Il vescovo Gastone Simoni, Cappellano Onorario di Parte Guelfa, è tornato alla Casa del Padre, lasciandoci tutti molto più soli. Lo raccomandiamo al ricordo e alla preghiera di tutti, perché il Signore accolga la sua anima davvero buona come l’abbiamo conosciuta da vicino. Un Uomo davvero di Dio, che lo ha dotato di un gran cuore, di lucidità di analisi e di una passione per l’Uomo nella sua dimensione personale e relazionale davvero unica, doti che ha coltivato per tutta la Sua vita con grande impegno ed arricchito con uno spessore culturale particolare ed una determinazione non comune! Per citare La Pira che era fondante per la sua riflessione, “Spes contra spem!”.
Come non ricordare i suoi interventi appassionati pronunciati con la voce tonante e stentorea che letteralmente rapivano chi lo ascoltava parimenti per profondità di riflessione, capacità di comunicazione e spinta esortativa, e quel gesto indimenticabile di stringere durante i suoi interventi per tutta la durata con la stessa passione il Crocifisso che portava al collo, come a riceverne tutta l’energia spirituale che gli serviva, soprattutto nei discorsi pubblici più impegnativi. Questo mi colpì dalla prima volta che lo ascoltai, ormai qualche decennio fa, nell’arare i campi della ricerca del massimo comun denominatore dell’impegno pubblico, sociale e politico, dei cattolici – e degli uomini di buona volontà – alla luce della Dottrina Sociale nella sua interezza, muovendo anche dalla Populorum Progressio di Paolo VI: “Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”.
“Liberi ma non dispersi” propugnava fin dagli anni Novanta, celebre il suo libro omonimo, ma negli ultimi tempi con un rafforzamento sosteneva “Liberi, ma il più uniti possibile”: ed aveva in mente di scrivere un nuovo libro in merito. Un Prete ed un Uomo coraggioso, pure, va detto, con la forza di non rassegnarsi a realtà pubbliche di cui comprendeva assai bene le criticità ed interpretava l’urgenza del cambiamento, come molti peraltro, nel popolo di Dio ma non solo. La rettitudine di don Gastone, il Suo spirito di servizio al bene comune restano tanta parte del retaggio che ci consegna, incontestabile anche da chi aveva idee differenti dalle Sue.
Ricordo bene l’ultima iniziativa pubblica, andata molto bene, che organizzammo insieme come Collegamento Sociale Cristiano – Amici di Supplemento d’Anima, in occasione del centenario dell’appello sturziano ai Liberi e forti il 18 gennaio 2019 a Firenze, nel Salone della Santissima Annunziata, iniziativa non priva di una qualche audacia, peraltro pienamente coerente con l’impegno di tutta una vita spesa per favorire un Supplemento d’Anima, sulla scorta di Bergson, nella vita pubblica: “La Pira e Sturzo: ciò che li divise, ciò che li unisce”.
Don Gastone, un Vescovo, un Prete, un Uomo che si è donato con abnegazione, totale generosità e senza risparmio alla Comunità ed alle persone, consegna a tutti noi un compito assai impegnativo, che muove dal ricordo e, soprattutto, dall’esempio di Bene che ci trasmette per assumere una dimensione più impegnativa e proattiva, se si vuole più difficile a discernere per la sua assenza fisica, ma confortata perché Lui continuerà ad essere sempre con noi con il suo Spirito, il Suo pensiero e la Sua azione.
Adesso, tocca metterci in Suo ascolto per capire come procedere: oggi che più che mai c’è bisogno nella vita pubblica della Sua visione e dei Suoi insegnamenti alla luce del Vangelo e di una testimonianza conseguente, sapendo che il suo pensiero e la sua opera rimangono un faro ed uno stimolo permanente per tutta la nostra attività a venire. Il lavoro da fare è molto, al limite dello scoraggiamento, ma non ci dovrà spaventare proprio perché don Gastone continua ad accompagnarci con tutto quanto ci ha lasciato.
Davvero, per chi resta si può citare con riferimento a Lui, l’aforisma di Bernard de Chartres, che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che siamo chiamati a vedere cose nuove e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti. E don Gastone, un Gigante della Fede, della Cultura, della Vita pubblica e sociale lontano ci ha saputo e ci sa vedere parecchio!
E davvero, almeno a chi scrive, la frequentazione di don Gastone evoca quel celebre passo dell’Esortazione apostolica di Paolo VI Evangelii nuntiandi, n. 41: “«L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Questo, al netto dell’affetto che portiamo a don Gastone, ed è tantissimo, mi pare che sia il riconoscimento che oggi siamo chiamati a tributarGli.
“Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo per il tempo che ce l’hai donato!” (Sant’Agostino). Riposi in pace
Autore
Leonardo Bianchi