I cambiamenti climatici stanno provocando disastri in tutta Europa. Dall’aumento degli eventi alluvionali, allo scioglimento dei ghiacciai, passando per la perdita di biodiversità, e l’aumento della mortalità. Studi recenti, inoltre, indicano che i costi economici dei mutamenti climatici saranno elevati e che i picchi maggiori si registreranno nel sud dell’Europa. A causa dei cambiamenti climatici, le regioni europee sono costrette ad affrontare eventi meteorologici sempre più estremi, come per esempio ondate di calore, inondazioni, siccità e tempeste, che si verificano con crescente frequenza e intensità.

Un report dell’Agenzia europea dell’ambiente, “Climate Change, Impacts and Vulnerability in Europe 2016“, valuta gli effetti in tutta Europa, evidenziando la necessità di strategie, politiche e misure di adattamento migliori e più flessibili. In totale, dal 1980 al 2013, il cambiamento climatico ha provocato nell’Unione europea perdite economiche superiori a 400 miliardi di euro. Come riferito nel Quinto Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), ci sono già numerosi impatti negativi sulla nostra salute, sugli ecosistemi e sull’economia, che rischiano di diventare ancora più gravi nei prossimi decenni. I fenomeni osservati sono una minaccia per la biodiversità, ma influenzano anche la silvicoltura, la pesca, l’agricoltura e la salute umana.

In risposta ai cambiamenti climatici molte specie animali e vegetali stanno modificando i loro cicli di vita, migrando verso nord o ad altitudini più elevate. Con l’innalzamento del livello del mare aumentano i rischi di alluvioni e l’erosione lungo le coste europee. Le ondate di calore hanno avuto effetti significativi sulla salute umana, e in città hanno comportato un elevato rischio di blackout. Anche i trasporti e il turismo sono stati influenzati, seppure con grandi differenze regionali. Esempi dei pochi impatti positivi consistono in una diminuzione della domanda di riscaldamento da parte della popolazione e in alcuni benefici per l’agricoltura dell’Europa settentrionale. Il cambiamento climatico riguarda tutte le regioni d’Europa, ma gli effetti non sono uniformi. Le più colpite nei prossimi anni saranno quelle meridionali e sud-orientali. Tuttavia, lo stesso si può dire per le zone costiere e per le pianure alluvionali occidentali. Anche gli ecosistemi delle Alpi e della penisola iberica saranno soggetti a mutamenti. Lo stesso accadrà in Artico a causa del veloce aumento delle temperature dell’aria e del mare, con il conseguente scioglimento dei ghiacci. I danni saranno maggiori in Europa meridionale. In generale, a essere colpiti saranno il commercio di materie prime, comprese quelle agricole, le infrastrutture e i trasporti, la mobilità delle persone e diversi settori della finanza, con possibili ripercussioni geopolitiche e rischi per la sicurezza.

L’attuale concentrazione media di CO2 nell’atmosfera è pari a circa 400 parti per milione, ovvero il 40% in più rispetto ai livelli pre-industriali. Dal 2003 in poi l’Europa ha sperimentato diverse ondate di calore estremo in estate (nel 2003, 2006, 2007, 2010, 2014 e 2015), che molto probabilmente si ripeteranno in futuro. Gli impatti saranno particolarmente gravi soprattutto in Europa meridionale. La temperatura media continentale annuale per il decennio 2006-2015 è stata circa 1,5 °C al di sopra di quella del livello pre-industriale. Il mare sta già subendo un processo di acidificazione e le variazioni termiche causano cambiamenti significativi nella distribuzione delle specie marine verso i poli, ma anche rispetto alla profondità. L’incremento del le specie invasive e la loro sopravvivenza è correlata con la tendenza al riscaldamento. Gli eventi alluvionali sono aumentati dal 1980 in poi, anche se con una grande variabilità annuale. Tuttavia, in parallelo, anche la gravità e la frequenza delle siccità sembrano essersi intensificate, in particolare nelle regioni sud-orientali. In futuro dovrebbero aumentare in frequenza, durata e gravità in gran parte del continente, soprattutto al sud. Il cambiamento climatico ha anche innalzato la temperatura di fiumi e laghi, oltre a ridurre la copertura di ghiaccio stagionale. In Europa, il 14% degli habitat e il 13% delle specie sono da considerarsi già sotto pressione a causa del cambiamento climatico. Il numero degli ambienti minacciati è destinato a raddoppiare nel prossimo futuro. In generale, è previsto un calo delle foreste in Europa meridionale, che però aumenteranno al nord, seppure con notevoli variazioni regionali.

Per quanto riguarda le conseguenze sociali, che purtroppo saranno ingenti, bisogna osservare che i cambiamenti climatici stanno già contribuendo in maniera determinante al peso delle malattie e delle morti premature in Europa. Le ondate di calore sono state il più letale evento atmosferico estremo nel periodo 1991-2015, causando decine di migliaia di morti. Gli straripamenti dei fiumi e le inondazioni costiere hanno colpito molti milioni di persone a partire dal 2000. Questi eventi hanno conseguenze molto serie sulla salute umana a causa di annegamenti, attacchi cardiaci, lesioni, infezioni, esposizione ai rischi chimici e stress. Inoltre, non vanno dimenticate le possibili interruzioni dei servizi, compresi quelli igienico-sanitari, come per esempio l’erogazione dell’acqua potabile anche per lunghi periodi. Le ondate di calore o di freddo estremo sono associate a un aumento di mortalità e morbilità, soprattutto nei gruppi più vulnerabili della popolazione. I cicli di trasmissione delle malattie sono influenzati dal clima, anche se i rischi dipendono da altri fattori quali il consumo di suolo, il comportamento umano, i movimenti della popolazione e l’efficienza della sanità pubblica. Negli ultimi 15 anni l’Europa ha subìto diverse ondate di calore durante l’estate, destinate purtroppo ad aumentare in futuro.

 

Autore

Antonio Pilello