Esiste una sacra e antica istituzione che sola può vantare l’alta dignità di aver liberato l’Italia dal giogo imperiale nel XIII secolo donando, ben prima di ogni sussulto risorgimentale, vere indipendenza e libertà ai comuni italiani. Questo baluardo di libertà porta il nome di Parte Guelfa ed è un sodalizio cavalleresco che ha avuto origine istituzionale a Firenze, capitale della Lega Guelfa, nel lontano 1266, come magistratura dotata di blasone papale e di sigilli, meritato privilegio quest’ultimo che l’ha resa unica fons honorum accanto alla Signoria. Nata dal vittorioso eroismo dei cavalieri guelfi che combatterono a fianco di Carlo d’Angiò a Benevento il 26 Febbraio del 1266 contribuendo in maniera decisiva a sconfiggere Manfredi di Svevia, figlio ed erede dell’imperatore Federico II, ed a mettere gli Angiò, garanti dell’autonomia di gran parte dei comuni italiani, sul trono di Napoli.
Autore: Andrea Claudio Galluzzo Pagina 40 di 59
Il Consiglio di Credenza della magnifica Arciconfraternita di Parte Guelfa esprime profondo e sincero cordoglio al Sovrano Militare Ordine di Malta per la scomparsa di Sua Altezza Eminentissima il Principe e 80° Gran Maestro Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto a nome di tutti i Confratelli e le Consorelle di Parte Guelfa rendendo omaggio alle qualità morali e spirituali del Capo Supremo dell’Ordine ed alla sua rettitudine e fedeltà ai principi ispiratori, che confermano un percorso di dedizione alle molteplici attività mediche, sociali ed assistenziali che i cavalieri melitensi svolgono con perseveranza in oltre 120 stati. La famiglia guelfa partecipa al dolore della famiglia melitense e inviando le più sincere condoglianze.
Lucchese, detto anche Lucesio, Lucio o Lucchesio, nacque a Gaggiano, piccolo borgo sulla strada che da Poggibonsi porta a Castellina in Chianti, intorno al 1180 ed è il Santo Patrono della città di Poggibonsi. Venerato come beato dalla Chiesa cattolica, fu il primo terziario francescano dopo aver tentato in giovane età la carriera delle armi. A capo di un manipolo di armati di Parte Guelfa, si impegnò in prima persona nelle lotte che agitavano la Toscana, fino a quando in seguito a una sconfitta si vide costretto a fuggire e cercare rifugio altrove. Trasferitosi a Poggibonsi, che in quel periodo con il nome di Poggiobonizio stava godendo di una sorta di “boom economico” medievale, e abbandonata la carriera militare finì col prendere in moglie la nobile Bona, figlia di Bencivenni de’ Segni, comunemente chiamata Buonadonna Segni e avviare una florida attività commerciale.
Canapone, o il Babbo, come più familiarmente i fiorentini chiamavano il Granduca Leopoldo II, lasciò per sempre Firenze il 27 aprile del 1859, mogio mogio uscendo da Boboli attraversò la città salutato da un continuo scappellar di tube per salire in carrozza la via Bolognese verso l’oblio della sua dinastia. Si parlò di “rivoluzione fiorentina”, quella scoppiata nella piazza di Barbano, una grande e polverosa area al centro del tessuto urbano della città, dove si ritrovavano i monelli a giocare e dove, altri monelli più grandicelli per lungo tempo avevano raggiunto con il favore delle tenebre il palazzo del marchese Ferdinando Bartolommei a cospirare e in quel giorno di entusiasmo collettivo a creare il governo provvisorio composto dai triumviri Malenchini, Peruzzi e Danzini.
Parte Guelfa celebra il grande Enrico Mattei, il quale durante la seconda guerra mondiale partecipò alla resistenza come partigiano guelfo, ovvero fu guida dei combattenti “bianchi” che, al fianco degli alleati, si riferivano all’area politica cattolica, dimostrandosi subito un valido condottiero e un buon diplomatico come ne disse in seguito Marcello Boldrini e come, in un contesto più drammatico, confermò Mario Ferrari Aggradi. Esplicativo resta il giudizio di Luigi Longo, del quale divenne amico personale: “Sa utilizzare benissimo le sue relazioni con industria e clero», essendo l’uomo di riferimento della Democrazia Cristiana nel CLN; in tale attività Mattei consolidò le sue amicizie con altri partigiani che rimasero per lui persone di riferimento nell’ambito della politica; in seguito, proprio fra i suoi compagni di resistenza avrebbe cercato, da presidente dell’ENI, gli uomini fidati cui affidare la sua sicurezza personale.
Nella pianura di Campaldino, tra i castelli casentinesi di Poppi e di Romena, Firenze e i guelfi combatterono e vinsero, nel giorno di San Barnaba, 11 giugno 1289, contro Arezzo e i ghibellini una battaglia che rappresentò non solo il momento più importante di un lungo contrasto, ma anche una tappa fondamentale per la conquista del predominio in Toscana. Dopo aver accennato forse a una prima mossa diversiva atta a far credere che si sarebbe presa la via diretta del Valdarno, l’esercito fiorentino, rinforzato da contingenti della Lega Guelfa, da cavalieri pistoiesi e da truppe bolognesi e lucchesi, si era posto in marcia verso il passo della Consuma per raggiungere Arezzo attraverso il Casentino, dalla parte cioè in cui il contado aretino e i diretti possessi del vescovo della città confinavano con le terre del conte Guido Novello, in quell’anno podestà di Arezzo.
L’ambiente resta il centro di tutto. Le scariche elettriche tra le élite politiche del vecchio continente a cui stiamo assistendo in questi giorni, stanno evidenziando il bisogno di solidarietà a livello europeo. Gli Olandesi in questo momento molto delicato, nel quale il mondo sta vivendo una emergenza da pandemia, stanno facendo la voce grossa, forse perché si sentono molto forti, grazie anche ad una politica fiscale aggressiva. Dovrebbero però aver miglior memoria. È indubbio che danno alle industrie una agevolazione fiscale molto allettante, ed è vero anche, che non conoscono quasi la burocrazia. Ma la vera ricchezza è ottenuta e agevolata grazie alla capacità altrui di saper fare industria.
Cari Confratelli e Consorelle di Parte Guelfa, carissimi amici ed amiche, pur non potendo partecipare fisicamente alle liturgie pasquali, né alle millenarie tradizioni delle nostre città, siamo spiritualmente in comunione per celebrare la Pasqua del Signore, fonte di luce e di amore che sconfiggono la morte ed il peccato. Come ci ricordano anche i nostri colori – il bianco della fede, il verde della speranza ed il rosso della carità – restiamo uniti per contribuire, con l’aiuto di Dio e l’impegno di tutti, alla rinascita delle nostre comunità e del nostro Paese, anche rispettando il Creato e contribuendo affinché l’Umanità possa vivere in un ambiente sano e fonte di benessere psicofisico oltre che economico. Che la gioia del Signore Risorto sia con tutti voi e con i vostri cari, vicini e lontani, e ci riunisca in un fraterno abbraccio.
Il futuro che ci aspetta sarà incerto e non possiamo prevedere né la durata né gli effetti di questa epidemia, possiamo però affrontarla con senso di responsabilità e con spirito positivo. Le indicazioni alla massima prudenza che arrivano dalle istituzioni governative e sanitarie sono a tutela di tutti noi e le nostre scelte personali saranno intimamente collegate al futuro di tutta la collettività. Sarà importante affidarci ai nostri valori di unione e fratellanza, che magari non potranno essere espressi con abbracci o strette di mano, ma con altri gesti che saranno altrettanto potenti. In questi momenti aumenta il bisogno di contatto, di condivisione e aiuto reciproco ma dobbiamo evitare però di esprimerci in termini catastrofistici
Davanti a una folla di Fiorentini e di turisti piacevolmente incuriositi, sabato 29 Febbraio 2020 si sono concluse le celebrazioni del 754esimo anniversario dall’approvazione pontificia della Magistratura di Parte Guelfa, Cavalleria della Repubblica Fiorentina. Ogni 26 Febbraio ricorre l’anniversario della battaglia di Benevento che nel 1266 vide la vittoria di Carlo d’Angiò e delle truppe della Lega Guelfa, capeggiate e finanziate dai fuoriusciti fiorentini, contro Manfredi di Svevia, figlio dell’Imperatore Federico II, in riconoscenza dei servigi resi, Papa Clemente IV concesse alla cavalleria guelfa fiorentina il privilegio delle insegne del suo casato nobiliare, costituendola istituzione in Firenze dotata di sigilli. La cerimonia della concessione delle insegne papali si è rinnovata nella Rettoria di San Carlo dei Lombardi in via Calzaioli, durante la Messa del mercoledì delle Ceneri, con la benedizione delle Insegne e dei Cavalieri della Parte Guelfa. La festa è stata poi condivisa con la cittadinanza, che ha assistito ad un corteo di Dame e di Cavalieri avvolti nel loro antico mantello verde che, seguendo il gonfalone della Parte Guelfa, hanno percorso a piedi e su magnifici cavalli bianchi le strade del centro storico, soffermandosi davanti a Palazzo Vecchio per rendere omaggio al Comune di Firenze.