Bandieraio di Firenze

 

 

STORIA DI FIRENZE

DALLE ORIGINI AL XVI SECOLO

 

LE ORIGINI DI FIRENZE

Florentia fu una città romana della valle dell’Arno dalla quale ebbe origine Firenze. La tradizione la vuole costruita dalle legioni di Gaio Giulio Cesare nel 59 a.C., ma l’ipotesi prevalente fa risalire la fondazione al periodo augusteo ovvero tra il 30 ed il 15 a.C.. Prima ancora di Etruschi e Romani la piana dell’Arno sotto Fiesole fu interessata da insediamenti villanoviani; tracce di sepolture dell’Età del Rame sono state individuate sotto l’odierno ex-Gambrinus, in piazza della Repubblica. L’area dove sorgerà poi la città era probabilmente quella in cui era più facile il guado dell’Arno per la minor distanza tra le due sponde. Inoltre la posizione sullo spartiacque tra la confluenza degli affluenti dell’Arno, Mugnone e Affrico, dava all’area una quota leggermente superiore al resto della piana, probabilmente paludosa. Da qui il nome originario del luogo – Birent o Birenz – che in etrusco significa terra tra le acque, paludosa così come dall’accadico birent su cui poi i Romani innestarono il nome Florentia per dare un significato latino alla parola.

La zona fu pertanto interessata da una continuità d’insediamento anche in epoca etrusca, visto che assicurava la possibilità di collegamento dell’Etruria interna con la città di Fiesole. Risulta probabile che gli Etruschi di Fiesole abbiano reso stabile l’attraversamento del fiume con una passerella di legno o un traghetto, nel punto in cui l’Arno si restringe, la zona del Ponte Vecchio, forse anche per controllare militarmente un punto così strategico che tra l’altro si trova tra l’alto corso dell’Arno, il Valdarno aretino, ed il basso corso che conduce verso Pisa e il mare. Dai reperti trovati sul fondo dell’Arno (lastre di pietra) si può dedurre la grandezza e la tipologia della passerella: era infatti in legno montato su pile di pietra. Dopo l’espansione romana in Etruria e nella pianura padana, l’insediamento del guado probabilmente crebbe, anche perché la via Cassia, per un certo periodo, attraversò l’Arno proprio nell’area fiorentina, forse proprio nella zona dell’attuale Ponte Vecchio. Rettangolare nel piano, era chiusa all’interno di un perimetro di mura lungo 1800 metri. Lo spazio edificato, come tutte le città fondate dai Romani, è caratterizzato da strade diritte che si incrociano perpendicolarmente. Le due strade principali conducono a quattro Porte e convergono in una piazza centrale, il Forum dell’Urbs, oggi Piazza della Repubblica, luogo in seguito destinato alla Curia e al Tempio dedicato alla Triade Capitolina ovvero Giove, Giunone e Minerva.

I ritrovamenti archeologici, molti dei quali emersi nel corso dei lavori che “hanno dato nuova vita” al vecchio centro urbano, hanno permesso di individuare e identificare i resti di importanti lavori pubblici, come i bagni Capitolini, i bagni di Capaccio, il sistema delle acque scure, la pavimentazione delle vie e il Tempio di Iside, in Piazza San Firenze. A quel tempo l’Arno non era all’interno delle mura, c’era un porto fluviale, che rappresentava un’infrastruttura molto importante per la città, dato che nel periodo romano il fiume era navigabile dalla bocca fino alla confluenza con l’Affrico, a monte di Firenze, e il primo ponte nella storia fiorentina è stato costruito vicino all’attuale Ponte Vecchio, intorno al primo secolo a.C.. I primi indizi dell’avvento della religione cristiana raccontano del culto per il decano Lorenzo e per la Santa palestinese, Felicita, così le prime chiese costruite a Firenze furono: San Lorenzo, consacrata nel 393, prima diocesi della città, e Santa Felicita, le cui origini risalgono al quarto e quinto secolo. Tuttavia, i Fiorentini non sembrano avere un vescovo prima del terzo secolo avanzato. Il primo registrato è San Felice che ha partecipato a uno sinodo romano nel 313.

I BIZANTINI E IL PERIODO LOMBARDO

Le invasioni barbariche hanno seriamente messo in difficoltà la città di Firenze. Nel 405, la città è riuscita a fermare le orde di Radagasio, ma successivamente non riuscì a evitare di essere coinvolta nella disastrosa guerra fra Goti e Bizantini. La relativa posizione strategica come testa di ponte sull’Arno e nell’itinerario di comunicazione fra Roma e la Padania spiega perché la città è stata contesa così acutamente fra i Goti e i Bizantini. Nel 541-44 furono costruite nuove mura per la città, sulla struttura di diverse grandi costruzioni romane: il Campidoglio, il serbatoio per l’acqua dei bagni e il teatro. Le mura erano trapezoidali e la modesta grandezza testimonia il declino della città, notevolmente spopolata; c’erano meno di mille abitanti. Intorno alla fine del sesto secolo, quando i Longobardi hanno conquistato l’Italia del Nord e centrale, Firenze è rientrata nei loro domini. Era l’inizio di quello che può essere considerato il periodo più scuro nella storia della città. Tagliata fuori dagli itinerari principali, era sparito il motivo principale della sua esistenza. Per le comunicazioni nord-sud, i Longobardi abbandonarono l’itinerario centrale Bologna-Pistoia-Firenze, perché troppo esposto alle incursioni dei Bizantini, che avevano ancora il controllo della parte orientale dell’Italia, e Lucca fu scelta come capitale del ducato della Toscana per la posizione, che era lungo le strade utilizzate per le comunicazioni interne. Ad ogni modo, durante il periodo della dominazione Longobarda, particolarmente dopo che la regina Teodolinda si convertì alla Chiesa di Roma, furono fondate diverse costruzioni religiose, ivi compreso il Battistero di San Giovanni, anche se naturalmente non nella forma attuale, le cui fondamenta sono ancora visibili nei sotterranei della chiesa.

 

 

IL PERIODO CAROLINGIO

Nel periodo Carolingio, VIII secolo, fu instaurato un sistema feudale e Firenze si trasformò in una contea del Sacro Impero Romano. Le testimonianze parlano di una rinascita della città nel periodo Carolingio: nel IX secolo nacque una scuola pubblica ecclesiastica e il ponte sopra l’Arno, che precedentemente era stato distrutto, venne ricostruito. Alla fine del secolo nuove mura per la città vennero costruite, probabilmente per timore delle invasioni ungheresi. Questo terzo cerchio seguì parzialmente la linea delle vecchie mura romane, allargando a sud per includere i sobborghi che si erano sviluppati con prosperità, mentre a nord, per motivi politici, furono esclusi il Battistero, Santa Reparata, il Palazzo del vescovo e l’adiacente Palazzo Regio dove il rappresentante dell’Imperatore teneva la sua Corte di Giustizia. Verso la fine del decimo secolo, la Contessa Willa, vedova del Marchese della Toscana, che possedeva un intero distretto all’interno delle mura, fondò un’abbazia benedettina, a cui donò anche molti soldi, alla memoria del marito. Questa fu chiamata “Badia Fiorentina”. Il figlio della Contessa Willa, Ugo, contribuì notevolmente allo sviluppo di Firenze e alla decisione di lasciare Lucca. La scelta di Firenze come dimora ne rinforzò, infatti, il carattere amministrativo.

 

PRIMO MEDIOEVO

Intorno alla metà dell’undicesimo secolo la posizione di Firenze in Toscana divenne ancora più importante perché Lucca non era più la sede del marchesato e perché Firenze partecipò attivamente e in modo decisivo al movimento per la riforma della chiesa. La lotta per eliminare l’interferenza secolare negli affari ecclesiastici e l’affermazione dell’indipendenza del papato dall’influenza imperiale aveva come rappresentante principale San Giovanni Gualberto, figlio di un cavaliere fiorentino, che fondò l’ordine di Vallombrosa. Firenze ospitò persino un Concilio nel 1055, sotto il Papa Vittorio II, con la presenza dell’Imperatore Enrico III e la partecipazione di 120 Vescovi. Molte vecchie strutture sono state ricostruite durante la seconda metà dell’XI secolo, tra questi la cattedrale di Santa Reparata, il Battistero e San Lorenzo. Il 6 novembre 1059, il Vescovo Gerardo, che divenne Papa con lo pseudonimo di Nicola II, riconsacrerà l’antica chiesa battesimale della città che era stata ricostruita nell’odierna forma imponente. La costruzione, ottagonale nel piano, con un asse semicircolare su un lato e tre entrate, sembra essere coperta da una cupola ad arco puntato, divisa in otto settori e la parte esterna che non era ancora stata rivestita del fine marmo. Dopo la morte della madre e di suo marito (Goffredo il barbuto), Matilde, figlia della Contessa Beatrice, divenne la sola Contessa della Toscana. Aveva sempre aderito alle idee della riforma e della politica di San Giovanni Gualberto e durante la lotta per le investiture dette il suo supporto al più influente dei riformatori, Ildebrando di Sovana che successivamente divenne Papa Gregorio VII, trovandosi, così, a contrasto aperto con l’imperatore Enrico IV. Dopo l’episodio di Canossa, la vittoria di Enrico IV nel 1081 portò alla deposizione ufficiale della Contessa, abbandonata da tutte le città toscane tranne Firenze.

Questa fedeltà alla deposta Contessa costò alla città un assedio imperiale nel luglio 1082, che fallì. Lo speciale attaccamento di Matilde a Firenze e la conseguente rottura con l’Imperatore condusse alla costruzione, nel 1078, di un sistema più efficiente di difesa e la città è stata fornita di nuove mura, quelle denominate da Dante “la cerchia antica”. Questo quarto cerchio di mura, per la maggior parte seguì le linee delle pareti del periodo carolingio, ma incluse a nord il Battistero, la cattedrale di Santa Reparata e la residenza della Contessa. In questo periodo la città fu divisa nei quartieri che presero i nomi dalle quattro porte principali: Porta San Piero a est, la cosiddetta “Porta del vescovo” a nord, Porta San Pancrazio a ovest e Porta Santa Maria a sud. Come tutte le prime città medioevali, il piano urbanistico dell’XI secolo di Firenze fu caratterizzato non soltanto dal recupero dell’antica struttura urbana (mura e vari resti delle strade), ma da un’omogeneizzazione di base, espresso con una distribuzione casuale di diversi confini, fra cui importanti costruzioni religiose.

 

 Firenze XII secoloFirenze nel XII secolo

IL PERIODO DEI COMUNI

Quando la Contessa Matilde morì nel 1115, il popolo fiorentino aveva già costituito, a tutti gli effetti un Comune. I numerosi privilegi da lei concessi e gli eventi nei quali la Comunità fiorentina aveva svolto un ruolo principale nella lotta contro l’imperatore, avevano indotto la gente a organizzarsi autonomamente e intraprendere l’azione puntando ad indebolire il potere imperiale. Fu quindi inevitabile che nel 1125, alla morte dell’ultimo imperatore della dinastia franconiana, Enrico V, i Fiorentini decisero di attaccare e distruggere Fiesole, la vicina città rivale. Alla fine le due contee furono unite e rimaste entità separate soltanto a livello ecclesiastico, con Fiesole che ha mantenuto la sua diocesi. La prima menzione di un Comune ufficialmente costituito data 1138, quando ad una riunione delle città toscane fu deciso di costituire una lega, per timore che Enrico il fiero, che li aveva precedentemente oppressi, fosse eletto Imperatore. A quel tempo la Comunità aveva dei rappresentanti religiosi e secolari, con tre gruppi sociali dominanti: i nobili, raggruppati in consorterie, i commercianti ed i soldati a cavallo, la base dell’esercito. Anche se i nobili detenevano la maggior parte del potere, nel XII secolo, furono i commercianti i principali autori dello sviluppo della città. L’aumento dei commercianti nella seconda metà del secolo, così come il commercio con i paesi distanti si intensificò e si trasformò in una nuova e molto più ricca fonte di accumulazione di capitale. L’esteso commercio ed l’inseparabile compagno, il credito, furono la base dell’espansione economica e demografica della città.
Questo processo di espansione subì uno stop provvisorio quando Federico Barbarossa avanzò verso il sud dell’Italia. Nel 1185 l’imperatore privò la città del contado e ristabilì il marchesato della Toscana, ma la misura ebbe vita breve. La testimonianza dell’acquisizione di potere di Firenze, nel corso del XII secolo, si trova nell’espansione del territorio urbano. Intorno al cerchio di mura costruite da Matilde si erano formati, in corrispondenza delle Porte, sobborghi popolati. Nel 1172 il Comune decise quindi di allargare le mura della città e incorporare i nuovi distretti.

Il perimetro delle nuove mura della città, sollevato a mala pena due anni prima, nel 1173-1175 era due volte quello “del vecchio cerchio” e incluse una zona che era tre volte grande. I sobborghi “di là d’Arno” non furono compresi, se non in seguito, anche se una piccola parte dell’Oltrarno furono incluse nelle mura fin dal 1173-1175. Per conseguenza l’Arno si trasformò in un’infrastruttura all’interno della città: itinerario di comunicazioni, fonte di energia e rifornimento idrico per le industrie. Nel XII secolo il tetto del cielo della città fu costellato da numerose torri: nel 1180, secondo i documenti, erano trentacinque, ma ce n’erano certamente molte di più. Successivamente le torri sono state usate come case, ma nel XII secolo ancora servivano per scopi militari. Sempre in questo periodo nacque quella che gli storici chiamano La società delle torri: associazione che riuniva i proprietari di varie torri permettendo loro di controllare una parte della città. Un numero considerevole di piccole e grandi chiese inoltre furono edificate. In due secoli il numero di chiese a Firenze fu triplicato, di modo che all’inizio del tredicesimo secolo nella città si aveva qualcosa come 48 chiese (12 priorati e 36 parrocchie).

 

IL TREDICESIMO SECOLO

La velocità con cui le nuove mura furono costruite è un segno della prosperità che regnava a Firenze. La città si era trasformata nel centro principale della Toscana, con una popolazione di circa 30.000 abitanti, in continua crescita grazie all’arrivo di migranti dalla campagna. Il Comune iniziò così un periodo di pace, durante il quale la situazione economica della città continuò a crescere. I commercianti avevano cominciato a organizzarsi in associazioni corporative (le Arti) dal 1182, sull’esempio della società dei cavalieri, che si moltiplicarono e si diffusero oltre i limiti della regione. Intorno alla fine del secolo Firenze era diventata un centro economico internazionale, con operatori nelle fiere principali dell’occidente. Lo sviluppo dell’economia arrivò a un punto così alto in pochi anni che le associazioni si moltiplicarono fra le altre categorie di commercianti e di artigiani. La città ancora conserva alcune delle costruzioni che furono le sedi delle corporazioni. Generalmente sono costruzioni che risalgono al quattordicesimo secolo, come la sede della corporazione della lana, costruita nel 1308, ristrutturando una torre esistente. L’aumento urbanistico e demografico della città, quest’ultimo dovuto non a un incremento naturale, ma alla crescente migrazione dalla campagna, furono alla base di questa espansione economica. I migranti, membri di una classe media rurale, formata in conseguenza allo sviluppo economico generale, risiedevano nei distretti della città vicini alla campagna da cui erano venuti. Questo spiega perché l’Oltrarno, su cui gli abitanti delle campagne a sud di Firenze, convertirono, aumentò enormemente e fu costruito un nuovo ponte in legno su pilastri di pietra nel 1128 e nel 1237 un terzo ponte fu costruito a monte. I bisogni pressanti del commercio e dello scambio fra le città e l’espansione urbana vissuta, condussero alla costruzione di un altro ponte attraverso l’Arno: il Ponte Santa Trinita. I quattro ponti risposero alle esigenze della città fino al diciannovesimo secolo.

I nuovi ordini religiosi (Francescano, Domenicano, Agostiniano, Carmelitano) svolsero un ruolo principale nell’ultima riorganizzazione della città medioevale. I Domenicani, che si erano stabiliti a Firenze nel 1221 nella piccola chiesa Santa Maria delle Vigne, ingrandirono per la prima volta il loro monastero nel 1246 e poi nel 1278 cominciarono a costruirne la struttura attuale. La prima chiesa dei Francescani, dedicata alla Santa Croce, da cui il nome della Chiesa, data il secondo quarto del tredicesimo secolo e nel 1295 fu ricostruita come la vediamo oggi. La stessa cosa è accaduto con gli Agostiniani di Santo Spirito, che si stabilirono nel cuore dell’Oltrarno nel 1259, e poi ingrandirono la Chiesa nel 1296. Oltre che la ristrutturazione delle chiese precedenti, i nuovi organi religiosi crearono grandi conventi, pieni dei chiostri e stanze di studio e lavoro; organizzarono la vita comunitaria della popolazione urbana, ebbero un ruolo politico e culturale, oltreché religioso. Assieme alla nuova cattedrale di Santa Maria del Fiore, la cui costruzione cominciò nel 1294, le grandi chiese erette dagli ordini religiosi nelle ultime decadi del tredicesimo secolo hanno costituito gli esempi più importanti di architettura religiosa gotica a Firenze.

 

Guelfi e Ghibellini
La Battaglia di Benevento nel 1266

GUELFI E GHIBELLINI

Il periodo di pace che seguì l’installazione del governo sotto un podestà non durò a lungo. Il 1216 segna l’inizio degli scontri che afflissero la società fiorentina per l’intero secolo, dividendo i cittadini fra Guelfi e Ghibellini. Nel 1244 i nobili Ghibellini, che erano al potere, decisero di estendere la base sociale del governo, in modo da ottenere il favore della classe media mercantile. Fu il preludio del periodo che doveva essere conosciuto come “Primo Popolo”. Il XIII secolo fu il periodo dove si affermò il potere economico e finanziario della città. La prova di questa eccezionale espansione economica fu il conio nel 1252, del Fiorino d’oro, che si aggiunse al Fiorino d’argento, coniato fin dal 1235. Durante il periodo “del Primo Popolo” crebbe la popolazione della città e si svilupparono nuove costruzioni pubbliche. Nel 1255 iniziò la costruzione di quello che doveva essere il Palazzo del Popolo, oggi Bargello. Con la sua forma imponente e la merlatura di torri superò tutte le altre torri della città. Era l’espressione dell’architettura della nuova Era politica.

Alla battaglia di Montaperti, però, nel 1260, i Fiorentini furono sconfitti dai Senesi, e questi iniziarono a cancellare tutto quello che la Classe media mercantile aveva costruito politicamente. Quando i Ghibellini ripresero il potere e ristabilirono le vecchie istituzioni, decretarono la distruzione dei palazzi e delle torri e delle case di proprietà degli esponenti principali del partito dei Guelfi nella città e nei dintorni. Per sei anni Firenze fu governata dai Ghibellini e sarebbe stata distrutta se non fosse stato per la difesa impavida di Farinata degli Uberti alla dieta di Empoli. I Ghibellini, che temevano il potere della gente furono costretti ad accettare che il Papa Clemente IV facesse da mediatore di pace fra le opposte fazioni. Il Papa favorì apertamente la fazione dei Guelfi, che riuscirono così a riconquistare il potere e a reintrodurre le istituzioni politiche abrogate dai Ghibellini.

Nell’ultima parte del tredicesimo secolo Firenze raggiunse lo zenit del suo sviluppo economico e demografico. In questo periodo furono fatte grandi opere nei campi dell’architettura e dell’urbanistica, e questo fu reso possibile dalla formidabile accumulazione di capitale derivata dall’espansione delle attività commerciali e finanziarie. La popolazione continuava ad aumentare, e nuove mura erano necessarie. Così, nel 1282, fu progettata una cinghia lunga 8.500 metri, che includeva una superficie di 430 ettari, cinque volte quella dell’area urbana precedente. Questo sesto e ultimo cerchio di mura, furono l’impegno finanziario più grande mai intrapreso dal Comune fiorentino. Per questo motivo il lavoro procedette molto lentamente, fu interrotto più di una volta a causa della guerra e non finito fino al 1333. Alla fine del tredicesimo secolo Firenze poteva giustamente considerarsi la città principale dell’Occidente. Gli imprenditori allora al potere, decisero di costruire due edifici che simboleggiassero la ricchezza e il potere della città: la nuova cattedrale e il Palazzo della Signoria. Arnolfo di Cambio fu l’eccezionale figura che progettò entrambe le costruzioni, come pure tutti gli altri lavori importanti promossi dal governo delle cooperative, compreso le nuove mura. Nel 1296 cominciò la ricostruzione della vecchia cattedrale di Santa Reparata. La nuova costruzione fu dedicata alla Madonna.

 

Firenze XV secolo
Firenze nel XV secolo

DAL QUATTORDICESIMO SECOLO AL RINASCIMENTO

Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo si accentuarono i contrasti fra il popolo minuto e le classi più basse e la Classe dei ricchi commercianti. Gli ultimi riuscirono in una presa costante del potere, ma nel XIV secolo il popolo minuto provò diverse volte a estendere la base democratica del governo, aumentando la partecipazione delle Arti minori al governo. Nel 1378, sotto l’impulso di un movimento mosso dal proletariato, il popolo grasso fu obbligato ad accettare una riforma istituzionale che prevedeva la costituzione di nuove cooperative: Tintori, Farsettai e Ciompi, corrispondenti alle attività ed ai lavoratori più umili. Per via dei divergenti interessi interni e all’incapacità di governare, queste nuove corporazioni non potevano sostenere la reazione delle Classi Medie mercantili, che presto ripresero per l’ennesima volta il potere. La rivalità fra due famiglie nobili provocarono molto dissenso e condussero alla formazione di due gruppi antagonisti, conosciute come guelfi neri e guelfi bianchi. I primi erano generalmente esponenti più intransigenti ad allargare il governo cittadino ad altre famiglie o a riammettere in città i ghibellini banditi; i secondi mostravano una maggiore disponibilità ad allargare ad altre famiglie la  possibilità di entrare nel governo della città. Di solito nel primo gruppo fanno parte famiglie di antica tradizione aristocratica, al contrario il secondo si compone prevalentemente di famiglie di mercantili che, dopo vari decenni, hanno raggiunto la stessa potenza dei lignaggi più antichi; questa distinzione non esclude che non si ritrovino famiglie del primo gruppo nel secondo e viceversa. I due partiti si alternarono al Priorato, nell’ultima decade del tredicesimo secolo, ma il conflitto si intensificò. I Priori forzarono all’esilio le teste delle due fazioni e la situazione precipitò. I Neri invocarono l’intervento del Papa che mandò come mediatore Carlo di Valois, fratello di Filippo il Bello, re di Francia. Egli favorì apertamente i Neri e chiese perfino i capi dei Bianchi, che furono arrestati e forzati all’esilio, fra questi c’era Dante Alighieri.

Oltre queste lotte interne, la città dovette sostenere la difficoltà onerosa delle guerre contro le potenti Signorie Ghibelline dei Visconti e degli Scaligeri, uniti a Pisani e Lucchesi. Due sconfitte serie, una nel 1315 e l’altra nei dieci anni successivi, indussero Firenze a chiedere, in primo luogo, la protezione delle truppe di Angioine ed a disporsi sotto il dominio diretto di Carlo, duca di Calabria, della casa d’Angiò. La morte del duca nel 1327 ristabilì un’inattesa libertà al Comune fiorentino. Ma non finì qui. Un nuovo tentativo di conquistare Pisa e Lucca fallì miseramente. I Fiorentini, sconfitti dalle forze dei Ghibellini, sotto la direzione del signore di Verona, Martino della Scala, nel 1339, furono costretti di nuovo a chiedere aiuto al re Roberto. Questo provocò una breve tirannia dell’angioino Gualtieri di Brienne, Duca di Atene. Dopo undici mesi di signoria i fiorentini si ribellarono al loro Signore e il 26 luglio 1343, il giorno di Sant’Anna iniziò una rivolta che terminerà 11 giorni dopo con l’uscita di scena di Gualtieri con la sua rinuncia alla signoria. Durante il XIV secolo, la disputa e le guerre interne si aggravarono per le carestie e le epidemie, specialmente la peste nera del 1348, che aggravarono una situazione che era già rischiosa. Ulteriori danni furono causati dalla disastrosa alluvione, del 1333, che spazzò via tutti i ponticelli sopra l’Arno tranne il Rubaconte. Il quattordicesimo secolo fu quindi un secolo di crisi politica ed economica, un periodo decisivo comune a tutte le economie occidentali. La crisi inoltre si riflesse nell’attività architettonica della città che proseguì a un passo molto più lento rispetto a prima. L’attività di costruzione fu diretta, in primo luogo, alla rifinitura delle grandi costruzioni iniziate alla fine del tredicesimo secolo (le mura, la cattedrale, il Palazzo della Signoria, i grandi complessi monastici) e nella ricostruzione dei ponti che erano stati distrutti. Dopo l’impressionante espansione del tredicesimo secolo, la città cominciò a definirsi e ad avere una politica reale di urbanistica, per fornire alle costruzioni un certo grado di ordine e di regolarità. Durante il quattordicesimo secolo fu fatto uno sforzo dietro l’altro per estendere le vie o modificare i loro itinerari e buttare giù le costruzioni traballanti o quelle con le strutture che impedivano il traffico. I primi obblighi del comune furono naturalmente la riorganizzazione delle Piazze della città, Piazza della Signoria e Piazza del Duomo e delle vie principali. Le costruzioni di quel periodo hanno un facciata con i blocchi di pietraforte, almeno nella parte inferiore e una serie di archi regolari al piano terra. Il tipico arco “fiorentino” è un arco alto, rotondo, con piani entranti e strati lievemente accentuati.

 

IL RINASCIMENTO

Quando il potere tornò al popolo grasso alla fine del XIV secolo, fu stabilito un regime oligarchico a Firenze e un piccolo numero di famiglie della classe media mercantile governò la città per circa 40 anni. Seguì comunque una forte opposizione all’oligarchia, essa fu capace di sfruttare abilmente il malcontento popolare. Quella parte della classe Media che era stata esclusa dalla spartizione del potere, si unì alla popolazione e trovò un leader in Giovanni de’ Medici. Il primogenito di Giovanni, Cosimo detto poi il Vecchio, una volta tornato dall’esilio poteva considerarsi il signore assoluto della città, anche se cercava di non mostrarlo palesemente, per far ciò lasciò intatte le vecchie istituzioni repubblicane, ma le svuotò di tutto il potere reale. Morì nel 1464, gli successe il mediocre Piero il Gottoso (1464-1469), il cui figlio, Lorenzo il Magnifico, doveva continuare la politica di dissimulazione dell’antenato fin quasi alla conclusione del secolo: effettuava gli uffici tradizionali, ma era in realtà, e senza dubbio, il Signore di Firenze, a tutti gli effetti.

Durante gli anni in cui l’oligarchia mercantile governò Firenze, e nel periodo antecedente la Signoria dei Medici, i contatti sempre più frequenti con gli esempi dell’antichità greca e romana provocarono un nuovo spirito e la città si trasformò nel centro in cui l’Umanesimo è stato fondato. L’uomo ha iniziato a considerarsi l’ultimo fine, impaziente di imporre conoscenza razionale e affermazione del dominio sopra la natura che lo circonda e la storia che lo precede. La cultura letteraria, le scienze, le arti e le attività umane vengono messi in primo piano. Questo è il periodo dorato dell’intelletto e della cultura in Europa. Per esempio Filippo Brunelleschi; fra il 1420 e il 1446 creò un gruppo di lavoro che rappresentò uno dei più importanti momenti della storia dell’architettura fiorentina e dell’urbanistica. È grazie prima di tutto a Brunelleschi e poi agli altri esponenti della cultura architettonica dei primi del XV secolo che Firenze diventò la “città del Rinascimento”, idealizzata dagli Umanisti. Un numero incredibile di artisti parteciparono alla vita di Firenze e contribuirono a costruire l’immagine della città rinascimentale, fra questi: Donatello, Masaccio, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Beato Angelico, Michelozzo, Giuliano da Sangallo, Benedetto da Maiano, Domenico Ghirlandaio, Rosso Fiorentino, Bronzino, Pontormo, Leonardo Da Vinci, Michelangelo e altri ancora.

 

Firenze XVI secolo
L’assedio di Firenze nel 1530

IL SEDICESIMO SECOLO

Lorenzo il Magnifico seppe imporre il suo potere personale, senza rovesciare le istituzioni repubblicane, ma alla sua morte nel 1492, passarono solo alcuni anni che il figlio Piero, detto il Fatuo, riuscì a demolire la meravigliosa struttura di potere dei Medici. La politica codarda di Piero, in merito all’invasione di Carlo VIII, costrinse la città ad eliminare la Signoria e ristabilire in pieno il regime repubblicano. La gente si divise fra coloro che parteggiavano i Medici e la massa dei cittadini, infiammati dai sermoni del frate domenicano Girolamo Savonarola, che volevano riformare il governo, imponendo un nuovo regime dove ruolo importante fosse assunto da un “Gran Consiglio” che riunisse i membri delle famiglie principali. Ma non passò molto tempo che i Medici e i loro sostenitori fecero ritorno, grazie al fatto che Savonarola venne giudicato eretico, impiccato e bruciato in Piazza della Signoria, il 23 maggio 1498, per ordine di Papa Alessandro VI. Fu il periodo in cui Michelangelo realizzò la sua famosa statua del David, posta davanti a Palazzo della Signoria come guardiano della libertà dei Fiorentini. In seguito la città si trovò di nuovo sotto la Signoria dei Medici, col benestare del Papa, alleato del Re di Aragona, la cui parola era legge in Italia, dopo la partenza del Re di Francia. L’elezione alla cattedra papale, prima di Giovanni de’ Medici (Leone X), nel 1512, e poi di Giulio de’ Medici (Clemente VII) rinforzarono ancora di più la Signoria dei Medici. Ma quando arrivarono le notizie del sacco di Roma nel 1527, i fiorentini si ribellarono e cacciarono ancora una volta i Medici, affermando la loro libertà. Fu l’ultimo tentativo disperato di restaurare il governo repubblicano. Il 12 agosto 1530, dopo un assedio di undici mesi, gli eserciti dell’imperatore e del papa insieme entrarono a Firenze, e l’anno seguente, per concessione imperiale, Alessandro de’ Medici fu dichiarato “capo del Governo e dello Stato”. Il nuovo signore, che dopo una successiva risoluzione fu chiamato “Duca della Repubblica Fiorentina”, installò una tirannia, con nuove istituzioni tutte sotto il suo controllo, e iniziò una politica di alleanze straniere con le famiglie reali più importanti d’Europa, sposando una figlia dell’Imperatore Carlo V.

Gli avversari dei Medici, comandati da Filippo Strozzi, provarono inutilmente a capovolgere le sue sorti insidiano il governo del duca Alessandro. Rimase senza seguito anche il gesto di Lorenzino de’ Medici che assassinò Alessandro nel 1537. L’unico successore possibile era Cosimo il Giovane, figlio di Giovanni delle Bande Nere, il ramo “popolano” della famiglia, poiché il principale ramo di Cosimo il Vecchio era estinto. A diciassette anni il nuovo Duca riuscì a guadagnarsi il rispetto e gradualmente installò un regime autocratico. Nel corso della sua vita riuscì a schiacciare le fazioni avversarie ed a rinforzare lo Stato, sottomettendo Siena alla dominio fiorentino nel 1555. Ottenne un titolo sovrano dal Papa e dal 5 marzo 1570 fu incoronato Granduca della Toscana da Pio V. Quando morì nel 1574, lasciò il Governo nelle mani del figlio Francesco che regnò fino al 1587, quando fu succeduto dal fratello Ferdinando I (1587-1609).

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi