Parte Guelfa piange la scomparsa del Confratello Tobia Santacroce, Cavaliere onorario e generale dell’Esercito Italiano, esempio di solidi principi morali e di generosità. Fraterno amico di tutti, l’amore che nutriva per la nostra istituzione era immenso, la sua dedizione encomiabile e totale. Amava Firenze e tutte le sue tradizioni, esempio di uomo e di soldato. Di lui resterà l’inconfondibile ricordo di una bella persona, onesta, intelligente, fattiva, sulla quale tutti abbiamo potuto contare e dalla quale abbiamo ricevuto quell’umanità che non ci abbandonerà e di cui avvertiamo la vibrante presenza. Siamo tristi come tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Siamo certo che adesso sarà, come tutte le anime dei Giusti, nelle braccia del Signore. Ciao Tobia, non ci hai lasciato, ma solo preceduto!
Author: Andrea Claudio Galluzzo Page 11 of 59
L’Arciconfraternita di Parte Guelfa realizzerà le Solenni Investiture 2022 che saranno celebrate a Firenze secondo il consueto antichissimo rituale tra Venerdì 11 ed Sabato 12 Novembre 2022 presso le monumentali Rettorie di San Carlo e di Orsanmichele, la Basilica ed il Cenacolo di Santa Croce e, soprattutto, presso il magnifico Palagio di Parte Guelfa. Le Consorelle ed i Confratelli dell’Arciconfraternita di Parte Guelfa accoglieranno gli investendi, i nuovi Cavalieri e le nuove Dame, passati dal percorso formativo e ammessi dal Consiglio di Credenza. Il programma prevede il ritrovo e la partenza del tradizionale corteo cittadino da Orsanmichele e l’arrivo in Piazza Santa Croce per poi confluire nel Cenacolo ove si terrà la Veglia delle Armi, anche quest’anno ricchissima di contributi internazionali, nella serata di Venerdì 11 Novembre. Il corteo dei Cavalieri di Parte Guelfa, guidato dal Console Luciano Artusi, recherà le insegne, i sigilli e tutti i simboli del guelfismo, attraverserà il centro storico e toccherà Piazza del Duomo e Piazza della Signoria.
Parte Guelfa osserva con grande attenzione l’evoluzione di COP27, il forum internazionale promosso con cadenza annuale dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che è iniziato ieri in Egitto a Sharm El Sheik e si concluderà il prossimo 18 novembre. Appuntamento molto atteso e sotto i riflettori accesi di tutta la comunità internazionale, a fronte anche delle gravissime ripercussioni dovute alla guerra in atto tra Russia e Ucraina che dallo scorso inverno hanno profondamente mutato gli equilibri energetici dell’Occidente e di conseguenza acuendo la crisi già drammatica dei Paesi in via di sviluppo.
Molto spesso diamo per scontato il fatto che la Terra sia l’unico pianeta all’interno del sistema solare ad ospitare delle forme di vita. Diamo per scontata l’acqua che rende il nostro il “pianeta azzurro”, e non un altro corpo sabbioso e sterile come Marte o Venere. Diamo per scontato l’ossigeno che respiriamo. Molto spesso parliamo della natura come se fossimo degli osservatori esterni, dimenticandoci che noi stessi siamo natura, che ne facciamo parte allo stesso modo delle altre specie che abitano il pianeta. E, fra queste specie, la più ingiustamente sottovalutata è sicuramente quella delle piante. Assimilandole quasi al mondo inorganico, perché all’apparenza immobili e non senzienti, spesso dimentichiamo che l’esistenza degli esseri viventi dipende in larga parte dalla fotosintesi che esse mettono in atto.
La parola “ecologia” e l’aggettivo “ecologico”, sono molto usati negli ultimi anni, bisognerebbe comprendere nel suo profondo cosa significhi ecologia: scienza che si occupa dei meccanismi con cui l’ambiente influenza gli esseri viventi e viceversa. È “l’economia della natura”, l’insieme di provvedimenti per la salvaguardia dell’equilibrio naturale, la comprensione dei complessi fenomeni che legano gli esseri viventi, e fra questi gli esseri umani, al mondo circostante. Dal mondo circostante gli esseri viventi traggono i materiali per la propria vita, nel caso degli esseri umani anche le materie prime per le attività produttive economiche, che successivamente nel territorio nel quale sono inseriti rigettano le proprie scorie.
La difesa dell’ambiente rappresenta la questione fondamentale dell’epoca che stiamo vivendo, quella che deciderà se c’è ancora posto per l’uomo su questo pianeta. I continui attacchi all’integrità dell’equilibrio naturale, alla complessa interazione tra specie diverse di piante e animali, appaiono come minacce intollerabili per il futuro nostro e per quello di tutti gli altri esseri della Terra. Così nei prossimi anni la protezione della natura tutta diverrà di importanza assoluta per la sopravvivenza del sistema biologico a cui siamo indissolubilmente legati. Purtroppo, in questo travagliatissimo 2022, (e anche il 2020 e il 2021 sono stati anni terribili, per la pandemia) si riaffaccia lo spettro di una guerra globale, quella evenienza agghiacciante che credevamo di esserci lasciati alle spalle per sempre. Sembra di vivere in un incubo o in un film di fantascienza, invece è tutto vero. La nostra battaglia quotidiana, tutti i nostri istinti bellicosi, non li dovremmo mettere in atto contro altri esseri umani, c’è piuttosto da sconfiggere il cambiamento climatico, l’inquinamento, la perdita della biodiversità.
Il rapporto tra gli umani e la Natura è di fondamentale importanza per l’uomo, ma non per la Natura. Infatti, la Natura può esistere senza l’uomo, ma l’uomo non può esistere senza la Natura. Per le tre grandi religioni monoteiste, Cristianesimo, Ebraismo e Islam, nei loro testi storici, Bibbia, Torah e Corano, è ben evidenziato che l’uomo è stato creato dopo che il mondo, o la Natura, era già stato creato. Per chi non crede, c’è la teoria del Big Bang, che afferma che si è formata la terra, la Natura, e quindi l’uomo, e non viceversa. Non è un caso che sia per la religione che per la scienza, la terra, la Natura esisteva già prima dell’uomo, quindi la Terra, la Natura è la “Madre” di tutti noi.
Un altro anno “sprecato” nella lotta al cambiamento climatico, secondo UNEP, la struttura per l’ambiente delle Nazioni Unite, nonostante le promesse dei governi al vertice Cop 26 di Glasgow. Purtroppo il 2022 ha portato solo progressi “tristemente inadeguati” sul taglio delle emissioni di gas serra. Tanto che “non esiste un percorso credibile verso un riscaldamento globale di 1,5 gradi” rispetto ai livelli preindustriali e siamo “lontanissimi” dagli obiettivi dell’accordo di Parigi. Andando avanti con le politiche attuali il surriscaldamento globale rischia di raggiungere 2,8 gradi entro la fine del secolo: una “catastrofe”.
Nel 1917, 105 anni fa, si combattè la XII battaglia dell’Isonzo. A Pozzuolo del Friuli, tra il 29 e 30 ottobre, la seconda brigata di Cavalleria, con Genova e Novara, guadagnò le 24 ore che consentirono il ripiegamento della 3a Armata. L’importanza e la fama del “fatto d’arme di Pozzuolo del Friuli” rimangono decisive e il 30 ottobre diventa la data ufficiale per la celebrazione della festa dell’Arma. A suggellare il contributo nella Grande Guerra, lo spirito e il senso di sacrificio compiuto in quei giorni, la concessione della Medaglia d’Oro al Valor Militare allo Stendardo dell’Arma di Cavalleria. La nascita dei primi reggimenti di Cavalleria, che ancora oggi sono inquadrati nelle grandi unità dell’Esercito, si colloca tra il 1683 e il 1692 nel ducato di Savoia, retto allora da Vittorio Amedeo II.
Per colpa è dell’uomo l’Amazzonia sta iniziando a contribuire al riscaldamento globale. Il primo studio su tutti i gas serra che influenzano il prezioso ecosistema dell’Amazzonia, non solo la CO2, rivela una situazione sull’orlo del baratro. La foresta pluviale amazzonica ha iniziato a contribuire al riscaldamento del pianeta: questo è il risultato di un’analisi prima nel suo genere eseguita da oltre 30 scienziati. Da anni ormai i ricercatori esprimono preoccupazione per l’effetto che l’aumento delle temperature, la siccità e la deforestazione hanno nel ridurre la capacità della più grande foresta pluviale del mondo di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera compensando le emissioni causate dall’uso di combustibili fossili. Recenti studi suggeriscono che alcune parti dell’ecosistema tropicale stanno purtroppo già rilasciando più carbonio di quanto ne trattengano.