Parte Guelfa ha consegnato ad alcuni tra i più importanti delegati presenti a COP29 i “papers”, ovvero i contributi scientifici, raccolti durante il Forum Natura tenutosi lo scorso 25 Febbraio a Pistoia. La COP29 di Baku si è conclusa con un accordo solo parzialmente incoraggiante. All’ultimo minuto è stato raggiunto il consenso su un fondo internazionale di compensazione in cui i paesi sviluppati dovrebbero versare trecento miliardi di dollari ogni anno a vantaggio delle economie in via di sviluppo. Ma non sono poche le ombre della Conferenza ONU sul clima svoltasi sul Mar Caspio. Come già accaduto in passato, anche questa 29esima edizione, tenutasi nella capitale dell’Azerbaigian, si è conclusa con un accordo raggiunto alla venticinquessima ora.
Accordo il quale, come semopre accaduto finora, scontenta salomonicamente quasi tutti, e sul quale ci sono state feroci recriminazioni tra i delegati delle varie nazioni. Il fondo per la compensazione e per la transizione energetica nei paesi in via di sviluppo, che costituisce il principale risultato della kermesse targata Onu, è un risultato che secondo molti osservatori appare insufficiente già sulla carta. E bisogna vedere quanti, di quei soldi, verranno realmente stanziati. Non è mai semplice stilare un bilancio delle COP sul clima, se non altro perché è sempre difficile tenere nella giusta considerazione lo iato tra la retorica degli impegni che i Paesi assumono solennemente ogni anno e la concreta realtà delle azioni messe in campo per contrastare la crisi climatica. Così, anche le conclusioni sulle quali i negoziatori dei governi mondiali hanno trovato la quadra nelle primissime ore di domenica mattina 24 novembre possono essere viste come un successo seppur limitato o come una sconfitta del multilateralismo climatico.
Tecnicamente, il compromesso raggiunto dai governi mondiali – che prevede l’istituzione di un fondo internazionale per la compensazione dei danni e delle perdite subite dai Paesi in via di sviluppo a causa del cambiamento climatico, per finanziare le misure di mitigazione e adattamento e per sostenere la costosa transizione ecologica nel sud del mondo – si può considerare positivo perché ha messo nero su bianco una cifra superiore a quella da cui erano partiti i negoziati: 300 miliardi di dollari all’anno anziché 100 o 250, come da una precedente bozza di accordo da qui al 2035, che dovranno essere scuciti dai Paesi industrializzati. Il nuovo obiettivo di finanza verde è “una polizza d’assicurazione per l’umanità” secondo il capo della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici Simon Stiell. Ma quella cifra è allo stesso tempo molto inferiore a quella che avevano chiesto molti Paesi in via di sviluppo: 1000 o addirittura 1300 miliardi all’anno fino alla metà del prossimo decennio. In effetti, quello dei 1300 miliardi annuali è stato mantenuto come obiettivo ideale da raggiungere anche attraverso altri mezzi, come gli investimenti privati e i contributi degli istituti finanziari internazionali, ma le nazioni del sud globale avrebbero voluto che gli impegni degli Stati industrializzati arrivassero da soli a toccare quel tetto.
Gli stati industrializzati hanno fatto grandi pressioni sulla Cina affinché entrasse nel club dei donatori internazionali, dato il peso della sua economia e il livello delle sue emissioni climalteranti, ma Pechino non vuole rinunciare al suo status ufficiale da Paese in via di sviluppo, perché questa etichetta le permette di sottrarsi a diversi obblighi che incorrono invece sulle economie avanzate. Alla fine, lo status della Repubblica popolare non è stato modificato, ma nel testo delle conclusioni si incoraggiano anche i Paesi in via di sviluppo a fare la loro parte, e sono stati inclusi tra i finanziatori anche gli istituti bancari di sviluppo di varie nazioni, inclusa la Cina. Un’altra ombra che si è allungata sulla Cop29 è stata poi quella proiettata dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca il prossimo gennaio, dato che il tycoon newyorkese ha già dichiarato l’intenzione di ritirare nuovamente gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi come già fatto durante il suo primo mandato.
L’edizione 2024 della UN Climate Change Conference (UNFCCC COP29) si è tenuta a Baku, in Azerbaijan, tra lunedì 11 e venerdì 22 novembre 2024 e la consegna ai delegati dei “papers” è avvenuta durante un importante evento collaterale grazie a Daniel Salomon, Cavaliere di Parte Guelfa.
Gli interventi consegnati ai delegati di COP29 erano stati offerti da:
Yew See Lim è un leader visionario nei campi della gestione strategica sostenibile, dell’innovazione e della trasformazione tecnologica. Con una vasta esperienza in vari settori, ha dato un contributo significativo sia alla sfera pubblica che a quella privata, in particolare all’interno del governo di Singapore.
Francesco Ferrini da sempre appassionato di alberi, è professore ordinario di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree all’Università di Firenze. Ricercatore ed autore apprezzato a livello nazionale e internazionale, è stato Presidente della Società Italiana di Arboricoltura e membro del Board of Directors della International Society of Arboriculture. Ha ricevuto il riconoscimento della International Society of Arboriculture nel 2010 e l’ISA Award of Merit nel 2019.
Gaetano Santocito laureato in Scienze Forestali ed in Forestry Engineering svolge il dottorato di ricerca con Adam Watson alla Banchory Scotland. Impegnato nella Sostenibilità Ambientale, dai primi anni Ottanta, è coordinatore dell’Italian Hydrogen Summit e fondatore della H2IT Associazione Italiana Idrogeno, consulenze istituzionale del presente e di molti tra i passati governi italiani, è revisore dei bandi PNRR incentrati sull’idrogeno.
Giannozzo Pucci di Barsento editore, scrittore, politico, ecologista, traduttore, attivista, animalista, ideatore e organizzatore di eventi. Amico di lunga data di alcuni fra i più grandi intellettuali del Novecento. è una delle figure più rilevanti dell’ambientalismo italiano. È lui che per primo ha compreso la portata rivoluzionaria del pensiero di Masanobu Fukuoka, traducendo e pubblicando in italiano i suoi libri e proponendo l’agricoltura contadina come base per un’effettiva transizione ecologica dell’economia.
Jiping Wang è un illustre professore universitario operante tra università cinesi e americane. È vicepresidente del comitato accademico dell’Università di Ingegneria di Shanghai. È anche membro del consiglio di amministrazione dell’AATCC (American Association of Textile Chemists and Colorists). Con oltre 100 brevetti concessi e oltre 200 pubblicazioni scientifiche, ha profonda competenza nella chimica tessile e nei materiali avanzati.
Salvatore Ceccarelli genetista, Professore Ordinario di Genetica Agraria presso l’Istituto di Miglioramento Genetico dell’Università di Perugia. Per oltre 50 anni si è occupato di miglioramento genetico, sviluppando una strategia per ambienti aridi e semiaridi basata sulla selezione decentralizzata e partecipativa che ha riportato i contadini al centro della ricerca. Attualmente si occupa di riportare biodiversità in agricoltura attraverso miscugli e popolazioni evolutive e di relazioni tra biodiversità, cibo, salute e cambiamento climatico.
Franco Lucchesi avvocato specializzato in diritto ambientale, personalità di spicco nel panorama nazionale per il rilievo degli incarichi assolti nella sua lunga carriera professionale tra le quali emergono le presidenze dell’Automobile Club d’Italia, di Cinecittà International e dell’Opera di Santa Maria del Fiore e la vice presidenza della Federation Internationale de l’Automobile.
Enrico Baccarini scrittore ed editore. Laurea in psicologia, in antropologia e in studi asiatici. È docente di orientalistica presso l’Università Popolare di Torino.
Gianluca Anguzza Imprenditore, Senior Advisor, Innovatore, Dottore di Ricerca in Ingegneria Energetica con trenta anni di esperienza come Direttore Esecutivo, Consulente di Gestione e Mentore, Stratega della filiera industriale WCM (World Class Manufacturing).
Autore
Andrea Claudio Galluzzo