli ultimi prigionieri e fortificò alcuni posti in possesso ancora sotto il governo dei cristiani; poi, essendo venuto a conoscenza della morte della Regina reggente, dopo aver liberato tutti i prigionieri, decise di ritornare in Francia. Malgrado vinto, la Francia lo vide agire come grande re. Riordinò il Regno e sottomise tutti i baroni ribelli. Sostituì al diritto del feudatario, il diritto romano e la monarchia giudiziaria.
Il Re voleva governare solo per lavorare seriamente ai miglioramenti e al benessere della Francia. Egli si fece allora preparare delle liste esatte di tutti i lavoratori ch’erano nel bisogno, degli artigiani senza lavoro, delle vedove e degli orfani senza soccorso, e delle figlie povere che erano da maritare. Ogni giorno sul risparmio reale, che cresceva non con le imposte ma con l’economia amministrativa, egli metteva da parte delle somme per aiutare tutti. Riempì la Francia di chiese e di ospedali per i poveri e per i lebbrosi. Di lui hanno scritto: “Un Re non deve solamente possedere la virtù del cuore, ma deve brillare anche con quelle dello spirito, e far progredire le scienze e le arti. Ciò faceva parte anche dei suoi doveri di Stato e costituiva l’esercizio dell’Amore che Egli doveva a Dio e al suo popolo. Sotto il regno di san Luigi, le scuole si moltiplicarono: ogni convento, abbazia che gli appartenesse, là c’era una scuola. E come secondo lui, un’abbazia senza scuola è come un arsenale senza munizioni, così egli fondò delle biblioteche che alimentassero un’armata di copiatori e di rilegatori. Vincent de Beauvais è il precettore dei suoi figli, Guillame de Chartres, Jacques de Vitry, Ruggero Bacone, Ionville, Robert de Sorbon, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura li circondarono dei loro consigli e dei loro lumi. Tre Papi uscirono dalla sua corte: l’umile Jacques Pantaléon, figlio di un calzolaio di Troyes, che fu Urbano IV; Simon de Brion, che divenne Martino IV, e Guy Foulquois, che fu per lungo tempo segretario del Re e poi papa con il nome di Clemente IV”.
San Luigi, zio di San Ludovico d’Angiò, vescovo di Tolosa e patrono della Parte Guelfa, inoltre, riorganizzò le corporazioni dei mestieri, assicurando alla Francia una grande prosperità. Punì severamente la calunnia, i duelli, l’usura. Volle che venissero difese con grande energia l’onore delle donne e degli orfani. Volle che venissero rispettati i testamenti. E volle che chiunque avesse avuto il sospetto di aver subito un’ingiustizia potesse far ricorso a lui. Aveva un senso di profonda dedizione alla Francia. A suo fratello Carlo, conte d’Angiò, che aveva usurpato un suo diritto, disse chiaramente:“ Non deve esserci che un Re di Francia, e non crediate, perché siete mio fratello, che io vi possa risparmiare ogni giustizia “. La guerra non l’amava e l’ammetteva solo in casi di estrema necessità. Così istruì suo figlio:“ Se ti facessero delle ingiurie ascolta parecchie voci, per sapere se tu puoi trovarne alcune buone, per le quali tu possa recuperare il tuo diritto, senza dover fare guerra, e così evitare i peccati che sono fatti in essa; e provvedi che prima che tu muova guerra, di aver avuto un buon consiglio e che la causa sia molto ragionevole, e che tu abbia ben ammonito il malfattore “. L’idea della crociata non l’aveva però mai abbandonata. Così, nella festa dell’Annunciazione del 1267, ne annunciò una nuova. Il 4 luglio 1270 s’imbarcarono 60.000 soldati. Dopo tredici giorni approdarono presso le rovine di Cartagine. Le prime vittorie non si fecero attendere e si giunse sotto le mura di Tunisi. Ma presto giunse un altro nemico: la peste. L’esercito venne decimato e anche il Re contrasse il morbo. Malgrado ammalato, si prodigò per aiutare i più sofferenti.
Sentendo prossima la sua fine, chiamò l’erede della Corona e gli fece le supreme raccomandazioni. Si tratta del testamento del più santo e del più saggio di tutti i re, testamento di cui san Pio X raccomandava lo studio ai Francesi: “Caro Figlio, la prima cosa che ti raccomando è che tu metta tutto il tuo cuore nell’amare Dio. Se Dio ti manda delle avversità, sopportale pazientemente. Confessati spesso e scegli confessori prudenti. Mantieni i buoni costumi del regno e combatti quelli cattivi. Prendi cura di avere in tua compagnia tutti uomini prudenti, sia religiosi, sia secolari. Non sopportare che si dica davanti a te nessun oltraggio verso Dio, né ai Santi. Rendi sovente grazie a Dio di tutti i doni che Egli ti ha fatto, affinché tu sia degno di averne ancora. Le tue genti vivano in pace e in rettitudine sotto te, anche i religiosi e tutte le persone della Santa Chiesa. Dona i benefici di Santa Chiesa. Pacificati piuttosto che porre guerre, sia coi tuoi, sia coi tuoi sudditi, come faceva San Martino. Sii diligente di avere buoni preposti e buoni podestà e buoni inquisitori. Sforzati di impedire il peccato e cattivi giuramenti; fa distruggere le eresie contro il tuo potere. Fa in modo che le spese del tuo palazzo siano ragionevoli. Infine, caro figlio, io ti do tutte le benedizioni che un buon padre pietoso può dare a suo figlio, e che sia benedetta la Santissima Trinità e tutti i Santi ti guardino e ti difendano da ogni male; e che Dio ti dia la Grazia di fare sempre la sua volontà, in modo che Egli sia sempre onorato da te”.
Raccontano le cronache che poco prima di morire chiese gli ultimi sacramenti, recitò i salmi e si unì alle preghiere del sacerdote. Si fece poi mettere su un letto di ceneri, incrociò le mani sul petto, rivolse lo sguardo verso il Cielo e morì alla stessa ora in cui era morto Gesù. Era il 25 agosto 1270. Fu canonizzato nel 1297 da papa Bonifacio VIII. San Luigi IX rispecchia totalmente l’idea del Re santo tracciata da san Tommaso d’Aquino nel De Regimine Principum: “Un Re deve essere per il suo Regno, ciò che l’anima è per il corpo, ciò che Dio deve essere per il mondo! Egli deve modellare il suo governo, sul governo divino. Egli deve consacrare tutte le sue cure a dirigere il suo popolo, verso il suo ultimo fine, nell’applicare il bene e la virtù“.
Autore
Corrado Gnerre