Parte Guelfa ha prodotto per quasi tre secoli una cartografia patrimoniale cabreistica impressionante dopo aver ricevuto l’incarico di occuparsi della gestione del territorio toscano da Cosimo I de’ Medici nel 1549. Le immagini realizzate per ordine dei Capitani di Parte Guelfa sono delle vere opere d’arte. Nei dettagli di questo immane lavoro, alcuni mulini o gualchiere sono corredati di cabreo, ovvero di un disegno particolareggiato dell’edificio e del podere circostante realizzato a volo d’uccello, con una tecnica pittorica detta anche “in alzato“, che restituiva una prospettiva dell’edificio e del terreno circostante vista dall’alto. Oggi i cabrei si ammirano come piccoli capolavori, colorati con la tecnica dell’acquerello, dove sono rappresentate anche in pianta, minuziose descrizioni del fabbricato, gli annessi minori, il tipo di colture, le opere di regimazione idraulica, l’esposizione del terreno, i punti cardinali e altri particolari. Spesso questi disegni sono decorati di cartigli, stemmi e figure allegoriche.
I cabrei della Parte Guelfa erano essenziali e molto richiesti per inventariare i beni dei proprietari terrieri, degli enti religiosi e delle amministrazioni, tanto che figuravano come allegati agli atti notarili, oppure a documenti che dovevano descrivere le proprietà. I poderi generalmente erano caratterizzati da aziende mezzadrili a coltura promiscua con frutta, ortivo, vite, gelso, olivi. Le misure agrimensorie si riferivano a braccia (circa 58 centimetri) o canna (5 braccia) o pertiche o quadrati. Le Mappe furono elaborate fra il 1580 e il 1595 per conto dei Capitani di Parte Guelfa, visto lo stato disastroso delle strade e l’indolenza dei responsabili della manutenzione. Sono alcune centinaia e sono state stampate in anastatica dall’Archivio di Stato di Firenze in una magnifica edizione denominata “Piante di popoli e strade dei Capitani di Parte Guelfa tra 1580 e 1595 grazie all’editore Olschki e sotto la cura di Giuseppe Pansini.
Autore
Stefano Tani