L’Artico è una vasta area geografica la cui estensione è di un sesto della massa terrestre, ventiquattro sono i fusi orari e più di trenta milioni di chilometri quadrati. Almeno la metà della regione artica è coperta dalle acque che possono raggiungere una profondità di 4000 metri. Da circa quarant’anni l’Artico è oggetto di studi climatici condotti in special modo sul fenomeno dello scioglimento dei ghiacci. Secondo gli studi internazionali avvalorati anche grazie alla comparazione delle immagini fornite della NASA, il processo di scioglimento si è triplicato rispetto alle altre zone glaciali della terra così che negli ultimi dieci anni l’Artico è l’area che più risente del riscaldamento globale causato dall’attività umana.
Molte le criticità sulle quali intervenire, scioglimento della calotta polare, il buco nell’ozono, sfruttamento dei giacimenti petroliferi marini, aumento della navigazione, caccia alle balene e rischio di estinzione degli orsi polari del quale tratteremo fra poco. Dal punto di vista climatico la regione artica risente della Corrente del Golfo e la temperatura ne trae particolarmente vantaggio tanto da consentire anche alcune limitate coltivazioni durante i mesi estivi. Questo tipo di clima da alcuni anni risente della complicità del surriscaldamento globale tanto da aumentare esponenzialmente il fenomeno delle nebbie marine.
L’aumento della temperatura ed il conseguente scioglimento dei ghiacci determina una difficoltà da parte dei grandi predatori terrestri, come appunto gli orsi polari, nel muoversi e nel cacciare le loro prede naturali quali ad esempio le foche. Quest’ultime purtroppo non hanno come unici predatori gli orsi ed i mammiferi marini ma anche bracconieri spietati che continuano ad alimentare i mercati una volta tradizionali adesso illegali dei prodotti derivati dalla lavorazione dei materiali ricavati da questi animali. Dal punto di vista dell’inquinamento marino la necessità di nuove risorse energetiche unita alle politiche economiche delle nazioni artiche ha determinato una proliferazione di piattaforme petrolifere marine che contribuiscono ad innalzare il rischio di contaminazione delle acque.
Il rischio subdolo sono e rimangono invece le micro plastiche. Ovunque sul territorio artico sono in atto campagne di sensibilizzazione su questa problematica che affligge in maniera diretta l’eco sistema marino ed indirettamente l’uomo. Il problema delle micro plastiche non è di facile risoluzione e servono accordi internazionali comuni per mitigare il fenomeno di questi inquinanti in mare. La grande sfida rimane dunque l’autonomia energetica delle nazioni artiche mediante lo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia.
Autore
Pier Francesco Cellai