Parte Guelfa Dragoni di Toscana uniformi toscane 1861 dettaglioI Dragoni prendevano il nome molto probabilmente dal nome della corta carabina di cui erano armati e si trattava soldati a cavallo a metà strada tra la cavalleria pesante e la leggera e vennero molto impiegati nei secoli XVII e XVIII. Studiosi importanti collegano l’origine dei Dragoni agli Archibugieri a cavallo italiani del XVI secolo, introdotti in Francia dallo Strozzi nella prima metà del Cinquecento. Altri autori invece affermano che Giovanni dalle Bande Nere introdusse, fin dal 1520 circa, l’uso di trasportare i suoi archibugieri sopra ronzini di poco prezzo, dai quali smontavano per combattere. E da questo fatto deriverebbero i Dragoni.

Gli storici francesi affermano invece essere i Dragoni un’istituzione tutta francese, ed essersi veduti per la prima volta nella battaglia di Ceresole nel 1544, combattuta dal maresciallo de Brissac. Il De Chesnel, pur ritenendo de Brissac istitutore dei Dragoni, scende all’anno 1554. Comunque sia, in Francia i Dragoni furono detti cavalleria di linea mentre in Germania essi erano ascritti alla cavalleria leggera insieme con gli Ussari e i Cavalleggeri, e così in Austria insieme con gli Ussari e gli Ulani.

Parte Guelfa Giovanni delle Bande Nere archibugieri a cavallo
Archibugieri a cavallo nelle Bande Nere di Giovanni de’ Medici all’inizio del XVI secolo

Parte Guelfa Dragoni di Toscana uniformi toscane 1861 smallAlla metà del XVIII secolo il Granducato di Toscana era uno stato che presentava una repentina crescita economica, sociale e culturale. La floridità economica e la situazione pacifica portarono il Granduca Pietro Leopoldo, uomo di principi filantropici ed antimilitaristi, verso il disarmo unilaterale, anche perché l’alleanza con il Sacro Romano Impero rendeva quasi inutile il mantenimento di un vero Esercito. Alla fine del Settecento, quando la rivoluzione francese marciando con le truppe napoleoniche, arrivò in Italia, venne occupato il Regno di Sardegna. I reggimenti napoleonici marciando verso meridione incrociarono il piccolo esercito granducale la Cavalleria, sempre vestita con pesanti giubbe verdi nella tradizione cromatica della cavalleria guelfa fiorentina, schierava 48 effettivi nella Compagnia Guardie a Cavallo e 300 effettivi tra Firenze, Livorno e Arezzo in tre Squadroni di Dragoni. Dopo il crollo dell’impero  napoleonico e la successiva restaurazione, con il rientro del legittimo sovrano Ferdinando III d’Asburgo-Lorena nel Granducato di Toscana, l’esercito venne riformato e  nel 1820 venne nominato ministro della guerra Vittorio Fossombroni, e comandante superiore delle truppe  il generale Jacopo Casanuova. In quel momento storico la Cavalleria del Granducato schierava, tutti sempre vestiti in divise verdi, tre Battaglioni Cacciatori Volontari a Cavallo tra Pisa, Cecina e Grosseto e quattro Squadroni di Dragoni di Toscana tra Firenze, Pisa, Livorno e Siena. Il granduca fece di tutto per mantenere l’organico nei più ristretti limiti e non superare i 4.500 uomini alle armi dei quali circa un quinto a cavallo. Il reclutamento era obbligatorio, ma con varie esenzioni e agevolazioni; i cacciatori a cavallo ed i cannonieri guardacoste erano volontari.

Parte Guelfa Dragoni di Toscana uniformi toscane 1861
Uniformi dei Dragoni e dei Cacciatori di Toscana nel XIX secolo

La divisa dei Dragoni toscani era composta da elmo crestato nero con frontale, sottogola, filettatura e cresta dorata con parte della cresta di piuma rossa o cappello a larghe falde di panno nero orlato di rosso; abito lungo, chiuso, verde scuro foderato di rosso, con grandi alamari e bottoni neri; paramani rossi; sciarpa bianca alla vita; il mantello era dapprima dello stesso colore dell’abito con colletto e fodera rossa; i pantaloni erano larghi, neri o bianchi. I dragoni portavano anche stivali alla scudiera di cuoio nero e la sciabola diritta con elsa dorata. Impressionante il richiamo ai toni del tradizionale verde dei mantelli dei Cavalieri di Parte Guelfa.

Parte Guelfa Dragoni di Toscana

I Lancieri di Firenze traggono dunque origine dall’antico corpo dei Dragoni di Toscana costituito con decreto di Francesco di Lorena il 12 settembre 1753, con una forza complessiva di 307 uomini divisi in tre squadroni, di cui due a cavallo e uno a piedi, al comando del luogotenente colonnello barone Federico Turique. Voluti da Francesco I, Imperatore del Sacro Romano Impero, che aveva ereditato il Granducato di Toscana nel 1737. Il reggimento venne sciolto dopo che la Francia ebbe occupato la Toscana nel 1799 e restaurato dopo la fine dell’occupazione francese nel 1814. Quando il Regno di Sardegna annesse il Granducato di Toscana e il Regno delle Due Sicilie dopo la Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana, il Reggimento Dragoni Toscani divenne l’unico reggimento di tutti gli stati annessi ad essere integrato nel Regio Esercito Italiano. Il reggimento ebbe a prestare servizio nella terza guerra d’indipendenza durante la quale ottennero una medaglia di bronzo al valor militare nella battaglia di Ponte di Versa il 26 luglio 1866.

Dragoni di Toscana e Lancieri di Firenze

Durante la prima guerra mondiale prestò servizio sul fronte italiano, guadagnandosi la seconda medaglia di bronzo al valor militare per la sua condotta durante la decisiva battaglia di Vittorio Veneto nel 1918. Il 20 marzo 1920, sciogliendosi alcuni reggimenti di cavalleria, Firenze incorporava i «Cavalleggeri di Palermo» e 2 squadroni di «Lodi», assumendo il 20 aprile la denominazione di «Reggimento Cavalleggeri di Firenze» ed abbandonando le lance.  Il 3 febbraio 1934 viene assunto il nome di «Lancieri di Firenze». Nella campagna in Africa Orientale «Firenze» mobilita alcuni ufficiali e 540 lancieri. Nel secondo conflitto mondialegli eventi bellici che vedono protagonisti i «Lancieri di Firenze» sono:
1941 – Dal 6 al 18 aprile, facendo parte del corpo d’armata celere, partecipa alle operazioni sul fronte jugoslavo, controguerriglia in Croazia e nel Kossovo, che prosegue sino al dicembre, quando rientra a Ferrara, per concorrere alla costituzione del reggimento corazzato «Lancieri di Montebello», al cui inquadramento cede buona parte dei suoi quadri effettivi.
1942 – In febbraio un Gruppo squadroni dei «Lancieri di Milano», e 4 altri gruppi squadroni, passano alle dipendenze addestrative di «Firenze», al comando del colonnello Sardella, destinati alla costituzione di altrettanti reggimenti misti per operazioni oltremare. Nell’aprile «Firenze»viene inviato, a cavallo, in Albania facendo parte del «Raggruppamento speciale di cavalleria».

Testo e musica dell’inno del 9^ Lancieri di Firenze

1943 – Nel febbraio, con «Monferrato» e «Guide», formerà il «Raggruppamento celere di Albania». Prende parte alle operazioni di controguerriglia nelle zone di Scutari e di Dibra e Reci. Molte sono le perdite: tra esse lo stesso comandante del reggimento, Ludovico de Bortolomeis. L’8 settembre, dopo aver cercato di resistere a preponderanti forze tedesche, «Firenze» si scioglie, dopo avere messo in salvo lo Stendardo: molti sono fatti prigionieri ed internati in Germania, altri, datisi ai monti, partecipano alla lotta partigiana, a fianco di formazioni jugoslave.

Parte Guelfa stemma Lancieri di Firenze

Comandanti dei Lancieri di Firenze tra il 1926 ed il 1943

Col. C.te don Gerolamo Mainoni d’Intignano (1926-1929)
Col. Umberto Vaccari (1929-1930)
Col. Alberto Trenti (1930-1933)
Col. Carlo Tappi (1933-1935)
Col. Emanuele Beraudo di Pralormo (1935-1937)
Col. marchese Giulio Borsarelli di Rifraddo e Montiglio (1937-1939)
Col. Gian Carlo Ticchioni di Amelia (1939)
Col. Cesare Lazzarini
Col. Vittorio Litta Modigliani
Col. Arturo Milanesi
Col. Gerardo De Vito Piscitelli
Col. Gustavo Berardi
Col. Paolo Piella
Col. Gian Carlo Ticchioni di Amelia
Col. Agostino Sardella
Col. Ludovico de Bartelomeis
Col. Giuseppe Feruglio

 

Autori

Andrea Claudio Galluzzo e Fabio Cecchini

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi