Per la prima volta i Dragoni di Parte Guelfa hanno pattugliato il Parco della Piana a Sesto Fiorentino a tutela dell’ambiente. Si tratta di un’area umida bellissima e piena di vita con alta valenza sia naturale che culturale. Il monitoraggio è avvenuto sulle orme di Pinocchio, il racconto non religioso più letto e tradotto al mondo. Gli studiosi hanno cominciato a cercare di capire i luoghi reali che avevano una corrispondenza nella realtà della favola già all’indomani della morte del Collodi, intervistando i suoi amici più cari ed intimi. Nel corso degli anni si è riusciti ad identificare in luoghi e personaggi reali quello che lo scrittore fiorentino aveva immortalato nel suo scritto più famoso. E se su alcuni punti si discute ancora oggi, in altri ci sono ormai delle certezze.
Tanto che le Amministrazioni comunali fiorentine e di Sesto Fiorentino hanno deciso di codificarle apponendo un’apposita cartellonistica sul territorio. Il pattugliamento infatti è arrivato in prossimità di Santa Croce all’Osmannoro: un convento che nei periodi più piovosi, quando il fiume Arno straripava, rimaneva isolato in mezzo alle acque. Per questo i suoi abitanti nel corso della bella stagione si affannavano ad accumulare derrate alimentari per affrontare i periodi più difficili. Proprio come l’isola delle api industriose descritte dal Lorenzini. Ma tutta l’area diventava per lunghi mesi dell’anno un vero e proprio acquitrino, dove lo stesso scrittore rischiò di affogare mentre lo attraversava a bordo di una imbarcazione. Ecco quindi che si riesce a capire come un racconto ambientato prevalentemente nelle zone fiorentine possa avere nel mare un ambientazione così caratterizzante. In zona poi i sestesi si divertono tra la zona di Querciola e di Volpaia a rintracciare le numerose statue che nel tempo sono state dedicate al burattino più famoso al mondo. Balene, volpi, gatti e cappelli di fata spuntano ovunque accompagnate da Pinocchi poco studiosi o addirittura sfuggenti. Termina il percorso di Pinocchio una visita al Museo della Richard Ginori, oggi ancora chiuso ma con la prospettiva di tornare alla vista del grande pubblico nel giro di pochi anni. Lì il fratello del Collodi, Paolo, fece la storia della manifattura di porcellane italiane più famosa al mondo e lo stesso Carlo ne scrisse un libello celebrativo, che probabilmente è uno dei primi esempi di marketing in Italia.
Autore
Filippo Canali