E’ di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento di un meraviglioso corallo di oltre 30 metri, scoperto casualmente da un gruppo di ricercatori della National Geographic Society nelle Isole Salomone. Da una prima osservazione, in superficie, poteva essere scambiato per un relitto di una imbarcazione affondata, dimenticata sul fondo marino e mai censita. Capita spesso. Ma quando uno dei ricercatori si è immerso per verificare cosa effettivamente vi fosse sotto la superficie marina ecco la scoperta, un enorme banco composto di milioni di polpi di corallo dal nome “Pavone Clavus” di una estensione mai riscontrata, oltre 30 metri di diametro. La salvaguardia di queste straordinarie creature marine è sostenuta nel mondo dalle più prestigiose realtà scientifiche.
Persino il Centre Scientifique de Monaco e l’Observatoire Océanologique de Banyuls-sur-Mer, che lavorano in sinergia per la salvaguardia dei coralli, hanno sviluppato un programma scientifico di biologia della conservazione grazie alla Maison Chanel all’interno di un progetto ben più ampio sostenuto dalla Fondazione Principe Alberto II che annovera fra le proprie fila scienziati marini di calibro internazionale al lavoro anch’essi sulla barriera corallina. Il Centre Scientifique de Monaco e l’Observatoire Océanologique de Banyuls-sur-Mer, entrambi impegnati nella protezione dei coralli hanno posizionato nel 2021 nelle acque del principato, sei grotte artificiali di corallo in cemento, realizzate appositamente ed immerse a 40 m di profondità così da accogliere nuove colonie di corallo rosso. Mediante una installazione iniziale di cinquanta organismi maschi e cinquanta femmine sull’estremità superiore delle grotte, gli scienziati hanno potuto iniziare a studiarne i meccanismi di riproduzione. Stupore quando durante una successiva verifica gli scienziati hanno rilevato la presenza di 250 nuove colonie frutto della lungimirante visione monegasca.
Autore
Pier Francesco Cellai