Il 21 Dicembre dell’anno del Signore 1001, giorno in cui la Chiesa ricorda San Tommaso, muore Ugo il Grande, Margravio di Toscana. Nipote di un re, cugino di un papa, cognato di un doge, amico di imperatori, imparentato con le più nobili famiglie dell’epoca, discendente per parte di bisnonna dal carolingio Lotario II, a sua volta discendente in linea diretta da Carlo Magno, Ugo era nato intorno al 953 ed aveva ereditato dal padre il titolo di Margravio di Tuscia all’età di circa vent’anni. Firenze è figlia di Ugo di Toscana.
Ugo è colui che di fatto dette inizio a quel processo che avrebbe trasformato un piccolo borgo del Sacro Romano Impero, con un perimetro di mura di neanche 1800 metri, nella città che tutti conosciamo, trasferendo nel 968 la sua residenza da Lucca a Firenze, assieme alla sede del Margraviato di Toscana. Come riporta il cronista del XIII sec. Ricordano Malespini, “… a costui piacque la stanza di Toscana, e massimamente nella città di Fiorenza, fececi venire la moglie, e in essa fece suo dimoro”. Un legame con la città che nel corso degli anni divenne molto forte ed i colori degli stemmi di Firenze furono presi dallo stemma di Ugo, che era a strisce verticali bianche e rosse o, più correttamente, “di rosso a tre pali d’argento”, ereditati da un ramo della sua famiglia, quella dei von Brandenburg. Il X sec. non era stato un periodo di grande splendore per Firenze: la città contava poco più di 4000 abitanti, sopravvissuti alle incursioni barbariche arrivate sia da terra che dal mare risalendo l’Arno; i Fiorentini vivevano all’interno delle mura carolinge, poco più grandi delle precedenti mura bizantine, che contenevano poche chiese Cristiane, alcune case-torri e povere abitazioni che sorgevano accanto agli unici edifici degni di essere chiamati tali, ancora risalenti ai fasti di epoca romana: il foro, le terme, l’acquedotto oltre a un teatro e a un anfiteatro che nel corso degli ultimi secoli avevano assunto una funzione molto diversa rispetto a quella per cui erano stati costruiti.
Ma la proiezione di Firenze verso il mare, resa possibile da un fiume Arno interamente navigabile, in prospettiva, forniva alla Città un valore commerciale e militare di primo piano rispetto alle altre città Toscane, valore ben superiore a quello di Lucca. Il valico Appenninico di raccordo col nord – e quindi con l’Impero – fu così spostato dal Marchese Ugo dall’asse Lucca-Modena all’asse Firenze-Bologna, attraversando il Passo della Futa. Saggio governatore, qualità rara nel tempo, Ugo lasciò così ai Fiorentini una immensa eredità che si è manifestata progressivamente nel corso dei secoli successivi. La tradizione attribuisce a Ugo il Grande la fondazione di sette monasteri, tra cui citiamo la Chiesa e monastero di San Michele alla Verruca di Vicopisano, la Badia del Buonsollazzo sul Monte Senario (legata più tardi all’Abbazia di San Gaudenzio e non lontana dal servita Santuario di Monte Senario), la Badia a Settimo, ovvero l’Abbazia dei Santi Salvatore e Lorenzo a Settimo, vicino a Scandicci, e la Badia di San Michele a Marturi a Poggibonsi.
Anche se non tutti questi monasteri sono direttamente riconducibili a Ugo di Toscana, è certo che li riorganizzò e dotò di cospicui patrimoni. La storia e la leggenda lo ritraggono come un Signore giusto nei confronti dei suoi sudditi, eccelso per le sue qualità diplomatiche, in un momento storico in cui nobili e milites spesso si abbandonavano ad ogni sorta di sopruso. Si narra anche che ogni tanto usava travestirsi con panni umili e, mischiandosi tra il popolo, parlasse male di se stesso per conoscere il suo vero gradimento: quante erano le persone che lo smentivano o lo aggredivano per aver offeso il Marchese, tanto il suo gradimento era maggiore!
Anche la sua morte è racchiusa in un evento a metà tra il vero ed il leggendario: pare infatti che, essendo morto mentre si trovava a Pistoia, i Fiorentini al suo seguito temevano che, a questa notizia, i Pistoiesi avrebbero preteso la sepoltura nella loro città: così fu deciso di fissare una lancia alla sella del cavallo a cui fu legato il corpo del nobiluomo che, col capo piuttosto barcollante che venne giustificato come “causato da forte stanchezza”, uscì dalle mura pistoiesi, fu trasportato a Firenze e sepolto nella Abbazia di Santa Maria. La splendida Badia, che oggi si trova di fronte al Palagio del Capitano del Popolo, oggi Bargello, in via del Proconsolo, fu edificata nel 978 da sua madre Willa, la quale ebbe un ruolo determinante nella formazione dei princìpi e dei valori della fede Cristiana del figlio Ugo.
Il legame tra il Marchese Ugo e Firenze è uno dei più solidi e duraturi che la città conosca: ha superato divisioni e fazioni ed è stato celebrato ininterrottamente fino ai nostri giorni, grazie soprattutto alle Comunità Monastiche che si sono succedute nei secoli all’interno della Badia Fiorentina, riconoscenti per il grande contributo fornito loro dal nobile tedesco: infatti sin dal 1001, alla presenza delle Autorità e della Cittadinanza, il 21 Dicembre di ogni anno viene celebrata la Santa Messa in suffragio di Ugo di Toscana nella Abbazia di Santa Maria, dove il nobiluomo riposa nella tomba costruita quattro secoli dopo la sua morte da Mino da Fiesole.
Ugo di Toscana è uno dei più splendidi esempi di Signore illuminato della storia: superò le divisioni locali togliendo il primato a Lucca e governò di fatto la Toscana come una federazione; il suo spirito, la sua fede ed il suo onore cavalleresco posto a servizio dei più deboli emergono con vigore dai fatti storici e dalle leggende che sono sorte attorno alla sua figura: quegli stessi valori che fanno parte del patrimonio spirituale e della missione della Parte Guelfa.
Per questo motivo le Dame e i Cavalieri di Parte Guelfa, il giorno 21 di Dicembre dell’anno del Signore 2019 hanno presso parte ufficialmente alla giornata di commemorazione del Marchese Ugo di Toscana, con una processione partita dal Palagio dei Capitani di Parte Guelfa e transitata davanti al Palazzo dei Priori; dopo aver attraversato il quartiere dove sorgevano le case degli Alighieri, sono arrivati all’Abbazia di Santa Maria, dove è stata istituita una Guardia d’Onore alla tomba del Marchese con le Insegne ed il Gonfalone della Parte Guelfa, per poi prendere parte alla recita del Vespro assieme al Priore dell’Abbazia, il Molto Reverendo Padre Antoine De La Sayette, ed a tutta la Fraternità Monastica di Gerusalemme.
Ciascun che de la bella insegna porta
del gran barone il cui nome e ‘l cui pregio
la festa di Tommaso riconforta,
da esso ebbe milizia e privilegio.
Dante, Par. XVI, 127-130
Tutte le famiglie che portano (nel loro stemma ) la bella insegna di Ugo il Grande, la cui fama e le cui opere sono commemorate nel giorno festivo di San Tommaso, ricevettero da lui la dignità cavalleresca e il privilegio (di portare il suo stemma)
Autore
Marco Crisci
Rettore di Parte Guelfa