Categoria: Arciconfraternita

Storia della Cavalleria

Cavalleria Medievale

 

 

STORIA DELLA CAVALLERIA

 

La classe guerriera si distingue fra il guerriero a piedi e il guerriero su un carro o a cavallo, giacché quest’ultimo è indice di un’élite fondata sul prestigio e sulla ricchezza. La valorizzazione dell’arma, del cavallo e di una casta dedita all’arte della guerra, porta lentamente alla creazione di una “nobiltà” guerriera che accompagna l’elaborazione di nuove tecniche di combattimento, di doveri, di diritti, di riti e di un codice d’onore specifico. L’antichità conobbe numerose forme cavalleresche. In Grecia (Spagna, Atene, Creta, Macedonia eccetera) la cavalleria è un’unità d’élite formata da cittadini fortunati capaci di provvedere al proprio armamento e occuparsi di un cavallo. Spesso essa sostituisce la guardia del re, come a Sparta (gli hippies), a Creta o in Macedonia con la cavalleria dei “compagni” del re (hetairoi), l’antica guardia nobile del capo supremo militare. All’epoca dei diadochi compare una cavalleria interamente corazzata, i catafratti, prefigurazione formale della cavalleria medievale. S’incontrano guardie reali a cavallo anche presso sciiti, ittiti, celti, in particolare la “cavalleria” nobile di Vercingetorige, che Cesare del De bello gallico chiama equites, e persiani, la famosa guardia del corpo di Ciro il Grande, i cui cavalieri erano muniti di piastroni con scaglie di bronzo. A Roma, il secondo ordine era formato dagli equites, i cavalieri, chiamati talvolta milites aurati per via degli speroni d’oro, simboli del loro stato, che ritroviamo ai piedi dei cavalieri medievali. La loro origine risalirebbe alla guardia a cavallo di Romolo, i celeres. Limitati nel numero, i cavalieri della Repubblica erano di solito reclutati in tutti gli strati sociali. Sotto l’Impero, diventare cavalieri presupponeva un reddito di 400.000 sesterzi. Erano concecssi loro alcuni privilegi: portare gli speroni, un anello, una tunica di porpora, mantenimento e cura del cavallo a carico dello Stato, posti riservati in manifestazioni pubbliche eccetera. All’epoca dei Gracchi, i cavalieri furono incaricati dell’amministrazione della giustizia e furono sottoposti a diversi obblighi: partecipazione a riti equini quali quello del 15 luglio, in cui cavalieri dovevano recarsi a cavallo al tempio di Marte, passaggio in rassegna da parte del censore ogni cinque anni, obbligo della cura del cavallo e delle armi ecc. Inoltre, un codice d’onore li obbigava, pena una degradazione ad esclusione dall’ordine, a condurre una vita pubblica e privata rigorosa, così come a mantenere le loro fortune. Tali principi, associati al ripristino delle armi virili legate alla consuetudine germanica e completati da precetti cristiani, costituiranno le basi della cavalleria feudale. Quest’ultima è l’erede diretta, attraverso l’antichità, del mondo protostorico degli indoeuropei con l’istituzione, sin dall’età dei metalli e perfino nel neolitico, della tripartizione funzionale della società in clero, guerrieri/nobili e lavoratori i futuri oratores, bellatores, laboratores della società medievale.

 

 

Origini della Cavalleria

La cavalleria ha origini germaniche tuttavia dal XIV secolo furono avanzate alcune ipotesi senza grande successo. Le principali teorie, che non evidenzieremo, furono tre: l’origine egiziana, l’origine romana, l’origine arabo-musulmana. Oltre le tre teorie appena esposte quella che, oggi, rimane largamente accettata dagli storici è la teoria germanica. Essa proviene da Tacito che, nella sua Germania, descrive una cerimonia nel corso della quale un adolescente nato libero riceve la framea (lancia) e lo scudo, lasciando l’infanzia per diventare adulto, quindi guerriero. Tacito allora conclude: questo è l’abito virile di quei popoli; questo è il primo onore della loro giovinezza. La comparsa di tale rito di passaggio con le più antiche vestizioni conosciute (XII secolo) è sorprendente: matrice simbolica comune, stessa brevità virile stessa natura profana del rito. La forma religiosa è ancora scarsa, mentre l’aspetto spirituale è presente nell’intimo guerriero. Nata nei secoli XI-XII, la cavalleria è scaturita dalla funzione di due gruppi dominanti delle società carolingia: il gruppo della nobiltà fondiaria, in cui la fortuna e i privilegi si trasmettono in modo ereditario, ma la cui vocazione non è militare, e il gruppo di guerrieri professionisti liberi, “uomini nuovi” cresciuti nella casa del signore. L’origine di tale cambiamento si deve alla crescita del prestigio delle armi, rafforzato da quello della vestizione valorizzata dalla Chiesa. Da allora in poi la cavalleria è inglobata nel vassallaggio, e si generalizza l’uso secondo il quale, per essere vassallo, bisogna essere cavaliere armato con la vestizione. La parola miles designa contemporaneamente il cavaliere, il combattente a cavallo, in nobile e il vassallo, il quale nominato miles noster dal suo signore. I privilegi della nobiltà divennero quelli della cavalleria e viceversa: privilegi militari (portare spada ecc.), fiscali (esenzione dalle imposte pubbliche, dalle consuetudines ecc.), giuridici (diritto processuale, giudizio dei pari ecc.) che venivano trasmessi ai figli del cavaliere.

 

 

Le fasi dell’investitura cavalleresca

La vestizione primitiva (IX-X secolo) rimane vicina al rito germanico, con una base sostanzialmente laica: il cavaliere riceve le armi, soprattutto la spada, senza una grande cerimonia, con raccomandazioni etiche e una breve preghiera. Il luogo po’ essere il cortile di un castello, a piazza di una città o un campo di battaglia. A partire dal X e XI secolo, aumentano la ritualizzazione e la sacralizzazione nella Chiesa, compaiono le prime forme di benedizione della spada, mentre si precisano le prescrizioni etiche. Il contenuto rituale deve molto alle liturgie utilizzate per le incoronazioni reali o imperiali. La preghiera d’investitura chieda a Dio di benedire la spada del cavaliere “perché essa si elevi a difesa della chiesa, delle vedove, degli orfani e di tutti i servi di Dio contro il flagello dei pagani”. Essa gli viene consegnata, dopo aver poggiato sull’altare durante la vigilia d’armi, dall’officiante in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ai quali si associano San Giorgio e San Michele. Tuttavia il rito rimane ancora semplice, poiché conserva la sobrietà virile delle origini. Nel XIII secolo la cristianizzazione del rito è totale: vi è la nascita di un rituale complesso, come rivela il pontificale del vescovo di Mende, in cui compare sotto forma di ordinazione un ottavo sacramento, dal contenuto profondamente etico e spirituale. La vestizione è quindi posta sullo stesso piano dell’ordinazione del prete. Il rito si compone di tre parti: la prima di tipo preparatorio (il digiuno, la confessione, la vigilia delle armi, ecc.); la seconda di consacrazione (la messa, la comunione, la benedizione, la consegna della spada benedetta, il bacio di pace ecc.); la terza la parte festosa. La vestizione comporta anche conseguenze determinanti su tre piani: giuridico (il nuovo cavaliere accede al mondo degli adulti e acquisisce maturità legale), sociale (il cavaliere sfugge alla tutela paterna e diventa un individuo dotato d’indipendenza totale), militare (può alzare bandiera e pennone, essendo stato investito del cingulum militiae).

 

 

Cavalleria e Nobiltà

Si deve far presente che cavalleria e nobiltà non hanno sempre coinciso. Fino al XII secolo non vi era confusione tra nobiltà e cavalleria, poiché quest’ultima non era ancora riservata alla prima. Esistono differenti livelli: l’alta nobiltà (nobilissimi milites) le cui origini risalgono a potenti e antiche stirpi di combattenti a cavallo; la media nobiltà (castellani e loro vassalli), i nobili e potenti cavalieri, che si assimilano progressivamente con la nobiltà nell’XI secolo; i semplici cavalieri, servitori armati dei precedenti (milites castri, gregarii, satellites, ecc.) che sono vassalli senza terre proprie, proprietari di allodio, vassalli rovinati, cavalieri servi dell’Impero.

 

 

La perdita dello Stato Cavalleresco

La grandezza cavalleresca è accompagnata da una contropartita infamante: la possibile perdita dello stato cavalleresco o degradatio militaris, talvolta chiamata “degradazione delle armi e nobiltà”. Essa viene inflitta ai cavalieri che hanno contravvenuto alle leggi non scritte ma reali della cavalleria, cavalieri “di cattivo comportamento, spergiuri e felloni” (crimini puniti con la morte nel medioevo, poiché turbavano l’armonia divina della società e implicavano la duplicità “diabolica”) oppure colpevoli del crimine di lesa maestà. Si possono aggiungere gli atti gravi (saccheggi di edifici religiosi, rinnegamento della fede cristiana ecc.).
Il motivo principale della perdita della cavalleria è legata soprattutto ad atti di tradimento militare e feudale.

 

 

Il Modello Cavalleresco

Padrone dei beni e degli uomini, almeno per i più potenti di loro, il cavaliere ha il dovere di essere il modello vivente di ciò che un uomo, sopratutto un guerriero, il quale conduce una “retta, bella e santa vita”, può produrre di più vicino alla perfezione.

 

Il Simbolismo dell’Armamento del Cavaliere

Ci limiteremo alle corrispondenze avanzate da San Paolo, che furono quelle del medioevo. Egli scrisse: “Per il resto, attingere forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma […] contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio […]. / State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagandare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello spirito, cioè la parola di Dio”. Queste corrispondenze paoline furono ristrutturate dagli esegeti medievali, che spesso diedero loro un contenuto soggettivo, e fu aggiunta una settima per metterle in accordo con le sette virtù cardinali e i sette doni dello Spirito.

Riportiamo qui di seguito le corrispondenze più comuni:

•    Elmo: la speranza, l’intelligenza , il pudore.
•    Corazza: la prudenza, la pietà, la protezione contro il vizio e l’errore.
•    Manopole: la giustizia, la scienza, il discernimento, l’onore.
•    Scudo: la fede, il consiglio, la protezione contro l’orgoglio, la dissolutezza e l’eresia.
•    Lancia: la carità, la saggezza, la retta verità.
•    Speroni d’oro: la temperanza, il timore di Dio e lo zelo della salvezza.
•    Spada: la forza, la parola di Dio, il coraggio, la potenza.

 

La Guerra, il Potere, il Prestigio

La cavalleria ha inciso profondamente nell’immaginario della cultura occidentale: ne è addirittura divenuta un’asse portante, uno di quegli elementi che non conoscono tramonto, destinato a rinascere dopo ogni passeggera eclissi. Eppure fin dal XII secolo si era annunciata la morte della cavalleria, col racconto della fine delle consuetudini della Tavola Rotonda. I cavalieri della realtà (con i loro problemi economici, le loro miserie quotidiane, le questioni di ingaggi mercenari, il loro correre di torneo in torneo alla ricerca di premi da mettere poi in pegno, oppure in vantaggiosi matrimoni…) non raggiunsero mai la perfezione dei loro modelli neanche ai temi d’oro della cavalleria. Tempi d’oro che, poi, non si sa bene neppure quando storicamente situare: pur ammesso che questo sia un problema plausibile sotto il profilo storico. Dall’altra parte la storia fiorentina conosceva una vicenda cavalleresca almeno dal secolo XII, che in parte era simile nella koiné cavalleresca europea. I milites (nel senso di combattenti a cavallo forniti di armatura pesante e di uno status legittimato da un rito iniziatico che li rende parte di una “corporazione” di guerrieri alla quale si accede per cooptazione) compaiono per tempo nella penisola italica come altrove. Possiamo individuarli già con chiarezza nell’XI secolo e a partire dalla età del XII cominciano (tanto nel regnum Italiae quanto nel regno siculo normanno) a essere oggetto di pesanti limitazioni dell’accesso alla dignità cavalleresca, diritto al quale tende a venir conferito solo a quelli che già potevano vantare in famiglia dei cavalieri. Si delineava pertanto la tendenza a restringere l’aristocrazia cavalleresca, che tate era di fatto, sino a farla coincidere con un’aristocrazia che tale fosse anche di diritto, una “nobiltà”. Ma il mondo cittadino, dove i discendenti della piccola e media aristocrazia militare provenienti dal contado si incontravano con il resto del ceto dirigente urbano dei boni viri, era restio alle chiusure di diritto. La dignità cavalleresca divenne con il Duecento indispensabile per accedere a cariche come quella del podestà e di Capitano del Popolo. C’erano vere e proprie dinastie (specie in regioni povere e rurali, come le Marche) di piccoli nobili che si può dire vivessero facendo il funzionario forestiero di professione nelle città comunali; e si creava così una complessa rete di consuetudini e di clientele. La funzione culturale che questi reggitori temporanei di governi assolsero anche involontariamente fu di contribuire alla diffusione e circolazione delle idee e dell’etica della cavalleria; valori questi di cui si occupa anche la trattatistica di regimine potestatis. Per definizione l’etica cavalleresca era ritenuta un qualcosa di gestibile a livello personale e il cavaliere era nelle sue espressioni letterarie una figura errante, un solitario. Ma la realtà era ben diversa: la condizione cavalleresca era profondamente sociale. Il cavaliere non affrontava la vita di professionista della guerra se non in “comitive”, o quanto meno scortato da un sia pur modesto seguito. Nelle città, la cavalleria era un affare di famiglia; e quando nella Firenze duecentesca le istituzioni popolane trionfanti porranno il cavalierato tra i segni caratteristici dell’appartenenza al ceto magnatizio, avranno ben le loro ragioni legate non tanto al rigore giuridico quanto ala realtà e allo stile di vita, al modo di comportarsi. Nelle città toscane come altrove tra il XII e il XIII secolo, il fattore discriminante tra l’essere e il non essere magnati era quindi il sapere e il poter combattere a cavallo, l’esercitare il diritto alla vendetta e alla guerra privata “… E parea la terra sua”, come diceva Dino Compagni del cavalier Corso Donati. Prima di tutto occorre chiarire un problema delicato che è, al tempo stesso, di terminologia e di periodizzazione. Parlare di cavalleria “comunale” non è lo stesso di parlare di cavalleria “cittadina”: non, almeno, quanto all’origine e alla provenienza dei milites e delle famiglie all’interno delle quali la dignità cavalleresca era di fatto consueto che si tramandava di generazione in generazione. Diciamo dunque cavalleria “comunale”: quanto alle sue origini e alla prima parte della sua storia, cioè all’XI e al XII secolo, solo alla fine di quest’ultimo, e meglio ancora nel successivo, essa si presenterà dotata di una sua fisionomia meglio precisabile, anche se certo non statica. Dobbiamo tener presente che la militia può avere varie origini. Nella sostanza diremmo che esse sono due: quella “feudale” dei milites inurbati provenienti dal contado; e quella invece, pur propriamente “cittadina”, dei milites in quanto combattenti a cavallo tenuti a mantenere a totali o parziali loro spese un equipaggiamento adeguato per la guerra cioè cavallo e armamento pesante. Le due qualificazioni di miles nobilis da un lato, di miles pro communi dall’altro, pur distinguendo due livelli di cavalierato, indicano peraltro due tipi di funzione congiunti da un’omogeneità di fondo: essi costituiscono due livelli della medesima militia. Il dato qualificante di tale omogeneità era appunto la militia: il combattere a cavallo, che non era solo l’espressione di una certa disponibilità economica e di una capacità tecnica cui potevano affiancarsi riconoscimenti e prerogative sul piano giuridico, ma anche la base sostanziale di un”genere di vita” e d’una visione del mondo appoggiata a un contesto culturale reciso fatto di riti e di contenuti etico-rappresentativi. La militia dei comuni toscani muta parecchio nella struttura sociale delle sue componenti e nel suo peso rispetto alla vita pubblica fra XI e XIV secolo: in essa tuttavia permane la distinzione fra chi è cavaliere e chi non lo è, fra chi detiene la dignità cavalleresca e chi non la detiene. Non va dunque sottovalutata né ridotta a pura indicazione di una stratificazione sociale la contrapposizione tra milites e pedites, sinonimo di quella, che appare più chiara e significativa, fra nobiles o maiores, e populus o minores. Sotto il profilo militare il populus combattente a piedi: il che è un combattere in modo subalterno segno appunto di una condizione sociale inferiore. Chi militat lo fa a cavallo: e la traduzione volgare di miles con la parola “cavaliere” lo conferma in pieno. Il discorso torna quindi per forza di cose sugli addobbamenti e sul loro valore, ancor prima che giuridico, mentale. L’addobbamento doveva sancire con il suo rituale l’appartenenza a un gruppo qualificato di un comune genere di vita e da comuni prerogative. Ma quando nel medioevo comunale venne a cessare, con il primo Trecento, l’identificazione fra nobiles e militia, il cingolo militare si rese disponibile anche per la gente di origine popolana. Il desiderio di armare e di essere armati cavalieri nasceva sempre e comunque da una profonda ammirazione per le glorie della cavalleria: per quanto si trattasse di glorie nella realtà assai raramente rinverdite dai mercanti e dai banchieri Déguisés en chevalier che indossavano il vaio e calzavano gli sproni dorati nella Firenze dei banchieri, dei mercanti e degli imprenditori.

 

 

Verso una Rifeudalizzazione Mentale

La stretta oligarchica imposta alla politica fiorentina a partire dagli anni Ottanta del XIV secolo arrestò  l’inflazione della dignità cavalleresca che era stata tipica del circa mezzo secolo tra il 1330 e il tumulto dei ciompi. Ora, l’esser cavalieri tornava a costituire uno status symbol preciso che, se non aveva più niente a che vedere con l’appartenenza al vecchio ceto magnatizio, seguiva in cambio l’adesione a un modo di vivere e di pensare, la concreta possibilità di spendere e una volontà di impegnarsi nella vita politica, diplomatica e sociale; ora significava entrare in un ambito elitario e dover condurre una vita adeguata al rango ostentato. Del resto, se il conseguir la dignità cavalleresca non era più cosa alla portata di molti com’era stato nel pieno Trecento, sugli insigniti della cintura di cavaliere forte si faceva soprattutto sentire il controllo della Parte Guelfa garante fra l’altro, se non di una “chiusura”, quanto meno di una severa limitazione dell’accesso di nuove famiglie alla cerchia dei casati oligarchici e pertanto del contenimento della mobilità sociale e della salvaguardia delle posizioni politiche acquisite.

 

 

Far Cavalieri a Firenze

Il significato dell’ordine cavalleresco. Secondo alcuni la nobiltà medievale e moderna si sarebbe configurata, al suo nascere, proprio col fatto che a partire da circa la metà del XII secolo si era profilata un po’ in tutta Europa la tendenza alla “chiusura” del ceto cavalleresco. I milites, i cavalieri, erano quelli che potevano e sapevano combattere a cavallo, pesantemente armati, all’interno delle comitive guerriere al servizio di questo o di quel signore. Per far un cavaliere e mantenerlo efficiente occorrevano un lungo tirocinio avviato già sin dall’infanzia, un continuo addestramento e soprattutto un cospicuo gruzzolo di denaro sufficiente a provvedere alle copiose spese per le armi, i cavalli e il mantenimento di un pur modesto seguito. In un certo senso il sistema feudale si era andato strutturando proprio per assicurare anzitutto la sopravvivenza e la sicurezza: quindi manteneva e sosteneva quel ceto cavalleresco che ne costituiva la difesa per quanto a ciò fossero connessi caratteri di arbitrio e di violenza. Ai cavalieri si richiedevano doti fisiche quali la forza il coraggio e la destrezza, il cui livello era controllato per mezzo del continuo esercizio cui essi si sottoponevano. Era poi necessario un sistema socio-economico che provvedesse al mantenimento dei guerrieri: e nel corso XII secolo taluni mutamenti impostisi nel panorama economico avevano messo in crisi l’intera compagine feudale. In tali condizioni i monarchi del tempo avevano dovuto restringere le norme di annessione alla dignità cavalleresca. Secondo la tradizione, infatti, poteva accedere al cavalierato chiunque dimostrasse di essere degno; ma da circa la metà del XII secolo solo gli appartenenti a famiglie che vantassero già tra i loro membri dei cavalieri avevano a loro volta il diritto di conseguire la cintura e gli sproni dorati, simbolo della dignità cavalleresca. Fu nel regno di Sicilia, in quello di Inghilterra e nell’impero germanico che queste limitazioni si imposero per prime.

 

Storia Cavalleria Comunale

Si potrebbe suddividere la storia della cavalleria comunale, tra XII e XIII secolo, in tre fasi distinte:

1.    La prima si aprì verso la fine del XII secolo, con la chiusura dell’accesso alla dignità cavalleresca. Fino ad allora, nella pratica, qualunque uomo libero, dotato di forza fisica e ricco quanto bastava per mantenere armi e cavalli poteva ambire a essere cooptato nella militia, la quale non era né un sodalizio chiuso garantito da norme giuridiche né una corporazione professionale. Si diventava cavalieri quando tali si era “consacrati” da altri cavalieri, cioè da altre persone che avevano a loro volta ricevuto questo tipo di consacrazione. L’addobbamento com’era detta in italiano questa cerimonia (dal germanico dubban “colpire”, latinizzato in dubbare, da cui il francese antico aduber), aveva un carattere laico: la sua sacralità era amministrata da guerrieri e non includeva alcun ricorso a pratiche sacramentali amministrate dal clero. Soltanto la fine del XIII secolo la Chiesa – nell’ambito della quale pur si benedicevano solamente dall’Alto Medioevo le armi destinate ai principi e ai novi milites, così come si benedicevano gli arnesi da lavoro, i campi, i raccolti dei contadini e tutto quello che doveva esser messo al riparo dal Maligno – accolse definitivamente nel novero dei sui sacramentalia l’ordinatio novi milites, cioè l’addobbamento. Fino alla metà del XII secolo aveva avuto valore il principio della cooptazione, sulla base della quale ogni cavaliere poteva creare un nuovo cavaliere a seguito di una semplice cerimonia principalmente costituita da due gesti: primo, la consegna della spada appesa ad una cintura; secondo, un colpo dato con il palmo della mano o con il piatto della lama d’un altra spada tra la spalla e la nuca (la collée, la “collata”, la “giuttonata” o la “gotata”) e accompagnato da un abbraccio. Ma con il trascorrere del tempo i sovrani si erano appropriati del diritto di far cavalieri: già negli anni Quaranta del XII secolo il vescovo Ottone di Frisinga, parente e biografo di Federico I, si stupiva che ne comuni lombardi si facesse cavaliere chiunque, senza badare alla condizione sociale. La pratica denunziata da Ottone, che a noi potrebbe sembrare più “moderna”, era in realtà arcaica: le aristocrazie cittadine del Regnum Italiae erano restate fedeli al principio della cooptazione di nuovi cavalieri, praticamente ignorando la chiusura del ceto militare.

2.    La seconda fase del processo si aprì quando, nell’ultimo quarto del XIII secolo, le organizzazioni popolane degli imprenditori, dei banchieri, dei mercanti e dei produttori cittadini contesero e strapparono nelle città il potere ai rappresentanti del ceto magnatizio, i quali erano in parte discendenti delle vecchie famiglie di rango militare che possedevano beni immobili in città e nel contado e di quelle schiatte consortili che attorno ad essi si erano costituite. Ora, dato che la dignità cavalleresca era intesa come segno distintivo ed esclusivo di quei casati, l’esser cavaliere o avere all’interno della propria famiglia qualcuno insignito tale significava appartenere ai magnati: per questo, con gli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella del 1293, chi fosse insignito della dignità cavalleresca era allontanato da taluni organi della partecipazione al governo comunale. Tuttavia l’esser cavaliere era necessario per accedere ad alcuni pubblici uffici, quali quello del Podestà o di Capitano del Popolo. D’altra parte il nome stesso della cavalleria, il fascino delle imprese ad essa legate e il fasto delle cerimonie d’addobbamento erano un richiamo molto forte er molti esponenti dei ceti emergenti di origine imprenditoriale o mercantile i quali, benché detentori della ricchezza mobile e immobile, erano privi di un passato glorioso o comunque di una tradizione familiare cui rifarsi. Essi cercavano di imitare lo stile di vita del ceto magnatizio; ambivano quindi indossare la cintura e a calzare gli sproni dorati di cavaliere e a condurre un genere di vita immerso nel lusso e nel fasto. 

3.    La terza ed ultima fase della storia della cavalleria comunale corrisponde pertanto all’approvazione da parte del Popolo del diritto di far cavalieri in deroga alle chiusure giuridiche sostenute dalla normativa imperiale. In Firenze, i “cavalieri di Popolo” si affiancarono a quelli della Parte Guelfa, l’organizzazione che garantiva la fedeltà di Firenze alla linea politica del papa e della monarchia angioina di Napoli e nella quale esponenti delle vecchie famiglie magnatizie guelfe figuravano accanto a rappresentati del Popolo Grasso della fazione cosiddetta “guelfo-nera”. Il Popolo e la Parte Guelfa finirono nel corso del Trecento col pretendere di essere de facto – insieme al Comune – le fonti della dignità cavalleresca. Tale pretesa fu custodita e difesa molto gelosamente. Di frequente la dignità era conferita a giovani di ricche e di illustri famiglie fiorentine da personaggi esterni di alto lignaggio, come re o principi: quando ciò accadeva, il neo cavaliere doveva richiedere al Comune i riconoscimento del suo nuovo titolo e giurare fedeltà alla magistratura fiorentina affinché la dignità conferita avesse valore anche nell’ambito fiorentino. In questo periodo la città la fazione appaiono strettamente connesse. Nel corso del XIV secolo, ai valori originari si aggiunse il rapporto di lealtà cavalleresca verso il re o verso il principe. Al pari di queste monarchie, anche le città comunali si erano ormai assunte il potere di elargire la dignità cavalleresca pretendendo in cambio che la fedeltà alla patria (fedeltà al ceto dirigente della fazione egemonica) divenisse a sua volt un valore cavalleresco. Detto questo si deve analizzare quali erano i luoghi dell’investitura cavalleresca. Se nei regni le cerimonie avvenivano in chiesa e il novello cavaliere era addobbato presso il pulpito: luogo dove si predicava e si mostravano le reliquie, quindi adatto alla presentazione alla popolazione del nuovo miles. Nelle città comunali abbiamo spesso delle eccezioni e anche a Firenze spesso al posto del pulpito c’era un parallelo laico. Gli addobbamenti avevano spesso luogo alla “ringhiera”, cioè alla balaustra del palazzo dei Priori, nel caso si prendesse il titolo di cavaliere dalla Signoria, ma anche il Comune, il Popolo e la Parte Guelfa conferivano il titolo equestre. Per quel che riguarda la cerimonia di addobbamento a Firenze le notizie le riceviamo da Franco Sacchetti, vissuto nel XIV secolo, e da Francesco Filarete, vissuto nel XV secolo. Grazie ai loro scritti sappiamo che a Firenze alla cerimonia il cavaliere andava vestito di “una vesta verde con maniche larghe foderata di pelle si gli gli è di verno, et le maniche e ‘l sopraspalle di nastro d’oro. La berretta verde o di panno o di drapo, con una ghirlanda d’ulivo con qualche foglia dorata sopra la berretta. Le calze verde solate. La cintura verde si seta. La detta veste à essere cinta al cavaliere con uno bello stochetto a lato”.

 

 

 

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

 

 

Formazione Culturale

Dante liber

 

 

FORMAZIONE CULTURALE

 

Per aderire pienamente all’Arciconfraternita è necessario ricevere l’investitura a Cavaliere o Dama di Parte Guelfa, dopo specifico percorso formativo culturale, etico e religioso disposto dal Consiglio di Credenza col contributo dell’Arcidiocesi di Firenze e del Consiglio Feste e Tradizioni Fiorentine. Divengono membri della Parte Guelfa coloro la cui domanda di ammissione sia definitivamente accettata con voto unanime dal Capitani di Parte Guelfa ed è necessario che ciascun aspirante sia presentato da due padrini. I requisiti per appartenere alla Parte Guelfa sono: praticare vita cristiana, aver compiuto il diciottesimo anno di età, essere moralmente incensurato e tenere un comportamento corretto ed educato, non far parte di associazioni o movimenti in contrasto con la morale cristiana ed aver corrisposto le tasse di ammissione. Gli aderenti, una volta scelto il Quartiere di appartenenza, non potranno mai più cambiarlo. Solo il Consiglio di Credenza potrà determinare, in via eccezionale, modifiche di appartenenza dei membri. Ad ogni singolo aderente sono richiesti, per il ruolo che riveste ed in quanto rappresentante della città di Firenze e della Parte Guelfa, comportamenti ed atteggiamenti seri ed adeguati. Qualora ciò non si verificasse lo stesso sarà soggetto a sanzioni da parte del Consiglio di Credenza come previsto dal presente statuto. La Parte Guelfa partecipa al suffragio, alle esequie ed alla sepoltura dei propri membri. Le attività di volontariato sono prestate a titolo personale, spontaneo e gratuito.

 

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

Sedi

Parte Guelfa sigillo


SEDI

 

Palagio di Parte Guelfa 4

PALAGIO DI PARTE GUELFA

L’Arciconfraternita ha sede istituzionale presso il Palagio di Parte Guelfa in Piazza di Parte Guelfa 1 a Firenze ed opera nell’ambito territoriale dell’Arcidiocesi di Firenze con potestà di istituire Confraternite in ogni Diocesi della Chiesa Cattolica. Il Palagio dei Capitani di Parte Guelfa è un vasto complesso monumentale il cui nucleo storico è situato nel cuore di Firenze e fu sede del quartier generale dell’Ordine di Parte Guelfa, ovvero del partito papale di Firenze. Ogni anno vi si svolgono le Investiture Solenni e la Festa delle Insegne di Parte Guelfa.

 

 

Palazzo Borgherini Rosselli del Turco firenze

PALAZZO BORGHERINI ROSSELLI DEL TURCO

L’Arciconfraternita ha sede didattica centrale presso il Palazzo Borgherini Rosselli del Turco in Borgo Santi Apostoli 19 a Firenze, sede della European School of Economics, edificio storico commissionato nel 1507 dalla famiglia Borgherini a Baccio d’Agnolo su terreni acquistati dagli Altoviti e sull’ultima porzione esistente del cimitero del Limbo. Il Palazzo, completato nel 1530, è costruito a ridosso dell’antica chiesa di Santi Apostoli. Oltre ai corsi formativi annuali, la Parte Guelfa vi realizza le Adunanze Generali.

 

 


ZOWORKING

L’Arciconfraternita ha sede didattica multimediale presso ZoWorking in via Bruschi 128 a Sesto Fiorentino, modernissimo centro polifunzionale concepito e realizzato da Plast Pack Packaging, azienda della famiglia Caselli, leader nel settore della logistica, del packaging e dell’e-commerce. Si tratta di un complesso innovativo a livello tecnologico che, oltre alle postazioni di lavoro, include sale riunioni, spazi per eventi, sfilate e convention, showroom, aree per la formazione, un bar ristorante e due reception.

 

 

 

Visarno

SCUDERIE DI PARTE GUELFA

L’Arciconfraternita ha sede operativa pressole Scuderie di Parte Guelfa all’Ippodromo del Visarno gestito dal concessionario Sanfelice della famiglia Meli. Il più grande impianto ippico fiorentino nacque nel 1847 a breve distanza dai prati del Quercione, dove si svolsero le prime gare equestri a Firenze ed ebbe la funzione di catalizzatore per la passione genuina dei toscani verso il cavallo e le corse. L’impianto ha attraversato poco meno di due secoli di storia, di guerre e di trasformazioni socio-culturali profonde. Firenze e la Toscana possono esser considerati un’autentica culla dell’ippica italiana.

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

 

Formazione Marziale

 

Paolo-Uccello

 

FORMAZIONE MARZIALE

 

La formazione marziale dei Cavalieri della Repubblica Fiorentina è curata da gruppi interni detti Squadroni organizzati in base alle mansioni e alle specialità praticate dall’Arciconfraternita, la quale raccoglie l’antica eredità equestre della Parte Guelfa, la più gloriosa delle magistrature fiorentine. Ogni Squadrone di Parte Guelfa è coordinato da un capo gruppo detto Lancia Spezzata. Gli Squadroni si occupano di realizzare i corsi di addestramento per la formazione dei Cavalieri e delle Dame di Parte Guelfa che svolgono funzioni a cavallo o a terra.

 

 

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

Storia della Parte Guelfa

Parte Guelfa primo cortile di Palazzo Vecchio

STORIA DELLA PARTE GUELFA

L’Ordo Partis Guelfae, ovvero l’Ordine dei Cavalieri di Parte Guelfa di Firenze, inizialmente denominato Societas Partis Ecclesiae, venne formalmente istituito grazie al beato Papa Clemente IV nel 1266 con la concessione dei sigilli e delle insegne papali. Privato delle proprie funzioni con il motuproprio granducale di Pietro Leopoldo I di Toscana del 22 giugno 1769, ma mai soppresso dall’autorità pontificia, venne riattivato, in base all’ordinamento repubblicano, con la denominazione di Arciconfraternita di Parte Guelfa, con atto pubblico del 25 marzo 2015, ricorrenza dell’antico Capodanno Fiorentino, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con la benedizione del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con l’approvazione statutaria di Dario Nardella, sindaco della città. Parte Guelfa, grazie all’approvazione del nuovo statuto da parte dell’istituzione comunale avvenuta il 26 luglio 2015 si è aperta al mondo accogliendo aderenti di ogni nazionalità e confessione religiosa, ed è tornata in attività occupandosi in via preminente di salvaguardia ambientale e di tutela delle tradizioni equestri legate alle antiche manifestazioni fiorentine come la Giostra del Giglio, la Giostra di Madonna Libertà, la Fiorente, il Palio dei Cocchi, il Calcio storico, lo Scoppio del Carro ed altre. I membri dell’Arciconfraternita Parte Guelfa, sono denominati Confratelli e Consorelle e la sede istituzionale è stabilita presso lo storico Palagio dei Capitani di Parte Guelfa in Piazza di Parte Guelfa a Firenze.

Almeno sin dalla metà del Duecento – da quando cioè le fonti ne rendono possibile lo studio – le parti guelfa e ghibellina di Firenze appaiono come formazioni abbastanza aperte e permeabili tanto all’adesione di nuovi membri quanto all’abbandono degli antichi fautori. Dopo la caduta dell’ultimo regime ghibellino ed il definitivo passaggio del Comune al campo guelfo, avvenuto nel 1266, la fazione imperiale registrò, con ogni probabilità, un numero massiccio di defezioni, che la indebolirono progressivamente, trasformandola in una piccola comunità di fuoriusciti, senza alcuna chance di rivalsa e spesso proiettati verso interessi e terre lontani dalla città di origine. Nel 1280, tuttavia, gli accordi stipulati con i guelfi sotto l’egida della Chiesa e grazie alla mediazione del Cardinal Latino Malabranca consentirono il ritorno dall’esilio di molti ghibellini, dietro garanzia della cancellazione di bandi e condanne e del riconoscimento dei diritti politici, questi ultimi ratificati mediante l’instaurazione di un regime bipartitico. In effetti solo poche casate fedeli agli Imperatori – invero le più autorevoli e rappresentative – rifiutarono la pacificazione, preferendo vivere fuori dalla madrepatria e condurre una lotta senza speranza, anziché sottomettersi, mentre molte altre famiglie già loro alleate furono velocemente cooptate nel governo dei Priori delle Arti, espressione delle corporazioni bancarie mercantili e manifatturiere, che in breve tempo sostituì l’artificiosa ed effimera costruzione voluta dal Cardinal Latino. Il processo di assimilazione di guelfi e ghibellini in un nuovo ceto dirigente proseguì sino ai primi anni del Trecento, allorché la divisione del fronte guelfo tra bianchi e neri riportò in auge le antiche differenze. La vittoria dei neri, propugnatori di un guelfismo estremo, sui bianchi, maggiormente propensi all’intesa con i sostenitori dell’Impero, provocò la cacciata di questi ultimi ed il loro ulteriore avvicinamento ai ghibellini ribelli, cui fecero seguito violenze e devastazioni in molte zone del territorio fiorentino ed assalti contro castelli e centri fortificati. Sebbene il governo cittadino non corresse mai un vero pericolo di essere sovvertito, fuori dal circuito delle mura urbane la situazione rimase critica almeno sino al 1308, quando scomparvero gli ultimi esponenti radicali dei neri e la vita politica riacquistò una parvenza di normalità. Il progressivo sbandimento dei ghibellini ed il loro reintegro – seppur parziale – nelle attività pubbliche riprese dopo la fine dell’oltranzismo guelfo, ed anzi, paradossalmente, trasse nuovo impulso dalle crisi manifestatesi in occasione della discesa in Italia dell’Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo e del tentativo egemonico di Castruccio Castracani Antelminelli da Lucca, rispettivamente negli anni Dieci e Venti del Trecento, allorché i rettori cittadini avvertirono la necessità di dividere il fronte degli avversari adottando un atteggiamento conciliante e varando un’amnistia generale, dalla quale furono esclusi soltanto gli oppositori irriducibili. La strategia ebbe successo, ed in un modesto lasso di tempo consentì il logoramento della parte estrinseca, di cui rimanevano sporadiche tracce ancora agli inizi degli anni Quaranta, ma che di fatto era venuta meno al termine degli anni Venti in concomitanza con la morte del Castracani e con la partenza del successore del defunto Arrigo VII, ovvero l’Imperatore Ludovico IV di Baviera. In sostanza è possibile affermare che a Firenze il dualismo tra guelfi e ghibellini, già decaduto alla fine del Duecento, venne superato in via definitiva nei primi decenni del secolo successivo, come indica altresì la scomparsa della Parte Ghibellina, le cui ultime attestazioni certe sono di poco posteriori alla pace del Cardinal Latino, e la parallela istituzionalizzazione della Parte Guelfa, esistente in forma autonoma sin dai tempi dell’esilio e formalmente riconosciuta dagli statuti del 1322. Occorre sottolineare come in tale contesto scomparvero le leggi specifiche disponenti l’esclusione dei ghibellini dalle magistrature cittadine, senza dubbio emanate sin dal 1266 e probabilmente cassate nel 1280, a seguito degli accordi sanciti dal legato pontificio, per lasciare il posto ad una congerie di norme che riservavano l’esercizio degli uffici pubblici ai soli guelfi, tra i quali, però, erano annoverati molti antichi seguaci della fazione imperiale, ormai del tutto redenti. Questo quadro di soluzione della dicotomia tra le parti e di assimilazione degli ex ghibellini nel ceto dirigente comunale, tuttavia, cambiò bruscamente nel corso degli anni Quaranta, per effetto di un mutamento drastico ed imprevisto dello scenario politico. Nel 1342, infatti, il regime di stampo oligarchico, che sin dal 1308 aveva retto la città, entrò in una crisi irreversibile, culminata con il ricorso ad una signoria temporanea affidata ad un principe angioino. La caduta di quest’ultimo, avvenuta nel 1343, determinò la nascita di un governo allargato, nel quale, accanto ai membri del patriziato cittadino – numericamente in minoranza – confluirono anche esponenti delle arti minori ed individui e famiglie di recente immigrazione, alterando in tal modo i tradizionali rapporti di forza e gli equilibri interni. Per un breve periodo, corrispondente al quinquennio 1343-1348, gli esecutivi rispecchiarono nella composizione e nella conduzione questo nuovo stato di cose, finché lo scoppio dell’epidemia di peste nel 1348 – la celeberrima Morte Nera – non causò la morte di molti dei novi homines recentemente abilitati alla guida del Comune, consentendo, o, meglio, favorendo, una ripresa degli oligarchi, da qualche anno in ombra, ed il loro reinserimento, in quantità cospicua, nelle borse da cui venivano tratti i nominativi dei magistrati cittadini. Gli esiti di questa riforma elettorale, dal carattere assolutamente straordinario, si manifestarono appieno nei tre decenni successivi, durante i quali si fronteggiarono due schieramenti abbastanza definiti negli intenti, anche se eterogenei nella composizione: l’uno favorevole al patriziato e ad una conduzione politica ristretta, nonché contrario alla partecipazione di immigrati recenti ed artefici minuti alla cosa pubblica, e perciò descritto come “oligarchico”, l’altro sostenitore di un ceto dirigente allargato e comprendente nuovi cittadini ed uomini immatricolati nelle corporazioni minori, e quindi  convenzionalmente definito “democratico”. Al quadro generale così delineato – invero già di per sé alquanto complesso – occorre altresì aggiungere le attività di due fazioni, guidate dalle famiglie degli Albizi e dei Ricci e formate dai loro alleati ed accoliti, le quali per il ventennio che va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta supportarono rispettivamente il fronte oligarchico e quello democratico. Vari indizi, poi, dimostrano che, almeno dal 1347, gli oligarchi si erano stretti attorno alla Parte Guelfa, già in antiquo roccaforte dell’aristocrazia e dei magnati, prendendone di fatto il controllo ed imponendosi sui guelfi moderati, bendisposti verso il fronte democratico, e talvolta esponenti di quella posizione, per conferire nuovi poteri all’associazione e renderla quanto più possibile autonoma ed indipendente dal Comune. Tale indirizzo, perseguito con grande costanza per quasi trent’anni, ebbe come scopi principali il risanamento economico della Parte, il suo affrancamento dalla giurisdizione delle magistrature cittadine, e, soprattutto il ripristino delle leggi contro i ghibellini. Quest’ultimo obiettivo, ottenuto sin dalla fine degli anni Quaranta ed accompagnato dalla rinascita di un guelfismo intransigente, era stato pensato dagli oligarchi in funzione di una strategia esclusoria volta contro gli avversari democratici, i quali, accusati in modo più o meno strumentale di essere ghibellini, ovvero discendenti di fautori dell’Impero, potevano essere proscritti ed estromessi dalla politica attiva. Il revival del massimalismo guelfo ebbe successo sia grazie alle pressioni esercitate dai Capitani di Parte sugli esecutivi comunali quanto in virtù di una complessa crisi nelle relazioni fra stati, che vide l’emergere di un concreto pericolo per l’indipendenza di Firenze rappresentato dall’espansionismo dei Visconti di Milano, in passato vicari degli Imperatori. In effetti l’applicazione delle norme contro i ghibellini, demandata agli organi giudiziari del Comune, non ebbe grandi sviluppi, poiché i processi per ghibellinismo, avviati su denuncia sia di ufficiali della Parte Guelfa che di privati cittadini, ad essa legati o meno, furono pochi, oltre che concentrati nell’arco di un venticinquennio e, soprattutto, risolti per lo più con sentenze assolutorie. Giova ricordare come gli stessi uomini della societas guelforum fiorentina esitassero a farsi promotori di tali accuse nelle corti comunali, forse perché ben consapevoli dell’influenza in ambito giudiziario della Signoria, non sempre a loro favorevole, e come parimenti agissero anche i privati. Del resto l’analisi prosopografica degli imputati in questi procedimenti indica che solo un’esigua minoranza aveva avuto legami con l’antica pars Imperii, o con suoi sostenitori, e sempre mediante vincoli familiari vecchi di una o più generazioni, dimodoché è possibile affermare che la legislazione antighibellina era realmente un’arma politica degli oligarchici contro i democratici. La scarsità di risultati nell’offensiva giudiziaria rivolta contro questi ultimi convinse infine i partecipi ad introdurre una nuova pratica esclusoria, di maggior efficacia perché totalmente demandata all’arbitrio degli ufficiali guelfi: l’ammonizione. La nuova procedura poteva colpire tanto singoli individui quanto intere famiglie e consorterie, era basata su una valutazione insindacabile dei Capitani di Parte e di altri membri dell’associazione scelti ad hoc, ed aveva importanti riflessi in campo legale poiché rivestiva il valore di prova nei processi per ghibellinismo. Grazie alle ammonizioni, comminate per un ventennio a partire dal 1358, allorché vennero impiegate per la prima volta, centinaia di persone ed intere consorterie persero i diritti politici, venendo così eliminate dalla contesa per le cariche pubbliche, ed in svariate occasioni l’attività dei governi fu piegata al volere dei partefici, che non ebbero remore a minacciare apertamente la proscrizione dei membri di quegli esecutivi. Come è facile immaginare, gli aderenti allo schieramento democratico tentarono di limitare lo strapotere degli uomini della Parte e di arginare l’oltranzismo guelfo che gli oligarchici propugnavano, ma la tattica di aumentare il numero e di alterare la composizione degli uffici della societas guelforum, originariamente adottata su iniziativa dei Ricci, si dimostrò prima inutile, mercé l’attento controllo degli scrutini operata dagli avversari, ed infine inapplicabile, quando, agli inizi degli anni Settanta, l’associazione divenne completamente autonoma ed indipendente dal Comune. Soltanto l’avvio di una forma parallela di esclusione extragiudiziale, ovvero l’inserimento nel novero dei magnati – e la conseguente perdita della rappresentanza nei collegi degli esecutivi – di quei popolani che avessero assunto comportamenti sopraffattori e violenti, o che di simili crimini fossero stati denunciati e ritenuti colpevoli dalle autorità cittadine, valse a contrastare il diffondersi delle accuse di ghibellinismo e delle ammonizioni. È opportuno sottolineare come l’introduzione di tale provvedimento cadesse nel 1372, in uno dei momenti di massimo fulgore della Parte Guelfa, ma anche nell’anno che vide l’emarginazione dalle principali magistrature comunali dei vertici delle famiglie Albizi e Ricci, le quali, alleandosi, avevano posto fine alla lotta di fazione, determinato un pericoloso accentramento di potere, e lasciato privo di una guida riconosciuta i democratici. Nonostante la reazione di questi ultimi, la seconda metà del decennio registrò una recrudescenza di ammonizioni ed un acuirsi dello scontro con gli oligarchici raccolti attorno alla società dei guelfi fiorentini, finché, nel 1378, la tensione giunse al culmine, ed una Signoria di ispirazione democratica, vista l’impossibilità di giungere ad un’intesa con i partefici in materia di proscrizioni, decise un rafforzamento degli Ordinamenti di Giustizia e delle norme contro i magnati. Dinanzi alla prospettiva di essere definitivamente emarginati dalla vita politica i guelfi estremisti risposero con un colpo di mano, cosicché alcune centinaia di loro si riunirono armati presso il Palagio di Parte, ma infine desistettero da ogni iniziativa violenta e fuggirono dalla città. La defezione degli oligarchi segnò la fine del predominio della Parte Guelfa e delle attività esclusorie che attorno ad essa ruotavano, ma precedette di poco anche la caduta del regime, in auge sin dal 1343, rovesciato poche settimane dopo dal  tumulto dei ciompi.

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

Parte Guelfa

Giubileo Guelfo


PARTE GUELFA

La Parte Guelfa di Firenze, istituita grazie a Papa Clemente IV nel 1266 e dopo l’interruzione seguita alla soppressione con motuproprio granducale del 22 Giugno 1769, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con la benedizione di Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con il consenso di Sua Eccellenza Dario Nardella, Sindaco di Firenze, è stata ricostituita con Atto Pubblico del 25 marzo 2015 e giuridicamente ristabilita come Arciconfraternita, ovvero associazione di volontariato. Il 26 Luglio 2015, Festa di Sant’Anna, patrona delle Arti Fiorentine, riceve l’approvazione formale del Sindaco di Firenze.

Sindaco Firenze a Parte Guelfa

La Parte Guelfa, onorando l’incarico conferitole da Cosimo I de’ Medici nel XVI secolo, si adopera oggi per la protezione delle risorse naturali e paesaggistiche attraverso un vasto servizio di salvaguardia ambientale, si impegna nella protezione e nella valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche, si adopera per la valorizzazione delle tradizioni popolari con speciale attenzione a quelle cristiane e si adopera per la custodia delle istituzioni ecclesiastiche. Parte Guelfa realizza attività di utilità ambientale, culturali, tradizionali, ludico-sportive, religiose e didattiche. Gli appartenenti sono denominati Confratelli e Consorelle e si obbligano alla testimonianza costante delle virtù cristiane di carità e fraternità nei comportamenti e nelle opere come contributo alla formazione delle coscienze secondo l’insegnamento del Vangelo e promuovono con autentico spirito ecumenico il dialogo e la collaborazione con le altre Chiese cristiane sotto la guida e l’assistenza della Chiesa Apostolica Romana. La Parte Guelfa non persegue scopi di lucro, né fini politici.

L’Ordo Partis Guelfae è costituito di Cavalieri e Dame in un solo grado gerarchico. Console di Parte Guelfa, Capitani di Parte Guelfa sono incarichi elettivi pro tempore come tutte le altre cariche oggetto di nomina del Consiglio di Credenza. I Cavalieri e le Dame sono creati dal Console di Parte Guelfa attraverso speciale cerimonia di investitura. Le ammissioni dei Cavalieri e delle Dame sono decretate dal Consiglio di Credenza con apposito diploma firmato dal Console e dai Capitani e munito del sigillo della Parte Guelfa. L’Arcivescovo di Firenze ha facoltà di concedere, a sua discrezione ed in casi particolari, Motu Proprio, ammissioni nella Parte Guelfa, informandone il Consiglio di Credenza. La domanda di ammissione deve essere fatta dall’interessato sempre per iscritto e rivolta al Consiglio di Credenza. Il confratello espulso o dimissionario perde ogni diritto acquisito, spirituale e materiale. Possono essere ammessi come confratelli onorari soltanto coloro che si siano resi grandemente benemeriti della Parte Guelfa.

I requisiti per appartenere alla Parte Guelfa sono: praticare vita cristiana, aver compiuto il diciottesimo anno di età, essere moralmente incensurato e tenere un comportamento corretto ed educato, non far parte di associazioni o movimenti in contrasto con la morale cristiana ed aver corrisposto le tasse di ammissione. Per aderire all’Arciconfraternita è tassativo ricevere l’investitura a Cavaliere o Dama di Parte Guelfa, dopo specifico percorso formativo culturale, etico e religioso disposto dal Consiglio di Credenza col contributo dell’Arcidiocesi di Firenze e del Consiglio Feste e Tradizioni Fiorentine. Divengono membri della Parte Guelfa coloro la cui domanda di ammissione sia definitivamente accettata con voto unanime dal Capitani di Parte Guelfa ed è necessario che ciascun aspirante sia presentato da due padrini. Gli aderenti, una volta scelto il Quartiere di appartenenza, non potranno mai più cambiarlo. Solo il Consiglio di  Credenza potrà determinare, in via eccezionale, modifiche di appartenenza dei membri. Ad ogni singolo aderente sono richiesti, per il ruolo che riveste ed in quanto rappresentante della città di Firenze e della Parte Guelfa, comportamenti ed atteggiamenti seri ed adeguati. Qualora ciò non si verificasse lo stesso sarà soggetto a sanzioni da parte del Consiglio di Credenza come previsto dal presente statuto. La Parte Guelfa partecipa al suffragio, alle esequie ed alla sepoltura dei propri membri. Le attività di volontariato sono prestate a titolo personale, spontaneo e gratuito.

 

Struttura

 

ORGANI CENTRALI
Adunanza Generale
Consiglio di Credenza
Senato
Segreteria di Credenza
Stato Maggiore
Commissioni
Reggimenti

 

ORGANI TERRITORIALI
Capitolo
Luogotenze
Collegi
Balivati

 

REGGIMENTI

Reggimento
“SAN FRANCESCO”

Squadrone Dragoni
Squadrone Esploratori
Squadrone Cacciatori
Squadrone Ciclisti
Squadrone Canottieri
Squadrone Elicotteristi
Squadrone Sommozzatori

 

Reggimento
“SAN GIORGIO”
ASD Parte Guelfa

Squadrone Giostratori
Squadrone Guide
Squadrone Aurighi
Squadrone Ospitalieri
Squadrone Terapisti

 

Reggimento
“SAN LODOVICO”
Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa

Squadrone Pellegrini
Squadrone Oblatori

 

Reggimento
“MARZOCCO”

Squadrone Dignitari
Squadrone Cavalleggeri
Squadrone Lancieri
Squadrone Armati
Squadrone Staffieri
Squadrone Arcieri
Squadrone Falconieri
Squadrone Dragoni di Toscana

 

 

Missione

 Parte Guelfa sigillo

MISSIONE

Onorando l’incarico conferitole da Cosimo I de’ Medici nel XVI secolo, Parte Guelfa si adopera oggi per la protezione delle risorse naturali e paesaggistiche attraverso un vasto servizio di salvaguardia ambientale, si adopera per la valorizzazione delle tradizioni popolari con speciale attenzione a quelle cristiane e si adopera per la custodia delle istituzioni ecclesiastiche. Parte Guelfa realizza attività culturali, tradizionali, ludico-sportive, religiose, didattiche e di utilità ambientale. La Parte Guelfa compie attività pastorali e di culto sotto la guida di un assistente ecclesiastico denominato Cappellano Maggiore e si impegna nella custodia e tutela dell’ambiente a partire dai parchi cittadini e, in particolare, dal Parco delle Cascine di Firenze, città nella quale ha avuto origine e dove si trova la propria sede operativa presso l’Ippodromo del Visarno. Parte Guelfa lavora per favorire e garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di protezione dell’ambiente, della flora e della fauna e realizza, attraverso un servizio di vigilanza permanente, un’attività di vigilanza, mediante l’accertamento delle violazioni degli illeciti amministrativi, dei regolamenti e dei piani unici integrati delle aree naturali protette, nonché mediante la segnalazione di casi di degrado ambientale e delle relative cause alle autorità competenti. Parte Guelfa si impegna in attività formative volte all’educazione, partecipando a programmi di sensibilizzazione e informazione ambientale nelle scuole e promuovendo l’informazione sulle normative in materia ambientale. Parte Guelfa lavora per la valorizzazione delle aree verdi concorrendo con le istituzioni competenti alle attività di recupero e promozione del patrimonio e della cultura ambientale e si rende disponibile alla salvaguardia per fronteggiare fattispecie di emergenze ambientali. Sono inoltre attività proprie di Parte Guelfa: l’esecuzione di servizi d’onore durante udienze e ricevimenti dell’Arcidiocesi e la protezione, ove richiesta, dell’Arcivescovo durante manifestazioni o viaggi; la celebrazione di particolari atti di devozione in onore di San Ludovico d’Angiò, Patrono della Parte Guelfa; la formazione dei membri alla pratica e alla testimonianza di vita cristiana con pellegrinaggi e itinerari di fede e attraverso corsi di catechesi e momenti di preghiera comunitaria; il recupero, lo sviluppo e la promozione di tradizioni a carattere ludico-sportivo storicamente realizzate dalla Parte Guelfa, come la Giostra del Giglio, la Giostra di Madonna Libertà e la Fiorente; la valorizzazione, la custodia e la conservazione dei beni culturali e paesaggistici e delle tradizioni; la realizzazione di iniziative stabili o temporanee per la crescita umana e sociale dei membri; la cura della dignità del culto e l’animazione delle celebrazioni liturgiche; la solidarietà verso i bisognosi con opere di misericordia materiale e spirituale in una visione cristiana della vita e la stabile collaborazione con la Chiesa Cattolica per la realizzazione dei piani di azione pastorale delle comunità diocesane ed altre iniziative di apostolato. La devozione verso San Ludovico d’Angiò, Vescovo di Tolosa ed appartenente all’Ordine dei Frati Minori, si attua anche nel condurre una vita attenta al rispetto del Creato e delle Creature, in pienezza con lo spirito francescano che discende direttamente dall’operato di San Francesco d’Assisi, fondatore dei Frati Minori e Patrono d’Italia, il quale ha lasciato, nel Cantico delle Creature, un testo di grande sensibilità ambientale. Tanto che, il Santo Padre Papa Francesco, lo ha ripreso nell’Enciclica “Laudato sii”, che ben può rappresentare una guida morale nell’operare fattivamente per la difesa dell’ambiente. Lo spirito francescano, oltreché nell’attenzione all’ambiente, si riscontra anche nell’ecumenismo che contraddistingue la Parte Guelfa.

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

Statuto

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi small 2

PARTE GUELFA

Ordo Partis Guelfae

 

STATUTO

 

SOMMARIO
Parte I – Principi fondanti
Parte II – Organi e struttura
Parte III – Attività di salvaguardia ambientale
Parte IV – Attività di promozione delle tradizioni culturali
Parte V – Altre attività
Tabella comparazione cariche
Appendici statutarie (Solenni investiture, Insediamento del Consiglio di Credenza, Regolamento Elettorale)
Atto di approvazione statutaria del Sindaco di Firenze

 

 Parte I – Principi fondanti

COSTITUZIONE

 

L’Arciconfraternita Parte Guelfa, in ottemperanza alle vigenti norme di diritto civile della Repubblica Italiana, è oggi costituita ed organizzata in forma di Organizzazione di Volontariato ai sensi dell’articolo 32 e seguenti del D. Lgs. 3 luglio 2017 n.117, “Codice del Terzo Settore”. L’Arciconfraternita Parte Guelfa ha sede legale nel Comune di Firenze e, in virtù di tali disposizioni di legge, domanderà l’iscrizione nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

L’Associazione è costituita per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, delle attività di interesse generale previste dal presente Statuto, prevalentemente in favore di terzi, senza finalità di lucro e nel pieno rispetto della libertà e dignità degli associati.

Per il raggiungimento delle predette finalità, eserciterà in via esclusiva o principale le seguenti attività di interesse generale, di cui all’art. 5 del D. Lgs. 117/2017, comma 1, lettere:

e) interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali (con esclusione dell’attività, esercitata abitualmente, di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi), nonché alla tutela degli animali e prevenzione del randagismo, ai sensi della Legge 14 agosto 1991, n. 281;

f) interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni;

i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;

k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;

l) formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa;

t) organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche;

u) beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti di cui alla Legge 19 agosto 2016, n. 166, e successive modificazioni, o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate o di attività di interesse generale a norma del presente articolo;

v) promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata;

y) protezione civile ai sensi della Legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni;

z) riqualificazione di beni pubblici inutilizzati.

L’Arciconfraternita potrà, quindi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, nell’ambito delle attività di interesse generale, svolgere attività di tutela, pattugliamento e controllo dei parchi ed aree verdi urbane ed extra-urbane, attività di valorizzazione delle tradizioni culturali, attività equestri, attività formative e di sensibilizzazione, eventi e convegni, pubblicazioni, attività caritative, attività sociali a favore di persone svantaggiate, anche con l’ausilio di animali e con particolare attenzione all’infanzia, nonché ogni altra attività indicata nel presente Statuto.

L’Arciconfraternita può svolgere attività diverse, secondarie e strumentali rispetto alle attività di interesse generale, secondo i criteri ed i limiti previsti dalla normativa vigente, anche mediante l’utilizzo di risorse volontarie e gratuite. L’organo deputato all’individuazione delle attività diverse che l’associazione potrà svolgere è il Consiglio di Credenza.

L’Arciconfraternita può altresì svolgere attività di raccolta fondi al fine di finanziare le attività di interesse generale, sotto qualsiasi forma, anche in forma organizzata e continuativa e mediante sollecitazione al pubblico o attraverso la cessione o erogazione di beni o servizi di modico valore, impiegando risorse proprie e di terzi, inclusi volontari e dipendenti, nel rispetto dei principi di verità, trasparenza e correttezza nei rapporti con i sostenitori e con il pubblico ed in conformità al disposto legislativo.

Tutte le attività sono svolte dall’Arciconfraternita avvalendosi in modo prevalente dell’attività di volontariato dei propri associati. I volontari che svolgono attività di volontariato in modo non occasionale sono iscritti in un apposito registro. Ai volontari possono essere rimborsate dall’Arciconfraternita soltanto le spese effettivamente sostenute e documentate per l’attività prestata, entro limiti massimi e alle condizioni preventivamente stabilite dal Consiglio di Credenza. I volontari vengono assicurati contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività di volontariato, nonché per la responsabilità civile verso i terzi.

L’Arciconfraternita può avvalersi di lavoratori dipendenti, o di prestazioni di lavoro autonomo o di altra natura, esclusivamente nei limiti necessari al suo regolare funzionamento oppure nei limiti occorrenti a qualificare o specializzare l’attività svolta. Il numero dei lavoratori impiegati rientrerà nei limiti di cui all’articolo 33, comma 1, del D. Lgs. 3 Luglio 2017 n.117.

Le principali funzioni, che nello Statuto mantengono le antiche denominazioni, sono ragguagliate alla corrispondente nomenclatura utilizzata dalla vigente normativa in apposita tabella riportata in calce al presente Statuto.

Per quanto non previsto dallo Statuto e dalle Appendici Statutarie, che ne formano parte integrante, valgono le norme vigenti in materia di Enti del Terzo Settore (e, in particolare, la Legge 6 giugno 2016, n. 106 ed il D. Lgs. 3 luglio 2017, n. 117 e s.m.i.) e, per quanto in esse non previsto ed in quanto compatibili, le norme del Codice Civile.

 

ATTO DI APPROVAZIONE

Il Santo Padre beato Clemente IV, a seguito della Battaglia di Benevento del 26 di Febbraio dell’anno del Signore 1266, si è benignamente degnato di approvare l’istituzione della magistratura guelfa fiorentina e di concedere le proprie insegne ai consoli dei cavalieri della Parte Guelfa di Firenze.

 

PREMESSA

Parte Guelfa, istituzione politica e militare edificata nel XIII secolo, è divenuta una magnifica Arciconfraternita fondata sui sentimenti di carità e sui rapporti fraterni tra i propri membri. La fraternità è uguaglianza nella differenza ove ciascuno è sé stesso. Partecipare alle attività di Parte Guelfa significa acquisire umiltà, carità e consapevolezza del ruolo e dei compiti affidati per realizzarli al meglio per il bene di tutti e di ciascuno. L’antico e inscindibile legame di fedeltà al Sommo Pontefice si manifesta nella Parte Guelfa attraverso la custodia degli enti ecclesiastici e la responsabilità verso tutte le componenti della Chiesa.

 

STATO GIURIDICO

Parte Guelfa, dopo l’interruzione delle attività seguita alla spoliazione di funzioni e beni di cui al motuproprio granducale del 22 Giugno 1769, mai confermata con bolla di soppressione dell’autorità pontificia, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico in Firenze, con la benedizione di Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Arcivescovo Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con l’approvazione statutaria dell’Illustrissimo Signor Sindaco di Firenze, Dario Nardella, viene riattivata con Atto Pubblico del 25 marzo 2015, Capodanno Fiorentino, e viene giuridicamente ristabilita come Arciconfraternita, ovvero associazione di volontariato di ispirazione cristiana.

 

MOTTO

Cor unum et anima una
Atti 4,32

 

COLORI

Il Bianco della Fede, il Verde della Speranza e il Rosso della Carità.

 

INSEGNE

“D’argento, all’aquila di rosso brancante un drago verde e sormontata dal giglio fiorentino”.

 

SALUTO

Il grido di battaglia dell’antica cavalleria guelfa “Marzocco! Marzocco! Marzocco!” è il saluto che viene rivolto alle autorità civili e religiose ed ai luoghi simbolo della Parte Guelfa, nonché espressione dell’unità tra i membri dell’Arciconfraternita.

 

CARISMA

Parte Guelfa, originata da una magistratura marziale, si costituisce come Ordine gerarchicamente strutturato e definisce le proprie azioni attraverso disciplina, generosità e coraggio, per la protezione della natura e delle tradizioni. Qualunque persona che non abbia la ferma volontà di perfezionarsi nella vita, seguendo questi intendimenti, non potrà mai divenire confratello o consorella di Parte Guelfa. Lo zelo alla rinuncia nella società dell’abbondanza, lo sforzo per la protezione della natura, il generoso impegno per i più deboli, la coraggiosa lotta per la giustizia e per la pace sono le caratteristiche proprie della Parte Guelfa.

 

MISSIONE

Parte Guelfa si impegna nella protezione e nella valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche, si adopera per la valorizzazione delle tradizioni popolari, con speciale attenzione a quelle cristiane. Gli appartenenti sono denominati Confratelli e Consorelle e si obbligano alla testimonianza costante delle virtù di carità e fraternità, nei comportamenti e nelle opere, come contributo alla formazione delle coscienze e promuovono con autentico spirito ecumenico il dialogo e la collaborazione tra tutte le confessioni religiose per raggiungere la maggior efficacia nell’azione di custodia ambientale. Parte Guelfa non persegue scopi di lucro, né fini politici.

 

ATTIVITÀ

Parte Guelfa realizza attività di utilità ambientale, tradizionali, ludico-sportive, religiose, culturali e formative.

Onorando l’incarico conferitole nel XVI Secolo da Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana, Parte Guelfa si adopera per la protezione delle risorse naturali e paesaggistiche attraverso un vasto servizio di salvaguardia ambientale, realizzato attraverso un proprio reparto appositamente formato e denominato Dragoni. L’Arciconfraternita si impegna, in particolare, nella custodia e nella tutela dei parchi cittadini e delle riserve naturali ed opera per favorire e garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di protezione della flora e della fauna realizzando il servizio di vigilanza permanente, con il rilievo degli illeciti amministrativi e delle violazioni dei regolamenti nelle aree naturali protette, nonché mediante la segnalazione di casi di degrado ambientale e, ove possibile, delle relative cause alle autorità competenti. Parte Guelfa si impegna in attività formative volte all’educazione ambientale, partecipando a programmi di sensibilizzazione nelle scuole e promuovendo l’informazione sulle normative in materia ambientale; agisce per la valorizzazione delle aree verdi, concorrendo con le istituzioni competenti alle attività di recupero e promozione del patrimonio e della cultura ambientale, e si attiva in maniera condivisa con le autorità di Protezione Civile per fronteggiare fattispecie di emergenze ambientali.

Parte Guelfa realizza servizi di cerimoniale equestre a favore del Comune di Firenze, costituendo il gruppo Cavalleria Fiorentina del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, coordinandolo e provvedendo alle sue necessità.

L’Arciconfraternita compie attività pastorali e di culto, per quanto attiene la Chiesa Cattolica, attraverso la Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa, sotto la guida del Priore Generale e del Cappellano Maggiore e compie servizi d’onore durante udienze e ricevimenti ecclesiastici, prodigandosi per la protezione, ove richiesta, di personalità religiose durante manifestazioni o viaggi.

L’Arciconfraternita si occupa del recupero, dello sviluppo e della promozione di tradizioni a carattere ludico-sportivo storicamente realizzate dalla Parte Guelfa, come la Giostra del Giglio, la Giostra di Madonna Libertà, il Palio dei cocchi, i Cocchi del Marzocco, la cavalcata urbana Fiorente; della valorizzazione e della conservazione delle tradizioni di origine religiosa e popolare; della cura della dignità del culto e dell’animazione delle celebrazioni liturgiche nelle Rettorie di Orsanmichele e di San Carlo dei Lombardi in Firenze, di San Giovanni Fuorcivitas in Pistoia e di Santo Stefano in Serravalle Pistoiese.

Parte Guelfa realizza attività di solidarietà verso i bisognosi con opere di misericordia materiali e spirituali.

 

CULTO

La magnifica Arciconfraternita Parte Guelfa è un’istituzione di origini ed ispirazione cristiane, ma ammette tra i suoi membri fedeli di ogni confessione religiosa.

In ricordo degli eventi storici che hanno portato al riconoscimento pontificio del sodalizio dei cavalieri di Parte Guelfa ed all’attribuzione formale dei sigilli e delle insegne di Papa Clemente IV, l’Arciconfraternita festeggia annualmente la ricorrenza del 26 Febbraio, anniversario della Battaglia di Benevento del 1266, nonché festa di Sant’Andrea di Firenze, vescovo fiorentino del IX secolo. In tale data, confratelli e consorelle di Parte Guelfa svolgono la Guardia d’Onore nella Rettoria di San Carlo a Firenze e fanno memoria dell’approvazione papale con la Cerimonia delle Insegne. È istituita, nel primo sabato successivo, la Festa delle Insegne di Parte Guelfa, con il rinnovo del Giuramento di Fedeltà da parte dei Cavalieri e delle Dame in Piazza San Giovanni a Firenze e la distribuzione del “Berlingozzo” alla cittadinanza nel Palagio di Parte Guelfa.

L’Arciconfraternita celebra inoltre particolari atti di devozione in onore di San Lodovico d’Angiò, Patrono della Parte Guelfa dal 1318, e realizza la formazione dei membri alla pratica e alla testimonianza di vita cristiana con pellegrinaggi e itinerari di fede e attraverso corsi di catechesi e momenti di preghiera comunitaria. La devozione verso San Lodovico d’Angiò, Vescovo di Tolosa ed appartenente all’Ordine dei Frati Minori, si attua anche nel condurre una vita attenta al rispetto del Creato e delle Creature, in pienezza con lo spirito francescano che discende direttamente dall’operato di San Francesco d’Assisi, fondatore dei Frati Minori e Patrono d’Italia, il quale ha lasciato, nel Cantico delle Creature, un testo di grande sensibilità ambientale. Tanto che, il Santo Padre Papa Francesco, lo ha ripreso nell’Enciclica “Laudato Si”, che ben può rappresentare una guida morale nell’operare fattivamente per la difesa dell’ambiente. Lo spirito francescano, oltreché nell’attenzione all’ambiente, si riscontra anche nell’ecumenismo che contraddistingue la Parte Guelfa. In occasione della Solennità di San Lodovico d’Angiò, che si celebra ogni 19 agosto, l’Arciconfraternita festeggia la ricorrenza a Serravalle Pistoiese, unico comune in Italia ove il Santo è Patrono, presso la Cappella di San Lodovico e del Santissimo Sacramento annessa alla Pieve di Santo Stefano, sede ecclesiastica assegnata dalla Diocesi di Pistoia alla Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa.

 

MEMBRI

L’Ordo Partis Guelfae è costituito da Confratelli e Consorelle in tre gradi di servizio: Console di Parte Guelfa, Capitano di Parte Guelfa, Cavaliere o Dama di Parte Guelfa.

I Cavalieri e le Dame Ordinari sono creati dal Console di Parte Guelfa attraverso speciale cerimonia di investitura. Le ammissioni dei Cavalieri e delle Dame sono decretate dal Consiglio di Credenza con apposito diploma firmato dal Console e dai Capitani e munito del sigillo della Parte Guelfa.

Il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, il Priore Generale, il Cappellano Maggiore e il Console di Parte Guelfa hanno facoltà di concedere, a loro discrezione ed in casi particolari, Motu Proprio, ammissioni onorarie nell’Arciconfraternita, informandone il Consiglio di Credenza.

Il confratello espulso o dimissionario perde ogni diritto acquisito, spirituale e materiale. Possono essere ammessi come confratelli onorari coloro che si siano resi benemeriti della Parte Guelfa.

Tutti i titoli personali, comunque denominati, indicati nel presente Statuto sono esclusivamente titoli interni di servizio che si richiamano all’antica denominazione delle rispettive funzioni e non costituiscono, in alcun modo, il riconoscimento di una pubblica onorificenza o di un titolo nobiliare.

 

REQUISITI DI APPARTENENZA

I requisiti per appartenere alla Parte Guelfa sono: aver compiuto il diciottesimo anno di età, essere moralmente incensurato e tenere un comportamento corretto ed educato, non far parte di associazioni o movimenti in contrasto con le finalità dell’Arciconfraternita, aver corrisposto la quota di ammissione ed impegnarsi a rispettare il presente Statuto, il Codice Etico di Parte Guelfa e le direttive impartite dal Consiglio di Credenza.

Solamente coloro che abbiano ricevuto l’investitura a Cavaliere o Dama Ordinari potranno essere eleggibili a cariche di responsabilità nell’Arciconfraternita. Ad ogni singolo aderente sono richiesti, per il ruolo che riveste ed in quanto rappresentante della Parte Guelfa, comportamenti ed atteggiamenti seri ed adeguati. Qualora ciò non si verificasse, lo stesso sarà soggetto a sanzioni da parte del Consiglio di Credenza, come previsto dal presente statuto, attraverso la Commissione Disciplinare secondo le disposizioni del Codice Etico di Parte Guelfa.

I membri di Parte Guelfa che abbiano ricoperto cariche di responsabilità nell’Arciconfraternita, ovvero Consoli e Capitani, hanno diritto a fregiarsi del titolo di Emeriti al termine del mandato.

Parte Guelfa partecipa al suffragio, alle esequie ed alla sepoltura dei propri membri, con il consenso dei familiari. Ove richiesti, i membri della Parte Guelfa, attraverso la Compagnia di San Lodovico, possono anche realizzare servizi di cerimoniale in ambito ecclesiastico, in occasione della celebrazione di Sacramenti dei Confratelli e Consorelle, quali matrimonio, battesimo dei figli, commiato di familiari stretti. Possono altresì richiedere l’utilizzo delle Rettorie di San Carlo e di Orsanmichele per dette celebrazioni. Per i matrimoni la partecipazione può essere richiesta anche in sede civile.

Le attività di volontariato sono prestate a titolo personale, spontaneo e gratuito.

I Confratelli e le Consorelle membri dell’Arciconfraternita appartengono ai seguenti ruoli:

  • Scudieri
  • Aspiranti
  • Ecclesiastici
  • Cavalieri e Dame Onorari
  • Cavalieri e Dame Ordinari, suddivisi nei ranghi di Cavalieri d’Arme e Cavalieri di Corredo.

Solo nel ruolo Scudieri sono ammessi membri minorenni, purché abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età e la cui richiesta di ammissione sia sottoscritta da almeno uno degli esercenti la potestà genitoriale. Gli Scudieri possono svolgere solo talune attività, prevalentemente di natura formativa, e possono richiedere di essere ammessi come Aspiranti Cavalieri e Dame solo al compimento della maggiore età.

 

AMMISSIONE

Chi desidera aderire all’Arciconfraternita Parte Guelfa deve essere presentato da uno o due padrini o madrine ed inoltrare apposita domanda scritta rivolta al Consiglio di Credenza che, valutati i requisiti del richiedente, delibera all’unanimità l’ammissione al periodo di aspirantato. L’Aspirante, accettata la sua domanda e corrisposta la quota associativa annuale, partecipa al percorso formativo culturale, etico e religioso disposto dal Consiglio di Credenza, senza il quale non potrà essere ammesso alle investiture.

Il periodo di aspirantato ha una durata non inferiore a sei mesi e non superiore a quattro anni, al termine del quale, a loro insindacabile giudizio, i Capitani di Parte Guelfa deliberano all’unanimità l’accettazione definitiva della domanda e l’ammissione dell’Aspirante alle solenni investiture.

Gli ammessi in qualità di Onorari e gli Ecclesiastici non svolgono aspirantato e non sono tenuti al pagamento della quota associativa annuale.

L’Aspirante, all’atto dell’investitura, viene creato Cavaliere o Dama e diviene membro Ordinario.

La qualità di Ordinario si perde per decesso, recesso o esclusione. L’esclusione è deliberata dal Consiglio di Credenza con delibera motivata per morosità, mancato rispetto delle norme statutarie accertato dalla Commissione Disciplinare, comportamenti contrari al raggiungimento dello scopo associativo. Tale provvedimento dovrà essere comunicato per iscritto all’Ordinario dichiarato escluso, il quale, entro trenta giorni da tale comunicazione, può ricorrere all’Adunanza Generale mediante lettera raccomandata inviata al Capitano Generale.

 

RANGHI

I Cavalieri e le Dame Ordinari sono suddivisi in due ranghi: Cavalieri d’Arme, coloro che prestano attivamente la propria opera di volontariato nell’Arciconfraternita; Cavalieri di Corredo, coloro che, pur in regola con la quota associativa annuale, non possono prestarsi attivamente per validi motivi, quali salute, mancanza di tempo o eccessiva distanza.

Solo i Cavalieri e le Dame d’Arme sono eleggibili al grado di Capitano di Parte Guelfa e possono rivestire incarichi di responsabilità quali quelli di Segretario di Credenza, Governatore, Provveditore Generale, Cancelliere ed altri il cui ruolo è giudicato rilevante dal Consiglio di Credenza.

 

PRIVILEGI

L’insignito Ordinario può sospendere l’insegna dell’Ordine di Parte Guelfa alle proprie armi di famiglia. Qualora non possedesse un blasone, l’assegnazione del cavalierato di Parte Guelfa conferisce agli insigniti ordinari la facoltà di crearsi uno stemma araldico. Il Console, i Capitani ed i Cappellani possono inquartare il proprio stemma con quello dell’Ordine, e mantengono il titolo di Emeriti al termine del loro mandato. Il Consiglio di Credenza può eventualmente concedere usi eccezionali delle insegne, le quali sono sempre oggetto di concessione personale non trasmissibile.

 

INVESTITURE DI PARTE GUELFA

 Compete al Console di Parte Guelfa creare Cavalieri e Dame, ovvero compiere le investiture e, in sua assenza, per delega implicita, al Capitano di Parte Guelfa che rivesta la carica di Capitano Generale o ad un Console Vicario all’uopo nominato dal Consiglio di Credenza tra i membri del Senato.

Le solenni investiture di Parte Guelfa si compiono nelle storiche sale del Palagio dei Capitani di Parte Guelfa secondo l’antico rito fiorentino di investitura cavalleresca, che prevede le cerimonie del giuramento, della firma e dell’addobbo, e sono precedute dalla preparatoria Veglia delle Armi che si tiene in Orsanmichele o in Santa Croce o, ove necessario, in altro luogo di culto cristiano.

Il giuramento, nella tradizionale formula, viene pronunciato collettivamente nella Sala del Camino e, successivamente, sottoscritto singolarmente nella Sala dei Capitani dinanzi al Console assistito dai Senatori di Parte Guelfa.

L’addobbo avviene nel Salone Brunelleschi, per chiamata individuale, ad opera del Console e dei Capitani e con la partecipazione dei Cavalieri e delle Dame convenuti.

È dovere dei Cavalieri e delle Dame partecipare alle riunioni, cerimonie, funzioni religiose, nonché alle attività spirituali, caritative e di volontariato promosse da Parte Guelfa.

 

DIVISA

Parte Guelfa partecipa alle celebrazioni tradizionali e religiose in divisa solenne col mantello verde bruno recante le insegne concesse da Papa Clemente IV. Gli Aspiranti, in luogo della divisa solenne, indossano una fascia al braccio sinistro di colore verde bruno con l’emblema della Parte Guelfa.

Per le operazioni di salvaguardia ambientale, e per ogni altra attività, Parte Guelfa stabilisce per Confratelli e Consorelle specifiche uniformi, rispondenti alle vigenti normative, che mantengano i colori verde e nero come prevalenti.

 

 

Parte II – Organi e struttura

 

ADUNANZA GENERALE

L’assemblea degli aderenti, detta Adunanza Generale di Parte Guelfa, regolarmente costituita, rappresenta l’universalità dei membri e le sue deliberazioni, prese in conformità alla legge e al presente statuto, obbligano tutti i componenti, ancorché non intervenuti o dissenzienti.

L’Adunanza Generale viene convocata dal Consiglio di Credenza almeno una volta ogni anno, mediante comunicazione scritta contenente l’ordine del giorno, diretta a ciascun aderente anche con mezzi elettronici, almeno 15 giorni prima di quello fissato per la riunione. Essa delibera in sede ordinaria sul bilancio, sugli indirizzi, sull’elezione dei Capitani, e può essere chiamata a ratificare ogni singola carica proposta dal Consiglio di Credenza. Delibera in sede straordinaria sulle modifiche statutarie e sulle altre materie la cui competenza le è attribuita dalla legge o dallo statuto. Hanno diritto al voto tutti gli aderenti Ordinari in regola con il pagamento della quota annuale. Ogni membro ha diritto ad un voto ed è ammessa una sola delega per rappresentare altri aderenti assenti. L’Adunanza Generale è regolarmente costituita in prima convocazione con l’intervento di almeno la metà degli aventi diritto, ed in seconda convocazione qualunque sia il numero degli intervenuti. Le delibere sono regolarmente assunte a maggioranza dei presenti, salvo per le modifiche statutarie che richiedono il voto favorevole dei due terzi degli intervenuti che rappresentino almeno un quinto degli aventi diritto. L’eventuale delibera di scioglimento dell’Arciconfraternita può essere presa solo all’unanimità.

L’Adunanza in seconda convocazione può tenersi anche nel medesimo giorno fissato per la prima, a diverso orario. Coloro che fossero impossibilitati a presenziare personalmente all’Adunanza, per motivi di salute o di eccessiva distanza, possono parteciparvi a mezzo di videoconferenza secondo le indicazioni impartite dal Consiglio di Credenza.

 

CONSIGLIO DI CREDENZA

Il Consiglio di Credenza è il più alto organo di Parte Guelfa ed è composto dal Console, che ha funzioni di indirizzo, e dai Capitani, con funzioni deliberative ed esecutive, che esercitano le attribuzioni conferite dal presente statuto.

Per l’espletamento dei propri compiti i Capitani di Parte Guelfa possono istituire cariche utili ad ogni esigenza ed avvalersi della collaborazione di un numero variabile di esperti selezionati secondo necessità.

È compito del Consiglio di Credenza redigere ed approvare il Codice Etico della Parte Guelfa, nel rispetto dei principi contenuti nel presente statuto.

Il Consiglio di Credenza si riunisce non meno di una volta ogni due mesi, ma può, in qualsiasi momento, essere convocato qualora lo ritenga necessario uno qualsiasi dei suoi componenti.

Le cariche consiliari sono rieleggibili senza limiti ed il Consiglio di Credenza resta in carica per cinque anni.

Ai membri del Consiglio di Credenza non può essere attribuito alcun compenso, salvo il rimborso delle spese effettivamente sostenute per l’attività prestata ai fini dello svolgimento della loro funzione.

 

CONSOLE DI PARTE GUELFA

Il Console di Parte Guelfa è la guida morale dell’Arciconfraternita e simbolo dell’unità tra i suoi membri, ne indirizza l’attività, ha il diritto di partecipazione e parola in tutte le adunanze e può guidare e moderare i Capitani di Parte Guelfa. È eletto dai Capitani tra le più alte personalità della Parte Guelfa ed è rieleggibile.

L’elevazione alla dignità di Console avviene con speciale cerimonia nella cappella del patrono San Lodovico d’Angiò, o in altro luogo, durante la quale viene unto, vestito col manto angioino e gli vengono consegnati il bastone del comando e l’anello col sigillo della Parte Guelfa.

Al Console di Parte Guelfa è attribuito l’appellativo onorifico di Eccellenza.

 

CAPITANI DI PARTE GUELFA

I Capitani di Parte Guelfa sono eletti dall’Adunanza Generale dei membri con voto segreto nel numero di cinque e compongono, col Console, il Consiglio di Credenza.

All’atto dell’accettazione dell’incarico i Capitani prestano, nelle mani del Console, solenne giuramento di servire la Parte Guelfa con dedizione, onore e lealtà, nell’esclusivo interesse dell’Arciconfraternita e nel pieno rispetto dello Statuto.

I Capitani hanno il potere di nominare tutte le cariche previste dallo statuto e, ove lo ritengano opportuno, possono sottoporre tali nomine alla ratifica dell’Adunanza Generale.

I Capitani indirizzano e regolano lo svolgimento di ogni attività dell’Arciconfraternita, indicono le adunanze, stabiliscono regolamenti e sanzioni a carico di ogni componente.

Il Capogruppo della Cavalleria Fiorentina, ovvero il rappresentante dell’Arciconfraternita presso il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, viene eletto tra i Capitani ed il suo mandato è legato per contemporaneità a quello dei Capitani stessi. Col termine della legislatura dei Capitani di Parte Guelfa decade anche il Capogruppo della Cavalleria.

Ogni Capitano di Parte Guelfa riceve il trattamento onorifico di Don.

 

CAPITANO GENERALE

I Capitani di Parte Guelfa eleggono tra loro annualmente il Capitano Generale, il quale assolve le funzioni del rappresentante legale ovvero del Presidente dell’Arciconfraternita, e gestisce l’ordine del giorno nel Consiglio di Credenza e nell’Adunanza Generale.

 

CAPITANO MAGGIORE

I Capitani di Parte Guelfa eleggono tra loro annualmente il Capitano Maggiore, il quale assolve le funzioni di Vicepresidente dell’Arciconfraternita, sostituendo il Capitano Generale in caso di sua assenza, con i medesimi pieni poteri in merito alla legale rappresentanza dell’Arciconfraternita.

 

CAPITANO CAMERLENGO

È nominato, tra loro, dai Capitani di Parte Guelfa per sovraintendere ad ogni questione economica e, ricevuta l’approvazione del Consiglio di Credenza, nomina il Governatore, il Provveditore Generale e l’Economo per assisterlo o sostituirlo ove e quando necessario.

 

CAPITANO GENIERE

È nominato, tra loro, dai Capitani di Parte Guelfa per sovraintendere ad ogni questione operativa e, ricevuta l’approvazione del Consiglio di Credenza, nomina l’Architetto ed i Tenenti per Logistica, Manutenzione e Custodia, nonché tutti gli altri incaricati per i servizi logistici ordinari e straordinari di Parte Guelfa e per assisterlo o sostituirlo ove e quando necessario.

  

CAPITANO LUOGOTENENTE

I Capitani di Parte Guelfa nominano tra loro annualmente il Capitano Luogotenente, il quale assolve le funzioni di coordinamento del Capitolo di Parte Guelfa, ovvero delle Luogotenenze e dei Collegi attivi in Italia e nel mondo.

 

SEGRETARIO DI CREDENZA

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa con compiti organizzativi e svolge la funzione di redigere tutti i verbali delle riunioni del Consiglio di Credenza e delle Adunanze Generali. Funge da raccordo tra il Consiglio di Credenza e lo Stato Maggiore degli incaricati dei vari servizi e può farsi affiancare da Tenenti ed Attendenti per finalità organizzative.

 

GOVERNATORE

È nominato dal Capitano Camerlengo per provvedere alla gestione economica e amministrativa dell’Arciconfraternita.

 

ECONOMO

È nominato dal Capitano Camerlengo e si occupa delle scritture contabili allo scopo di fornire al Camerlengo stesso ed al Consiglio di Credenza le informazioni necessarie per esercitare le funzioni di controllo e di decisione in materia economico-finanziaria, nonché per la redazione del rendiconto.

 

CANCELLIERE

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per gestire alcuni rapporti con le istituzioni pubbliche.

 

PROVVEDITORE GENERALE

È nominato dal Capitano Camerlengo per provvedere alla raccolta finanziaria necessaria alla copertura del fabbisogno dell’Arciconfraternita.

 

PROVVEDITORE ALLE ARTI

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per allacciare e gestire rapporti con le categorie produttive e professionali ovvero con l’insieme di persone che esercitano un’attività economica o lavorativa pubblica o privata.

 

CONSERVATORE DEI SIGILLI

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per custodire i sigilli della Parte Guelfa.

 

ARALDO

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa e funge da primo attendente del Console e del Consiglio di Credenza, il quale gli assegna di norma incarichi speciali.

 

AQUILIFERO

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa col compito di far sfilare in cortei e processioni l’aquila reale, emblema vivente della Parte Guelfa.

 

VESSILLIFERO

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per gestire le insegne della Parte Guelfa in ogni occasione pubblica e nomina due Alfieri per assisterlo o sostituirlo.

 

CONNESTABILE

È nominato dai Capitani con il ruolo di moderatore del Senato dei Capitani.

 

PRIORI DELLA PECUNIA

Sono nominati dai Capitani di Parte Guelfa e svolgono la funzione di verificare l’operato del Camerlengo almeno una volta all’anno.

 

ORGANO DI CONTROLLO

Laddove ciò sia richiesto per legge o per libera determinazione, l’Adunanza Generale nomina un organo di controllo composto da tre persone, di cui almeno una scelta tra le categorie di soggetti di cui all’articolo 2397, secondo comma, del Codice Civile. Può essere altresì nominato un organo di controllo monocratico, tra le categorie di soggetti di cui all’articolo 2397, secondo comma, del Codice Civile. Ai componenti dell’organo di controllo si applica l’articolo 2399 del Codice Civile.

L’Organo di Controllo vigila sull’osservanza della legge e dello Statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dall’Arciconfraternita e sul suo concreto funzionamento. Esercita inoltre compiti di monitoraggio dell’osservanza delle finalità solidaristiche e di utilità sociale dell’Arciconfraternita ed attesta che il bilancio sociale, nel caso in cui la sua redazione sia obbligatoria o sia ritenuta opportuna, sia stato redatto in conformità alle linee guida di cui all’art. 14 del D. Lgs. 117/2017.

Laddove ciò sia richiesto per legge o per libera determinazione, l’Adunanza Generale nomina un revisore legale dei conti o una società di revisione legale iscritti nell’apposito registro.

Qualora i membri dell’organo di controllo siano iscritti al registro dei revisori, questi possono altresì svolgere la funzione di revisori legali dei conti, nel caso in cui non sia a tal fine nominato un soggetto incaricato.

Ai membri dell’organo di controllo che non siano in possesso dei requisiti di cui all’articolo 2397, secondo comma, del Codice Civile, non può essere attribuito alcun compenso salvo il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate per l’attività prestata ai fini dello svolgimento della loro funzione.

 

PRIORE GENERALE

È un Vescovo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana nominato dal Consiglio di Credenza di Parte Guelfa, quale guida spirituale dell’Arciconfraternita, e ne indica gli indirizzi di natura liturgica e religiosa.

 

CAPPELLANO MAGGIORE

È un sacerdote indicato dai Capitani ed aggregato alla Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa, al quale sono affidati il servizio e l’assistenza religiosa presso le Rettorie di San Carlo dei Lombardi e di Orsanmichele, storiche sedi ecclesiastiche della Parte Guelfa in Firenze.

 

ELEMOSINIERE

È nominato dai Capitani per provvedere alle opere di carità della Parte Guelfa, con il contributo dei fondi raccolti dagli Oblatori. Risponde al Consiglio di Credenza, per il tramite del Capitano Camerlengo, ed è da questo autorizzato per le singole operazioni.

 

ARMATI

Gli Armati di Parte Guelfa costituiscono il corpo che svolge ogni attività di sicurezza durante le manifestazioni alle quali è chiamata a partecipare la Parte Guelfa. Sono nominati e comandati dai Capitani di Parte Guelfa e devono seguirne le disposizioni. Gli Armati sono espressione dell’autorità del Consiglio di Credenza.

 

DIGNITARI

I Dignitari di Parte Guelfa costituiscono il gruppo dei funzionari incaricati in seno alla Parte Guelfa. Sono nominati e comandati dai Capitani di Parte Guelfa e devono seguirne le disposizioni.

 

STAFFIERI

Gli Staffieri di Parte Guelfa costituiscono il reparto che assiste cavalli e cavalieri durante le manifestazioni alle quali la Parte Guelfa è chiamata a partecipare. Sono nominati e comandati dai Capitani di Parte Guelfa e devono seguirne le disposizioni.

 

DECANI

I Decani di Parte Guelfa sono membri anziani che svolgono funzione di indirizzo presso i Collegi di Parte Guelfa e di assistenza durante le manifestazioni.

 

SENATO

Il Senato è composto, oltre che dal Console e dai Capitani in carica, dai Consoli e Capitani Emeriti della Parte Guelfa, membri di diritto, nonché da altri membri nominati per meriti dal Consiglio di Credenza. Si riunisce almeno annualmente con funzioni consultive, esprime pareri di indirizzo generale non vincolanti per il Consiglio di Credenza e viene moderato dal Connestabile di Parte Guelfa. Può essere convocato in qualsiasi momento dal Consiglio di Credenza anche in merito a specifiche questioni per le quali sia ritenuto opportuno raccogliere il parere del Senato.

Ciascun membro è denominato Senatore Guelfo e cessa di far parte del Senato qualora non sia in regola con la quota associativa annuale o non faccia più parte dell’Arciconfraternita.

In caso di impossibilità del Console a presenziare ad una pubblica cerimonia, il Consiglio di Credenza può nominare un Console Vicario, con funzioni di rappresentanza per il singolo evento, scegliendolo tra i Senatori.

 

CORTE DEI PRESIDII

Il Consiglio di Credenza nomina i componenti della Corte dei Presidii e delle Vie Guelfe, composta da tre membri, con il compito di coordinare i Presidii di Parte Guelfa e le Vie Guelfe, con tutte le relative attività. La Corte è l’organo preposto alla gestione dell’intero sistema dei Presidii e delle Vie Guelfe, alla verifica della sussistenza dei requisiti di ammissibilità ed alla tenuta del Registro dei Presidii e delle Vie Guelfe, con l’assegnazione di un codice alfanumerico identificativo per ciascuno di essi. La Corte si compone di un Magistrato, con funzioni di coordinatore, e di due Legati che restano in carica per un anno e possono essere confermati senza limiti, nonché revocati in ogni tempo e sostituiti con decisione del Consiglio di Credenza.

 

COLLEGIO DEI GIUDICATORI

I Giudicatori sono nominati in numero di tre dal Consiglio di Credenza e svolgono la funzione di giuria negli eventi ove sia necessaria.

 

NOTARO

Il Notaro è nominato dal Consiglio di Credenza contestualmente al Collegio dei Giudicatori e redige e registra ogni atto della Parte Guelfa relativo a gare o pubblici eventi.

 

MAESTRO, GIUDICI E AIUTANTI DI CAMPO

Il Maestro di Campo è nominato annualmente dai Capitani di Parte Guelfa ed è la più alta autorità durante lo svolgimento delle manifestazioni ludiche tradizionali organizzate dalla Parte Guelfa. È coadiuvato in tutte le sue funzioni e rappresentato in tutta la sua autorità da due Giudici di Campo. Il Maestro di Campo si avvale di quattro Aiutanti di Campo, uno per ogni Quartiere storico di Firenze. Il Maestro di Campo gode del privilegio di sfilare in armatura alla testa dei Capitani di Quartiere.

 

GRAN CERIMONIERE

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per il cerimoniale della Parte Guelfa in ogni occasione pubblica e nomina uno o più Cerimonieri per assisterlo o sostituirlo.

 

MAESTRO GENERALE

Il Maestro Generale viene nominato dal Consiglio di Credenza quale responsabile culturale della Parte Guelfa e cura la formazione dei membri dell’Arciconfraternita.

 

RETTORE

Il Rettore di Parte Guelfa, nominato dai Capitani, ha il compito di coordinare il corso formativo annuale per gli Aspiranti, su indicazioni del Consiglio di Credenza e del Maestro Generale.

 

ORDINATORE

L’Ordinatore di Parte Guelfa, ricevendo di volta in volta mandato dal Consiglio di Credenza, si occupa di organizzare e coordinare eventi culturali che esulano dalla programmazione ordinaria predisponendo e provvedendo a quanto necessario per la realizzazione.

 

CERUSICO

È il medico veterinario, preferibilmente ippiatra, nominato dai Capitani quale responsabile per garantire la salute psicofisica degli equidi, controllarne l’idoneità a partecipare alle manifestazioni, la regolarità delle vaccinazioni ed il rispetto delle norme sanitarie in materia. Può farsi affiancare da Attendenti scelti tra veterinari o assistenti dotati della necessaria formazione ed esperienza.

 

OSPITALIERE

È nominato dai Capitani di Parte Guelfa per la cura psicofisica dei Confratelli e Consorelle ove necessario, nonché per coordinare la formazione relativa alle materie sanitarie quali il primo soccorso. È scelto fra il personale medico, paramedico, o comunque dotato di idonea formazione in ambito sanitario e coordina l’attività degli Ospitalieri per il tramite della Lancia Spezzata.

 

ALTRI INCARICHI, COMMISSIONI, REGGIMENTI E SQUADRONI

I Capitani di Parte Guelfa possono assegnare, ove lo ritengano opportuno, altri incarichi regolandone le funzioni. A titolo di esempio, possono essere nominati, il Maestro delle Milizie, il Capitano di Piazza, il Gran Scudiero, il Maestro di Cappella, il Barbaresco, il Banditore, l’Iconografo, l’Araldista, e soprattutto i Commissari e i Tenenti, ovvero i responsabili di singoli settori o funzioni al servizio dell’Arciconfraternita, e relativi Attendenti. I Capitani provvedono altresì ad istituite apposite Commissioni, presiedute da un Commissario, per specifiche finalità e Reggimenti suddivisi in Squadroni per i diversi ambiti di attività istituzionale. Per ogni Reggimento, i Capitani nominano un Primo Ufficiale ed un Aiutante Maggiore. Per ogni Squadrone, i Capitani nominano la Lancia Spezzata, quale responsabile, coadiuvato da un Tenente, un Furiere e i necessari Attendenti.

 

PATRIMONIO

Il patrimonio della Parte Guelfa è costituito:

a) dai beni mobili e immobili che diverranno di proprietà;
b) da eventuali fondi di riserva costituiti con le eccedenze di bilancio;
c) da eventuali erogazioni, donazioni e lasciti;
d) dai beni immateriali quali i simboli e le insegne che le sono proprie, nonché dai marchi e dalle altre proprietà intellettuali.

Le entrate sono costituite:

a) dalle quote associative annuali degli aderenti;
b) dal ricavato dall’organizzazione di manifestazioni o partecipazione ad esse;
c) da ogni altra entrata che concorra ad incrementare l’attivo sociale; fondi pervenuti a seguito di raccolte pubbliche occasionali, anche mediante offerte di beni di modico valore e contributi corrisposti da amministrazioni pubbliche.

Debbono, di norma, corrispondere la quota annuale gli Ordinari, gli Aspiranti e gli Scudieri, mentre ne sono esentati gli Onorari, gli Ecclesiastici ed il Console in carica.

Il Consiglio di Credenza stabilisce l’importo delle quote associative annuali, decidendo altresì eventuali esenzioni o modulazioni per specifiche categorie di associati.

La quota associativa annuale non è frazionabile né rimborsabile.

La quota di ammissione è assolta col pagamento della quota associativa annuale del primo anno di appartenenza.

L’Arciconfraternita può trarre le risorse economiche necessarie al suo funzionamento e allo svolgimento della propria attività anche da contributi pubblici e privati, donazioni e lasciti testamentari, rendite patrimoniali, attività di raccolta fondi e proventi ed entrate relative alle attività secondarie e strumentali di cui all’articolo 6 del D. Lgs. 3 Luglio 2017 n.117.

Per le attività di interesse generale prestate, l’Arciconfraternita può ricevere solo il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate, salvo che l’attività sia svolta quale attività secondaria e strumentale.

La Parte Guelfa non potrà distribuire, neanche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi, riserve o capitale durante la vita dell’organizzazione a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge o siano effettuate a favore di altri enti non lucrativi che, per legge, statuto o regolamento, facciano parte della medesima ed unitaria struttura.

L’Arciconfraternita non può rimborsare le quote associative annuali, neppure nel caso di recesso o in ogni altra ipotesi di scioglimento individuale del rapporto associativo. La quota associativa non è trasferibile a nessun titolo e non è collegata alla titolarità di azioni o quote di natura patrimoniale.

L’Arciconfraternita ha l’obbligo di utilizzo del patrimonio, comprensivo di eventuali ricavi, rendite, proventi ed entrate comunque denominate, per lo svolgimento dell’attività statutaria ai fini dell’esclusivo perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

In caso di scioglimento dell’Arciconfraternita, l’Adunanza Generale che delibera lo scioglimento nomina un liquidatore. Essa delibera altresì sulla destinazione del patrimonio che residua dalla liquidazione stessa, nei limiti di cui al comma seguente.

A seguito della cessazione o estinzione dell’Arciconfraternita, il patrimonio residuo, dopo la liquidazione, sarà obbligatoriamente devoluto, previo parere positivo dell’Organismo competente ai sensi del D. Lgs. 117/2017 e salva diversa destinazione imposta dalla legge, a uno o più Enti non lucrativi o del Terzo Settore con priorità per quelli collegati, quali la Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa, o, in mancanza, alla Fondazione Italia Sociale.

 

ESERCIZIO

L’esercizio si chiude al 31 dicembre di ogni anno. Entro 120 giorni dalla fine dell’esercizio il Camerlengo deve predisporre il bilancio, che dovrà essere approvato dal Consiglio di Credenza prima di presentarlo all’Adunanza Generale. Verrà altresì sottoposto all’approvazione del Consiglio di Credenza il bilancio preventivo dell’esercizio in corso.  Il bilancio d’esercizio è formato dallo stato patrimoniale, dal rendiconto gestionale, con l’indicazione dei proventi e degli oneri, e dalla relazione di missione che illustra le poste di bilancio, l’andamento economico e gestionale dell’Arciconfraternita e le modalità di perseguimento delle finalità statutarie. In caso di ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate inferiori a 220.000,00 euro annui, il bilancio può essere redatto nella forma del rendiconto per cassa.

 

ORDINAMENTO

L’Ordine di Parte Guelfa è un’istituzione che si prefigge di salvaguardare l’ambiente e di custodire e valorizzare le tradizioni, rafforzando nei suoi membri la pratica dei sentimenti fraterni e, per perseguire tali alti obbiettivi, si serve di una struttura territoriale organizzata a livello nazionale ed internazionale.

I Cavalieri e le Dame di Parte Guelfa appartengono territorialmente a Luogotenenze, Collegi e Balivati. Ogni Luogotenenza di Parte Guelfa ha competenza sopra un territorio nazionale o, in Italia, regionale ed è retta da un Luogotenente con l’assistenza di un Vicario. Ogni Collegio di Parte Guelfa possiede estensione normalmente regionale o provinciale ed è retto da un Maresciallo assistito da un Legato. Ogni Balivato possiede estensione cittadina o metropolitana ed è retto da un Balivo coadiuvato da un Capitolo di Decani. Le cariche di Maresciallo e Balivo sono indicate dal competente Luogotenente il quale le propone al Capitano Luogotenente che ne procura l’approvazione del Consiglio di Credenza. Ciascun Luogotenente risponde direttamente al Capitano Luogotenente e dunque al Consiglio di Credenza, ha l’onere della prima valutazione degli Aspiranti e può essere delegato, in via eccezionale, all’addobbo di nuovi Cavalieri e Dame nel territorio assegnato, in caso di impossibilità degli stessi a recarsi a Firenze per la cerimonia annuale delle Solenni Investiture. Luogotenenti, Marescialli e Balivi formano il Capitolo Generale di Parte Guelfa, assemblea con funzione consultiva convocata annualmente dal Consiglio di Credenza, e tutti i loro mandati avvengono, senza eccezione, per nomina e su delibera unanime del Consiglio di Credenza.

Oltre all’articolazione territoriale, la Parte Guelfa è organizzata a livello centrale con gruppi differenziati per settore di attività.

Lo Stato Maggiore è costituito dall’insieme dei Primi Ufficiali dei Reggimenti e dalle Lance Spezzate degli Squadroni.

Le Commissioni, guidate da un Commissario, sono così istituite: Disciplinare, Culturale, Comunicazione.

I reparti di attività operativa sono costituiti da Reggimenti, articolati in Squadroni, in base al settore di competenza.

Ogni Reggimento è comandato da un Primo Ufficiale assistito da un Aiutante Maggiore, mentre ogni Squadrone è guidato da una Lancia Spezzata assistita da un Tenente.

Sono istituiti i seguenti Reggimenti ed i rispettivi Squadroni:

– Reggimento “Marzocco” (celebrazioni tradizionali, cortei, cerimoniale): Squadrone Dignitari, Squadrone Cavalleggeri, Squadrone Lancieri, Squadrone Armati, Squadrone Staffieri, Squadrone Arcieri, Squadrone Falconieri, Squadrone Dragoni di Toscana.

– Reggimento “San Giorgio” (eventi equestri storico-sportivi, formazione equestre, addestramento equestre Corteo, addestramento equestre ambientale, addestramento ippoterapeutico): Squadrone Giostratori, Squadrone Guide, Squadrone Aurighi, Squadrone Terapisti, Squadrone Tecnici.

– Reggimento “San Francesco” (monitoraggio e salvaguardia ambientale, formazione ambientale): Squadrone Dragoni, Squadrone Esploratori, Squadrone Cacciatori, Squadrone Ciclisti, Squadrone Canottieri, Squadrone Ricognitori.

– Reggimento “San Lodovico” (Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa; eventi religiosi, pellegrinaggi, memoriali, formazione spirituale, ecumenismo): Squadrone Pellegrini, Squadrone Oblatori, Squadrone Ecumenisti.

– Reggimento “Santa Barbara” (attività organizzative generali e di logistica e servizi): Squadrone Genieri, Squadrone Telematici, Squadrone Magazzinieri, Squadrone Vivandieri, Squadrone Gendarmi, Squadrone Provveditori, Squadrone Cerimonieri, Squadrone Palafrenieri, Squadrone Organizzatori, Squadrone Veterinari, Squadrone Ospitalieri, Squadrone Trasportatori.

All’interno del Reggimento “San Francesco” sono istituiti gli Ufficiali delle Torri e gli Ufficiali dei Fiumi, per sovrintendere rispettivamente alle attività di protezione ambientale nell’ambito delle aree verdi urbane ed extraurbane, e nell’ambito fluviale e delle acque interne.

Il Consiglio di Credenza, con voto unanime, può deliberare l’istituzione di nuovi Reggimenti e Squadroni per favorire lo sviluppo delle attività statutarie dell’Arciconfraternita.

 

 

Parte III – Attività di salvaguardia ambientale

 

SALVAGUARDIA AMBIENTALE

Il servizio permanente di salvaguardia ambientale operato da Parte Guelfa è organizzato su base nazionale, regionale e provinciale e si realizza attraverso lo Squadrone Dragoni, reparto di vigilanza ambientale appositamente formato. A seconda del livello formativo raggiunto, i componenti si distinguono in Dragoni e Dragoni Scelti.

La rete decentrata di Parte Guelfa per la tutela dell’ambiente è al servizio di enti, istituzioni, organismi, sia professionali che volontaristici, ed interagisce e coopera, in base alle normative vigenti, a responsabilità predefinite ed a procedure comuni di intervento, nelle situazioni di crisi e di emergenza. Nel contesto territoriale italiano, Parte Guelfa si pone costantemente a disposizione del sistema regionale di Protezione Civile composto da tutte le suddivisioni amministrative – regioni, prefetture, città metropolitane, province, comuni, unioni di comuni – e da strutture operative quali Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Municipale, Croce Rossa Italiana, Corpo Nazionale Soccorso Alpino, Misericordia, pubbliche assistenze, aziende di servizi ambientali e comunità scientifica.

I Dragoni di Parte Guelfa intervengono in modo integrato e coordinato, sulla base di regole chiare e condivise, con un obiettivo comune: la sicurezza e la salvaguardia del territorio ove si trovano ad operare.

 

STRUTTURA OPERATIVA E CONVENZIONI

La struttura operativa per l’attività di salvaguardia ambientale viene configurata attraverso incarichi conferiti dal Consiglio di Credenza di Parte Guelfa ed è costituita da un Comando Nazionale ed articolata in Reparti Regionali con funzione di coordinamento e raccordo tra le Compagnie Provinciali, dalle quali dipendono gerarchicamente le strutture territoriali periferiche, umane e strumentali, costituite da Squadre o da singoli Dragoni.

L’attività di salvaguardia ambientale, oltre che in modo autonomo, può essere svolta da Parte Guelfa anche a seguito della stipula di apposite convenzioni con gli enti locali e con le organizzazioni nazionali ed internazionali nell’interesse della collettività.

 

PRESIDII E VIE GUELFE

Per il miglior perseguimento delle finalità statutarie, Parte Guelfa organizza una rete di Presidii tra i propri aderenti come sistema integrato di proprietà agricole, case coloniche o altro genere di strutture rurali poste in zone extraurbane ed utili alla realizzazione dei servizi di protezione dell’ambiente, delle attività di formazione e della diffusione della cultura ambientale.

I Presidii di Parte Guelfa possono essere collegati tra loro tramite le Vie Guelfe, sentieri aperti, recuperati e mantenuti da Parte Guelfa, percorsi praticabili a cavallo, a piedi e in bicicletta. Parte Guelfa ha lo scopo di realizzare una rete diffusa e interconnessa di Presidii, attraverso i quali gli appartenenti a Parte Guelfa concorrono fattivamente alla realizzazione degli scopi statutari.

La qualifica di Presidio viene conferita per decreto del Consiglio di Credenza dopo che la Corte dei Presidii e delle Vie Guelfe ha verificato la sussistenza dei requisiti di ammissibilità. Ogni Presidio ed ogni Via ricevono l’assegnazione di un codice alfanumerico identificativo che viene registrato in un apposito Registro dei Presidii gestito dalla Corte dei Presidii e delle Vie Guelfe, alla quale spetta il coordinamento di tutte le relative attività.

 

 

Parte IV – Attività di promozione delle tradizioni culturali

 

QUARTIERI E GONFALONI

L’Arciconfraternita, nell’ambito delle tradizioni, opera sul territorio fiorentino attraverso l’istituzione di Compagnie di Quartiere rappresentanti gli antichi Quartieri storici fiorentini di Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella e San Giovanni e le rispettive estensioni nel contado. Ogni Quartiere è suddiviso in quattro Gonfaloni di Compagnia secondo la disposizione risalente al 1343:

  • nel Quartiere Bianco di Santo Spirito, blasonato d’azzurro alla colomba al naturale: Nicchio, Scala, Sferza, Drago.
  • nel Quartiere Azzurro di Santa Croce, blasonato d’azzurro alla croce d’oro: Bue, Lion Nero, Ruote, Carro.
  • nel Quartiere Rosso di Santa Maria Novella, blasonato d’azzurro al sole d’oro: Lion Bianco, Lion Rosso, Vipera, Unicorno.
  • nel Quartiere Verde di San Giovanni, blasonato d’azzurro al battistero d’oro: Chiavi, Vaio, Drago Verde, Lion d’Oro.

 

COMPAGNIE DI QUARTIERE

Le Compagnie di Quartiere, o di Parte, sono organismi volti alla realizzazione di eventi organizzati dalla Parte Guelfa e non costituiscono enti autonomi. Esse non possono svolgere attività in maniera indipendente, né provvedere in proprio all’amministrazione, ma dipendono direttamente dal Consiglio di Credenza. È dovere di ogni Compagnia notificare con lettera ufficiale al Consiglio di Credenza per la ratifica la formazione del proprio Consiglio, indicando il cognome, nome, residenza e certificato del casellario giudiziale di ciascuno dei membri che lo compongono, nonché la carica rispettivamente assegnata. In ogni manifestazione, le Compagnie di Quartiere sono tenute all’osservanza delle prescrizioni del Consiglio di Credenza in tutto ciò che si riferisce alla parte preparatoria ed al regolare e decoroso svolgimento. Le Compagnie rappresentano i tradizionali Quartieri fiorentini, gli stessi adottati dalle Società di Parte del Calcio Storico Fiorentino, con le quali stabiliscono un legame attraverso la presenza di incaricati nei rispettivi Consigli. Ogni Compagnia di Quartiere è rappresentata da un Consiglio di Parte il quale è composto dal Priore, che lo presiede e che cura i rapporti col Consiglio di Credenza; dal Vicario, che lo sostituisce in caso di assenza e che corrisponde al Presidente o altro delegato del rispettivo Colore del Calcio Storico Fiorentino; dal Capitano dei Cavalieri del Quartiere, dai Cavalieri di Compagnia nel numero di uno per Gonfalone ovvero di quattro per Quartiere; dal Cappellano di Quartiere, sacerdote al quale è affidato dal Cappellano Maggiore di Parte Guelfa il servizio e l’assistenza religiosa della Compagnia di Quartiere; dal Correttore di Quartiere; dal Nobile Commissario e dal Capogruppo di Quartiere. In caso di inosservanza, le Compagnie di Quartiere ed i singoli componenti sono passibili di sanzioni, secondo le inappellabili decisioni del Consiglio di Credenza. Ogni carica di Quartiere viene confermata dal Consiglio di Credenza tra i membri dell’Arciconfraternita ed ha durata annuale. Il Consiglio ha il potere di rimuovere ciascun incaricato per motivi disciplinari e di opportunità.

 

PRIORE DI QUARTIERE

Il Priore presiede la Compagnia di Quartiere e ne cura, con rappresentanza piena, i rapporti col Consiglio di Credenza. Il Priore ha il dovere di conoscere preventivamente il nome di tutti gli esponenti del proprio Quartiere e di collaborare con i Capitani di Parte Guelfa per identificare tempestivamente coloro che si rendessero rei di comportamenti illeciti.

 

CAPITANO DI QUARTIERE

Ogni Quartiere è rappresentato durante particolari manifestazioni dal Capitano che ne cura la disciplina ed il comportamento. È dovere del Capitano di Quartiere collaborare con il Consiglio di Credenza, provvedendo di persona, se necessario, a reprimere con decisione le eventuali intemperanze dei membri del proprio Quartiere di appartenenza.

 

GIUDICE DI QUARTIERE

Ferma restando l’assoluta soggezione delle Compagnie di Quartiere al Consiglio di Credenza, è ammessa, in via eccezionale, la nomina di un Giudice di Quartiere incaricato della ricostituzione del Consiglio di Compagnia e della temporanea reggenza, nei soli casi seguenti:

  1. Quando venga a mancare il Consiglio e agli appartenenti al Quartiere, malgrado i formali inviti del Consiglio di Credenza, non riesca possibile la ricostituzione, e gli appartenenti stessi invochino tale provvedimento, o con la loro inerzia lo rendano indispensabile.
  2. Quando si verifichi, per responsabilità della Compagnia di Quartiere, una assoluta e ingiustificata inattività, così che il Consiglio di Compagnia in carica debba ritenersi decaduto.

Nei casi sopra previsti, il Consiglio di Credenza decide la nomina di un Giudice di Quartiere, da scegliersi fra persone qualificate. La gestione straordinaria non può superare la durata di tre mesi. Qualora entro tale periodo il Consiglio di Compagnia non sia stato ricostituito e la situazione permanga invariata, si procederà all’estensione dell’incarico.

 

CORRETTORE GENERALE E CORRETTORI DI QUARTIERE

Il Correttore Generale ed i Correttori di Quartiere sono sacerdoti o laici cresimati e preparati, nominati dal Consiglio di Credenza, ai quali è affidata la cura morale dei Confratelli e Consorelle rispettivamente per l’Arciconfraternita e per le singole Compagnie di Quartiere.

 

 

Parte V – Altre attività

 

ATTIVITÀ SPIRITUALI

L’Arciconfraternita Parte Guelfa ha cura degli aspetti morali dei propri membri di ogni fede religiosa che, per qualsiasi necessità di supporto, possono rivolgersi in assoluta segretezza ai Cappellani, al Correttore Generale o agli altri Correttori nominati dal Consiglio di Credenza, che hanno il vincolo della riservatezza nell’esercizio di tale funzione.

Le attività spirituali per i membri che professano la fede Cristiana Cattolica, comunque aperte anche ai credenti di altre religioni, sono organizzate dal Reggimento San Lodovico, espressione della Compagnia di San Lodovico di Tolosa e della Parte Guelfa, associazione pubblica di fedeli istituita con decreto vescovile ai sensi del diritto canonico.

Le attività di natura spirituale possono essere svolte con articolazione sul territorio ma hanno come riferimento centrale le rettorie di Orsanmichele e San Carlo in Firenze, chiese competenti territorialmente per il Palagio di Parte Guelfa, la Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas in Pistoia, sede urbana pistoiese, e la Cappella di San Lodovico e del Santissimo Sacramento in Serravalle Pistoiese, sede della Compagnia di San Lodovico e della Parte Guelfa.

 

ATTIVITÀ ECUMENICHE E DI PROMOZIONE DEL DIALOGO INTERCULTURALE

Parte Guelfa promuove il dialogo rispettoso tra i Popoli di diverse culture e fedi religiose, stimolando l’approfondimento della reciproca conoscenza quale efficace strumento per il mantenimento della pace e di una civile ed amichevole convivenza.

La promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli e della nonviolenza nell’ambito della Società civile può essere attuata, oltre che con l’accoglienza di membri di ogni credo, anche con apposite iniziative di sensibilizzazione durante gli eventi organizzati da Parte Guelfa.

 

ACCADEMIA DI SCIENZE AMBIENTALI E ATTIVITÀ DIVULGATIVE

Parte Guelfa, in merito ai temi di cui si occupa quali la salvaguardia ambientale, la tutela della cultura e la promozione del dialogo, istituisce l’Accademia Guelfa di Scienze Ambientali “Cosimo I”, con il compito di organizzare corsi e seminari di formazione, nonché pubblicare testi quali manuali, saggi ed articoli, sia a mezzo stampa che tramite il proprio sito internet ed i canali social network.

L’organo ufficiale di stampa, interno ed esterno, di Parte Guelfa è la rivista “Il Marzocco”.

Parte Guelfa si rende disponibile all’organizzazione di incontri formativi nelle scuole di ogni ordine e grado con il coordinamento delle autorità scolastiche ed accademiche.

Parte Guelfa promuove il Forum Natura, con lo scopo di divulgare a livello internazionale una cultura autenticamente e seriamente ambientalista, scevra da preconcetti ideologici e libera da interessi di parte, anche mediante la partecipazione alle conferenze istituite da altri organismi sovranazionali.

Parte Guelfa istituisce il Dies Angioinus quale occasione di studio della figura di San Lodovico d’Angiò.

 

MEMORIALI

Parte Guelfa riconosce quali autorità morali dell’Arciconfraternita i seguenti personaggi storici, onorandoli e facendone memoria nelle rispettive ricorrenze annuali:

– Fondatore: il beato Papa Clemente IV, che ha riconosciuto i cavalieri guelfi fiorentini elevando Parte Guelfa al rango di istituzione dotata di sigilli e li ha onorati con la concessione delle proprie insegne nel 1266. Egli viene onorato dai Cavalieri e Dame di Parte Guelfa presso la sua tomba, posta nella Basilica di San Francesco alla Rocca in Viterbo, nell’anniversario della sua morte il 29 novembre di ogni anno.

– Patrono: il santo francescano Lodovico d’Angiò, vescovo di Tolosa, patrono della Parte Guelfa fin dal 1318. Egli viene onorato nella cappella a Lui intitolata presso la Pieve di Santo Stefano in Serravalle Pistoiese, nel giorno della sua festa il 19 agosto di ogni anno.

– Commendatore: il primo Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici che, con la “Legge dell’Unione” contenuta nel motu proprio granducale del 18 settembre 1549, convertì i compiti della Parte Guelfa da militari ad ambientali, conferendole il mandato di controllo e cura del territorio, incarico che viene tutt’oggi onorato attraverso l’attività di monitoraggio e salvaguardia ambientale. Egli viene onorato presso la Sua tomba, ubicata nelle Cappelle Medicee dell’Insigne Basilica di San Lorenzo in Firenze, in occasione dell’anniversario della promulgazione della Legge dell’Unione il 18 settembre di ogni anno.

 

BENEMERENZE

La magnifica Arciconfraternita di Parte Guelfa può concedere riconoscimenti interni ai propri aderenti che si siano distinti per servizio ed abbiano esaltato il prestigio dell’Arciconfraternita.

I Confratelli e le Consorelle benemeriti vengono insigniti per delibera del Consiglio di Credenza in due gradi di benemerenza con la nomina ad Alfiere di Parte Guelfa e ad Ufficiale di Parte Guelfa. Come riconoscimento della sua autorità morale, ogni Console di Parte Guelfa viene ritratto in un dipinto da esporsi presso la sede principale dell’Arciconfraternita a formare nel tempo una galleria della memoria.

Salvo che il Consiglio di Credenza non decida diversamente, sono per consuetudine nominati Cavalieri Ordinari di Parte Guelfa il Sindaco della Città di Firenze, il Provveditore della venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze e il Presidente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.

 

AFFILIAZIONI

La Parte Guelfa può prevedere legami di affiliazione, associazione e collaborazione con le Federazioni sportive con le quali desidera instaurare un rapporto di sviluppo per materie culturali e storiche nelle discipline equestri.

 

ASD Parte Guelfa

Già approvato il 1° Dicembre 2015 dall’Adunanza Generale di Parte Guelfa riunita a Palazzo Rosselli Del Turco, in Borgo Santi Apostoli 19 a Firenze, in modifica dell’allegato all’Atto Pubblico Notarile stipulato il 25 Marzo 2015. Successivamente modificato all’unanimità dall’Adunanza Generale di Parte Guelfa in data 11 novembre 2017. Modificato all’unanimità dall’Adunanza Generale di Parte Guelfa in data 21 dicembre 2018. Così modificato dall’Adunanza Generale di Parte Guelfa in data 8 luglio 2019. Adeguato alla normativa del Terzo Settore dall’Adunanza Generale del 10 gennaio 2021. Riordinato ed aggiornato dall’Adunanza Generale del 3 dicembre 2022.

Allegato, in calce alle Appendici Statutarie, l’atto di approvazione del Sindaco di Firenze.

 

ASD Parte Guelfa

Arciconfraternita di Parte Guelfa A.D.V.

Tabella di raccordo delle cariche tra le denominazioni del presente Statuto e quelle corrispondenti della vigente normativa:

Adunanza Generale Assemblea degli associati
Consiglio di Credenza Consiglio Direttivo
Console Presidente Onorario
Capitano Generale Presidente (legale rappresentante)
Capitano Maggiore Vicepresidente
Capitano Camerlengo Consigliere responsabile amministrativo
Capitano Consigliere
Segretario di Credenza Segretario
Confratello o Consorella Ordinari

Cavaliere o Dama Ordinari

Associato / Associata
Cavaliere d’Arme / Dama d’Arme Volontario/a attivo/a in modo non occasionale
Cavaliere di Corredo / Dama di Corredo Volontario/a attivo/a in modo occasionale

 

 

ASD Parte Guelfa

APPENDICI STATUTARIE

 

SOLENNI INVESTITURE

 

VEGLIA GUELFA

La sera che precede le solenni investiture di Parte Guelfa si tiene, tra le Rettorie di San Carlo e Orsanmichele, o nella Basilica di Santa Croce o, in caso di necessità, in altro luogo di culto cattolico, la Veglia delle Armi di Parte Guelfa, preceduta dalla processione dei Cavalieri di Parte Guelfa con insegne, sigilli ed icona di San Lodovico d’Angiò, Patrono della Parte Guelfa, che attraversando il centro storico porge un saluto alle autorità civili ed ecclesiastiche in Piazza del Duomo. La Veglia Guelfa si svolge con letture interreligiose, meditazioni e riflessioni per la preparazione morale degli investendi, accompagnata da brani di musica sacra eseguiti dal Maestro di Cappella di Parte Guelfa.

 

GIURAMENTO

Dopo una processione che, partendo dalla Rettoria di San Carlo raggiunge il Palagio di Parte Guelfa, attraversando il centro storico e porgendo un saluto alle autorità civili in Piazza della Signoria, avviene la cerimonia del giuramento dei Cavalieri e Dame di Parte Guelfa investendi, nella Sala del Camino del Palagio di Parte Guelfa:

Console: “Cosa chiedete?”

Investendi: “Domando di ricevere l’Investitura a Cavaliere/Dama di Parte Guelfa”

Console: “Diventare Cavaliere e Dama di Parte Guelfa vuol dire operare per pace e giustizia, e per la protezione del Creato e delle tradizioni di Firenze con fede, speranza e carità. Siete pronti ad accettare questo ideale per la vostra vita?”

Investendi: “Sono pronto!”

Console: “Siete pronti a promettere, con la parola e con il cuore, di osservare lo Statuto e il Codice Etico della Parte Guelfa?”

Investendi: “Sono pronto!”

Console: “Siate dunque fedeli a Dio e alla Parte Guelfa!”

Investendi: “Lo giuro!”

Console: “Proclamate quindi le vostre solenni promesse”.

  

PROMESSA

Investendi:

“DICHIARO

di essere onorato di far parte della famiglia dei Cavalieri di Parte Guelfa; di essere a conoscenza che non posso appartenere a Enti e Sodalizi i cui caratteri, scopi e programmi siano in contrasto col Codice Etico della Parte Guelfa;


PROMETTO

di regolare la mia vita secondo i principi morali in modo che, con le azioni e con la virtù, possa essere sempre meritevole dell’onore concessomi e della dignità di cui sono stato investito; di non macchiare il mio nome con atti disdicevoli per essere sempre degno di appartenere alla Parte Guelfa, osservando lo Statuto ed il Codice Etico che ne regolano l’attività;


PRENDO ATTO

infine, che qualora la mia condotta futura non dovesse essere moralmente o socialmente integerrima, sarò passibile di radiazione dalla Parte Guelfa.”

Capitano Generale: “Marzocco!”

Tutti: “Marzocco! Marzocco! Marzocco!”

 

FIRMA

I Cavalieri e le Dame investendi ricevono la chiamata singola dei Capitani e firmano la promessa nelle mani del Console di Parte Guelfa, nella Sala dei Capitani del Palagio di Parte Guelfa. Prendono poi posto, accompagnati da padrini o madrine, nel Salone Brunelleschi portando mantello, decorazione e basco sul braccio sinistro con l’insegna dell’aquila rossa rivolta verso l’esterno.

 

ADDOBBO

Il Capitano Generale annuncia l’ingresso di Sua Eccellenza il Console di Parte Guelfa. I Cavalieri e le Dame di Parte Guelfa formano un breve corteo ed entrano nel Salone Brunelleschi. Per ultimi entrano il Console, accompagnato dalla bandiera, ed i Capitani di Parte Guelfa che si dispongono in posizione centrale.

L’Aquilifero sfila con l’aquila reale al braccio e si pone accanto al gonfalone della Parte Guelfa collocando il rapace sulla pertica.

Il Correttore Generale legge il Salmo 23, di Davide.

Il Gran Cerimoniere invita gli investendi ad alzarsi e i simboli guelfi percorrono il Salone per essere mostrati ai presenti: il Magister Militum mostra la Spada, il Magister Equitum gli Speroni ed il Conservatore i Sigilli.

Il Capitano Maggiore presenta solennemente la Spada Guelfa al Capitano Generale, pronunciando le parole di Giovanni delle Bande Nere: “Non mi snudare senza ragione, non m’impugnare senza valore!”

Il Capitano Generale impugna la spada, sguainandola, la mostra ai presenti e proclama: “Marzocco!”

Tutti: “Marzocco! Marzocco! Marzocco!”

Il Capitano Generale si colloca alla sinistra del Console.

Il Capitano Camerlengo addobba il Console col mantello angioino, simbolo dell’autorità morale attribuitagli, e si dà inizio alle investiture solenni.

Il Capitano Maggiore si posiziona alla destra del Console con la spada in mano e gliela porge.

Console: “Ricevete questa spada e tenete bene in mente che il vero onore non si conquista con la spada, ma con l’amore”.

Il Capitano Generale inizia a chiamare, uno alla volta, gli investendi convocandoli per nome, cognome e luogo d’origine.

L’investendo lascia ai Capitani mantello e decorazione, si presenta dinanzi al Console e reclina la testa in segno di obbedienza.

Il Capitano Maggiore porge e recupera la spada al Console ad ogni investendo.

Console: “In virtù del mandato ricevuto, io ti proclamo Cavaliere/Dama di Parte Guelfa

Il Console tocca con la spada (per le Dame con la mano destra) la spalla sinistra dell’investendo.

Il Cavaliere/Dama investito reclina il capo in segno di saluto al Console.

I Capitani addobbano l’investito con la decorazione ed il mantello ed il Capitano Camerlengo pronuncia la seguente formula: “Che le nostre insegne ti proteggano sempre”.

Il Capitano Generale dà il benvenuto al Cavaliere/Dama e lo congeda con l’abbraccio di pace.

Il Capitano Luogotenente consegna la pergamena al Cavaliere/Dama, che ritorna al proprio posto addobbato.

Al termine delle investiture, il Gran Cerimoniere invita tutti ad alzarsi ed il Capitano Generale dà lettura della Bolla d’Investitura:

“Si dà lettura del Decreto con il quale il Consiglio di Credenza di Parte Guelfa ha approvato la nomina dei Cavalieri e delle Dame che oggi hanno ricevuto il solenne Addobbo:

BOLLA DI INVESTITURA

La magnifica Parte Guelfa, istituita con l’approvazione del Santo Padre Clemente IV, nell’anno del Signore 1266, con la concessione delle proprie insegne al Console dei Cavalieri della Parte Guelfa, oggi, presso il Palagio di Parte Guelfa in Firenze, a voi qui presenti Cavalieri e Dame, concede la facoltà e l’onore di portare le nostre nobili insegne.”

Al termine delle investiture, il Gran Cerimoniere invita tutti ad alzarsi.

Il Capitano Maggiore chiama una volta il “Marzocco!”

Tutti: “Marzocco! Marzocco! Marzocco!”

 

SUFFRAGIO

Prima della conclusione della cerimonia, con tutti i Cavalieri e Dame in piedi, il Correttore Generale ricorda i confratelli e le consorelle scomparsi.

 

DEO GRATIAS

La cerimonia si conclude con tutti i Cavalieri e Dame in piedi nel Salone Brunelleschi che, disposti in circolo, pronunciano insieme il “Deo Gratias!”.

 

 

ASD Parte Guelfa

INSEDIAMENTO DEL CONSIGLIO DI CREDENZA

 

CERIMONIA DI ELEVAZIONE A CONSOLE

L’elevazione alla dignità di Console avviene con speciale cerimonia nella cappella di San Lodovico e del Santissimo Sacramento in Serravalle Pistoiese, dinanzi al gonfalone della Parte Guelfa ed alle icone di San Lodovico d’Angiò e del Beato Papa Clemente IV. In caso di necessità, la cerimonia può avvenire in altro luogo idoneo indicato dai Capitani.

Capitano Generale: “-Nome e Cognome del Console Nominato-, questo Consiglio ti ritiene degno di guidare la Parte Guelfa e, con l’aiuto di Dio, di essere esempio per tutti noi.”

Console Nominato: “Sono onorato di essere chiamato a servire i miei Confratelli e le mie Consorelle e, con animo grato ed umiltà, mi metto a disposizione con cuore sincero.”

Il Capitano Generale unge la fronte del Console Nominato con l’olio di nardo proveniente da Gerusalemme, dicendo “Che tu possa illuminare il nostro cammino con saggezza.”

Il Capitano Camerlengo veste il Console con il manto angioino, simbolo della sua nuova dignità.

Il Capitano Generale pone l’anello d’argento col sigillo della Parte Guelfa al dito del Console ed il Capitano Maggiore gli consegna il bastone del comando, simbolo dell’autorità morale.

Tutti i presenti si inchinano davanti al Console in segno di rispetto ed obbedienza, e proclamano: “Deo gratias!”

 

 

ASD Parte Guelfa

GIURAMENTO DEI CAPITANI

 Dopo la cerimonia di elevazione a Console, i cinque Capitani di Parte Guelfa eletti dall’Adunanza Generale prestano giuramento solenne nelle di lui mani, pronunciando all’unisono la seguente formula:

“Giuro di essere fedele a Dio e alla Parte Guelfa, e di servirla con dedizione, onore e lealtà, nell’esclusivo interesse dell’Arciconfraternita e nel pieno rispetto dello Statuto”.

Console: “Che Dio ve ne renda merito e vi assista nel vostro proposito. Marzocco!”

Tutti: “Marzocco! Marzocco! Marzocco!”

 

 

ASD Parte Guelfa

REGOLAMENTO ELETTORALE

 

AMBITO DI APPLICAZIONE

Il presente Regolamento Elettorale si applica per l’elezione dei Capitani che, nel numero di cinque, compongono, assieme al Console, il Consiglio di Credenza, ovvero l’organo di governo dell’Arciconfraternita Parte Guelfa.
Ai sensi dello Statuto, l’elezione dei Capitani è prerogativa dell’Adunanza Generale dei membri Ordinari della Parte Guelfa. Le operazioni di voto, il relativo scrutinio e la proclamazione degli eletti, avvengono dunque in seno ad una riunione dell’Adunanza Generale validamente costituita, in prima o in seconda convocazione. Tale Adunanza è convocata con un preavviso di almeno trenta giorni e le candidature devono pervenire almeno quindici giorni prima dell’Adunanza stessa.
Le cariche consiliari sono rieleggibili senza limiti ed il Consiglio di Credenza resta in carica per cinque anni.
I Capitani eletti provvedono, ai sensi dello Statuto, ad eleggere o confermare il Console, con funzioni di “presidente onorario” e, quindi, di indirizzo, scegliendolo tra le più alte personalità appartenenti a Parte Guelfa.
I Capitani provvedono altresì ad eleggere tra loro, annualmente, il Capitano Generale, con funzioni di presidente, il Capitano Maggiore, vice-presidente, il Capitano Camerlengo, il Capitano Luogotenente ed il Capitano Geniere, ciascuno con le funzioni attribuitegli dallo Statuto.

 

DIRITTO DI VOTO

Hanno diritto di esprimere il proprio voto tutti i Confratelli e Consorelle Ordinari, che siano in regola con il pagamento delle quote associative annuali scadute alla data delle elezioni.

 

MODALITÀ DI VOTO E DI SCRUTINIO

Prima del voto, ciascun candidato o rappresentante di lista espone le proprie idee programmatiche e conferma la propria disponibilità a servire Parte Guelfa con impegno, dedizione e fedeltà, consapevole che il ruolo di Capitano, ovvero di Consigliere, è impegnativo e prioritario rispetto a qualunque altra attività di volontariato eventualmente svolta dalla persona.
La Commissione Elettorale è costituita dal Segretario di Credenza, dal Notaro e da almeno due scrutatori che si prestano volontariamente tra i non candidati.
Ai sensi dello Statuto, il voto avviene in modo segreto mediante l’apposizione delle proprie scelte su un’apposita scheda elettorale, da inserirsi nell’urna alla presenza del Segretario di Credenza e del Notaro.
Gli aventi diritto impossibilitati a presenziare, hanno facoltà di delegare per iscritto un Confratello o Consorella che, in tal caso, può utilizzare una seconda scheda per esercitare il diritto di voto del delegante, rispettandone le volontà sotto la propria morale responsabilità. È ammessa una sola delega per persona.
Coloro che, per motivi di salute o di eccessiva distanza, partecipano all’Adunanza Generale in videoconferenza, possono esprimere il loro voto comunicandolo al Segretario di Credenza ed al Notaro, udibile dagli scrutatori, e rinunciando quindi parzialmente alla segretezza. Tale espressione di voto viene verbalizzata dal Segretario di Credenza in modo aggregato, ovvero riportando solo il numero di votanti e le preferenze espresse.
Al termine delle operazioni di voto, o comunque all’ora fissata come tale nell’ordine del giorno dell’Adunanza Generale, si dà inizio allo scrutinio pubblico delle schede.
L’urna elettorale viene aperta dal Segretario di Credenza, assistito dal Notaro ed alla presenza degli scrutatori.
Ogni preferenza viene letta ad alta voce dal Notaro, che consegna la scheda scrutinata agli scrutatori, e riportata in apposito paragrafo del verbale dal Segretario di Credenza.
Dell’esito della votazione viene dato atto nel verbale dell’Adunanza Generale e le schede sono conservate agli atti nell’archivio della Parte Guelfa.
La proclamazione degli eletti avviene a cura del Gran Cerimoniere o, in sua assenza, dell’Araldo o del Segretario di Credenza.

 

ELEZIONI ORDINARIE

Le elezioni ordinarie si tengono per il rinnovo dell’intero Consiglio di Credenza al termine del mandato quinquennale oppure, anticipatamente, quando sia venuta a mancare la maggioranza dei Capitanti per dimissioni, revoca od altro duraturo impedimento a svolgere la funzione.
Ciascun avente diritto può esprimere il proprio voto per una lista di candidati oppure per un candidato singolo non appartenente ad alcuna lista.

 

ELEZIONI SUPPLETIVE

Le elezioni suppletive si tengono qualora sia necessario eleggere uno o due Capitani, per mancanza di subentranti tra i candidati non eletti nell’ultima elezione ordinaria.
Ciascun avente diritto al voto può esprimere un numero massimo di preferenze pari al numero di Capitani da eleggere.

 

CANDIDATURE

Possono candidarsi alla carica di Capitano di Parte Guelfa tutti i Cavalieri e Dame Ordinari d’Arme che abbiano compiuto il 25° anno di età, siano in regola con il pagamento della quota associativa annuale e che non abbiano riportato il provvedimento dell’interdizione da parte della Commissione Disciplinare.
La candidatura può avvenire nell’ambito di una lista o individualmente e deve essere notificata al Consiglio di Credenza in carica almeno quindici giorni prima della data fissata per le elezioni.
I candidati che intendono comporre una lista devono indicare almeno sette nominativi, ordinati, dei quali i primi cinque potranno comporre il nuovo Consiglio e gli altri subentrare in caso di necessità durante il mandato.
È facoltà della lista predisporre anche un elenco di Confratelli e Consorelle ai quali s’intende affidare, con il loro consenso, degli incarichi di Stato Maggiore per il quinquennio o, almeno, per il primo anno di mandato.
È facoltà di ciascun eleggibile, che non sia parte di una lista, presentarsi in veste di singolo candidato.
In caso di elezioni suppletive, per la reintegrazione del Consiglio con l’elezione di uno o due Capitani, non è ammessa la formazione di liste.

 

CONFERIMENTO DEL MANDATO

Al termine dello scrutinio risulteranno eletti a Capitano di Parte Guelfa i primi cinque candidati elencati nella lista che abbia riportato il maggior numero di voti.
Nel caso in cui un candidato che si è presentato singolarmente, avesse ricevuto più voti della suddetta lista, il Consiglio sarà composto dai primi quattro candidati della lista e dal singolo candidato con più preferenze.
Nel caso di due candidati singoli che abbiano ottenuto più voti della lista con più preferenze, saranno eletti i primi tre della lista e i due singoli, e così via fino ad eventuali quattro candidati singoli ed il primo della lista.
Se, durante il quinquennio di mandato, dovessero cessare dall’incarico uno o due Capitani eletti nell’ambito di una lista, subentreranno i primi dei non eletti facenti parte della lista stessa.
Qualora cessasse l’incarico di un Capitano eletto singolarmente, o non dovessero esservi subentranti disponibili nella lista di maggioranza, verranno indette le elezioni suppletive.
Qualora dovessero cessare dalla carica, contemporaneamente, tre o più Capitani, dovranno essere indette elezioni ordinarie per il rinnovo dell’intero Consiglio di Credenza.
Fino all’avvenuta elezione del nuovo Consiglio, restano provvisoriamente in carica i membri del Consiglio uscente per la sola ordinaria amministrazione e la convocazione dell’Adunanza.
Il Consiglio eletto non è vincolato, nelle elezioni interne delle cariche, all’ordine di elencazione dei candidati nella lista: i Capitani hanno quindi facoltà di eleggere annualmente, tra loro, il Capitano Generale anche se non indicato quale primo elemento della lista; lo stesso dicasi per gli altri ruoli consiliari.
Il Consiglio di Credenza, nelle funzioni attribuitegli dallo Statuto, delibera a maggioranza. L’ammissione degli Aspiranti, nonché l’ammissione definitiva di Cavalieri e Dame alle investiture, è deliberata all’unanimità.

 

INCOMPATIBILITÀ

Il ruolo di membro del Consiglio di Credenza è incompatibile con incarichi politici a livello nazionale o locale, con l’appartenenza a sodalizi aventi scopi in contrasto con quelli della Parte Guelfa, con le funzioni nei Consigli Direttivi delle Federazioni sportive nazionali e locali e nei Consigli Direttivi di altre Associazioni, Confraternite e Fondazioni, ad eccezione della A.S.D. Parte Guelfa – Cavalleria della Repubblica Fiorentina e della Compagnia di San Lodovico di Tolosa e della Parte Guelfa.

 

FORMAZIONE DEI CONSIGLI ED OPERAZIONI DI VOTO CONGIUNTE

In considerazione del fatto che, pur nella loro indipendenza giuridica, la A.S.D. Parte Guelfa – Cavalleria della Repubblica Fiorentina e l’associazione pubblica di fedeli di diritto canonico Compagnia di San Lodovico di Tolosa e della Parte Guelfa, costituiscono emanazioni della promotrice Arciconfraternita Parte Guelfa, rispettivamente per l’esercizio delle attività sportive e delle attività di culto, con accordo dei rispettivi Consigli le tre associazioni possono deliberare che le operazioni di voto per il rinnovo dei Consigli stessi avvengano congiuntamente, pur nel rispetto della libertà ed indipendenza delle candidature e delle espressioni di voto.
L’appartenenza delle stesse persone ai diversi Consigli delle tre associazioni suddette è quindi, espressamente, escluso dalle clausole di incompatibilità di cui all’articolo precedente ed è ammessa, in linea con i rispettivi statuti, anche la piena coincidenza e sovrapponibilità dei tre organi qualora le assemblee dei rispettivi enti lo ritengano opportuno e vantaggioso per la migliore gestione dei comuni interessi nelle rispettive aree di competenza.

 

ASD Parte Guelfa

“Siate dunque fedeli a Dio e alla Parte Guelfa!”

 

Allegato, in calce all’Appendice Statutaria
Atto di approvazione del Sindaco di Firenze

Sindaco Firenze a Parte Guelfa

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi

Pagina 3 di 3

Parte Guelfa timbro black

PARTE GUELFA
Cavalleria Repubblica Fiorentina

Palagio dei Capitani di Parte Guelfa
Piazza di Parte Guelfa 1 - 50123 Firenze
Codice Fiscale 94247160487

Contattaci  |  Privacy  | Cookies | Copyright © 1266 - 2020 YOUR NET SOLUTION -Tutti i diritti riservati