Piero Malvestiti nasce ad Apiro, in provincia di Macerata, il 26 giugno 1899, primo di dieci figli. Trasferitosi in Lombardia, ottiene il diploma di ragioniere. Partecipa in qualità di ufficiale alla prima guerra mondiale nella quale si distingue per eroismo e altruismo e dove gli è conferita la Croce al Merito. Subito dopo la Grande Guerra trova lavoro presso la Banca Popolare di Milano e frequenta un corso per catechisti cattolici sotto la guida di monsignor Francesco Olgiati. Ne segue un forte impegno nella propaganda religiosa che lo porta ad essere un costante oratore nelle Settimane Sociali che si svolgono nella diocesi milanese. Non manca di impegnarsi a favore del movimento operaio e nei confronti dei reduci di guerra. Da una parte infatti è un sindacalista bianco e, dall’altra, viene nominato segretario provinciale dell’Unione Nazionale Reduci di Guerra. In questo ruolo, per via delle prudenti posizioni assunte dall’associazione verso il fascismo, entra presto in contrasto con la dirigenza romana e fonda la Lega Lombarda Reduci di Guerra che è poi una delle prime associazioni sciolte dal regime.
Autore: Andrea Claudio Galluzzo Pagina 49 di 59
La Parte Guelfa, Cavalleria della Repubblica Fiorentina, presente alla benedizione nella Basilica francescana di Santa Croce ha reso onore al Capitano della Cavalleria Fiorentina Giorgio da Santa Croce e Ufficiale della Compagnia delle Bande Nere, vittima degli imperiali il 16 Dicembre 1529 durante l’assedio di Firenze iniziato nel 1529 e concluso nel 1530. Il capitano fiorentino Stefano Colonna aveva pochi giorni prima assaltato con successo gli accampamenti imperiali di Santa Margherita a Montici.
Bando sulla Giostra del Giglio solita farsi annualmente in Piazza Santa Croce in onore di San Ludovico d’Angiò, patrono della Parte Guelfa, e di San Giovanni Battista, patrono della Città di Firenze.
Candidature dei Giostratori e dei Corsieri
L’Arciconfraternita di Parte Guelfa, organizzatrice dell’annuale Giostra del Giglio che si svolgerà Sabato 30 Giugno 2018 in Piazza Santa Croce a Firenze, dichiara ufficialmente aperte le candidature per gli aspiranti binomi.
La Porta Guelfa è presente nella carta di Firenze realizzata da Leonardo da Vinci che presenta la città agli inizi del XVI secolo in forma schematica e idealizzata. Purtroppo, nel Settecento, con un processo graduale, il Granduca Leopoldo I ovvero Pietro Leopoldo di Lorena, oltre ad azzerare molte tradizionali istituzioni fiorentine, aveva già smilitarizzato tutta la regione, lasciando un minimo esercito con funzioni puramente di rappresentanza, per cui tutte le strutture militari vennero abbandonate e solo in parte riconvertite.
I Capitani di Parte Guelfa decisero di conservare il loro archivio segreto in un cassone di marmo collocato nel luogo più sacro e inviolabile di Firenze ovvero presso la basilica della Santissima Annunziata, lo scrigno mariano dei fiorentini. Nel 1769 secolo la Parte Guelfa fu temporaneamente soppressa con mutuprorio granducale da Leopoldo I il quale riteneva erroneamente che avesse esaurito la sua funzione e, quando venne ristrutturato l’ambiente che ne conservava l’archivio, i marmi del cassone vennero utilizzati per realizzare il portale della sacrestia nuova, mantenendo a imperitura memoria, al centro del timpano, l’antico stemma di Parte Guelfa.
Il 20 settembre 1890, con i cantieri ancora aperti per ricostruire i palazzi in stile ecelettico nella piazza, venne inaugurato alla presenza del re, il monumento equestre a Vittorio Emanuele II, il quale diede il nome di allora alla piazza. Insieme ai palazzi che sorsero nella nuova piazza, sorsero anche i portici progettati da architetti allora molto in voga: Vincenzo Micheli, Luigi Buonamici, Giuseppe Boccini. A seguito di questa trasformazione, la piazza divenne una sorta di “salotto buono” della città; vi si affacciarono fin da allora palazzi signorili, alberghi di lusso, grandi magazzini ed eleganti caffè, tra cui il noto Caffè Le Giubbe Rosse, luogo d’incontro e di scontro di letterati ed artisti di grande fama.
All’interno del Duomo il popolo di Firenze vedeva storici testimoni della fede in Cristo: i santi raffigurati nelle vetrate, pale d’altare e sculture. Vedeva anche alcuni personaggi della propria storia, tra cui grandi militi che avevano condotto gli eserciti della Repubblica in battaglia: soldati professionali denominati appunto ‘condottieri’. La compresenza delle due categorie dentro la Cattedrale suggeriva un legame tra santità cristiana e virtus civica: tra la comunità ecclesiale e quella cittadina. E dunque in tale contesto la Parte Guelfa era sempre presente.
La statua di San Ludovico di Tolosa fu commissionata a Donatello dalla Parte Guelfa e fusa tra il 1423 e il 1425. Oggi è conservata nel refettorio del Museo di Santa Croce a Firenze ma l’opera segnò il debutto di Donatello alla fusione del bronzo e venne ordinata dalla Parte Guelfa per il proprio magnifico tabernacolo nella facciata della chiesa di Orsanmichele, quello posto al centro del lato principale lungo via de’ Calzaiuoli.
La Sacra Famiglia di Parte Guelfa è un dipinto a tempera su tavola di Luca Signorelli, databile al 1490 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. L’opera venne dipinta per il Palagio di Parte Guelfa di Firenze e fu una delle prime prove dell’artista sul tema del tondo contenente una Sacra Famiglia o una Madonna col Bambino. È citata da Giorgio Vasari ne “Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori” che nel 1568 si esprime così: “Dipinse ancora un tondo di una Nostra Donna, che è nell’udienza de’ capitani di Parte Guelfa, bellissimo”. Già collocata nella Camera della Comunità o Sala delle Udienze, con un’autorizzazione dell’anno 1800 venne consentito il suo trasferimento agli Uffizi, effettivamente eseguito il 27 gennaio 1802. Il magnifico dipinto circolare è stato restaurato nel 2000.
La storiografia ha mostrato negli ultimi decenni un forte interesse in merito al ruolo politico femminile tra le fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, ma ha faticato a considerare la declinazione militare di questa dimensione come qualcosa di organico alla funzione di governo. Tuttavia, come ha scritto Sophie Cassagnes-Brouquet, le parole per designare la donna cavaliere «existent au Moyen Âge, en latin comme dans les langues d’oïl et d’oc, non seulement pour désigner la femme d’un chevalier, mais aussi la cavalière, celle qui combat à cheval, ou encore la dame qui appartient à un ordre de chevalerie» (Cassagnes-Brouquet, p. 9). Il prototipo di fede è coraggio è naturalmente Giovanna d’Arco, la santa guerriera, spinta da voci interiori a impegnarsi per la liberazione della Francia. Distintasi per il valore sul campo di battaglia e per il suo modo intenso di vivere il messaggio cristiano, liberò Orléans, fu catturata, processata per eresia, arsa viva il 30 maggio 1431 e riabilitata per diventare finalmente patrona di Francia.