La statua di San Ludovico di Tolosa fu commissionata a Donatello dalla Parte Guelfa e fusa tra il 1423 e il 1425. Oggi è conservata nel refettorio del Museo di Santa Croce a Firenze ma l’opera segnò il debutto di Donatello alla fusione del bronzo e venne ordinata dalla Parte Guelfa per il proprio magnifico tabernacolo nella facciata della chiesa di Orsanmichele, quello posto al centro del lato principale lungo via de’ Calzaiuoli.
Alla creazione della nicchia partecipò, secondo la testimonianza di Vasari, anche Michelozzo. La scelta del santo angioino, santificato nel 1318, era legata al suo patronato sulla Parte Guelfa e al rifiuto della corona in favore di una vita religiosa e assoggettata al papato, le stesse idee di cui erano fautori i guelfi, che avevano sostenuto il partito papale durante la lotta per le investiture e nelle vicende successive.
Timpano del Tabernacolo di Parte Guelfa, oggi del Tribunale della Mercatanzia, in Orsanmichele
I lavori alla statua terminarono nel 1425, ma nel 1459, vivo ancora Donatello, venne rimossa poiché il tabernacolo era stato venduto al Tribunale della Mercanzia che, solo negli anni settanta del Quattrocento, vi fece collocare il gruppo dell’Incredulità di San Tommaso del Verrocchio. La statua finì allora alla basilica di Santa Croce, dove per secoli decorò la facciata da una nicchia centrale, essendo la devozione del santo particolarmente sentita nella chiesa, che era stata da lui visitata quando era in vita.
Primo piano del San Ludovico d’Angiò di Donatello
Con la creazione della facciata ottocentesca l’opera venne trasferita in deposito e poi nel museo dove si trova tuttora. Incredibilmente, nel 1943, con l’occasione del ricovero in depositi sicuri durante il periodo bellico delle statue di Orsanmichele e di altri capolavori, la statua venne collocata per un breve periodo nella sua nicchia originale in via de’ Calzaiuoli e fotografata a cura della Soprintendenza. Il santo è rappresentato come un giovane vescovo, con mitria e bastone pastorale finemente cesellati, nell’atto di benedire con la mano destra. Indossa i guanti da vescovo e la veste da frate, sopra la quale si trova un pesante mantello. La statua, rispetto alle opere precedenti presenti nelle nicchie di Orsanmichele, era sensibilmente più grande e stava più stretta nel tabernacolo, iniziando quel rapporto di emancipazione tra le statue e le nicchie che le contenevano, in contrapposizione con la scultura gotica.
Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello
La statua venne realizzata con il recupero della tecnica della fusione a cera persa, creando più pezzi separati che venivano poi assemblati. Si trattò della prima opera di grandi dimensioni fusa con tale tecnica in epoca moderna. Col tempo l’uso di questa tecnica per Donatello divenne sempre crescente, arrivando ad essere quasi esclusiva negli anni della maturità. I giudizi su quest’opera sono controversi e vanno da una benevola accoglienza fino alla squalifica come opera malriuscita.
Riproduzione del Tabernacolo di Parte Guelfa con l’originale del San Ludovico di Donatello posta nel Refettorio Santa Croce
Il Vasari, dopo aver ampiamente lodato lo Zuccone, parlava del San Ludovico come di una figura “rozza”, la meno riuscita che Donatello avesse mai fatto. Egli addusse anche una giustificazione, scrivendo che Donatello avesse volutamente reso la figura sgraziata e imperfetta perché non condivideva la scelta del santo di “lasciare il reame per farsi frate”. Altri invece hanno sottolineato come anzi Donatello avrebbe messo in atto il conflitto nella vita del personaggio storico tra la ricerca di una vita ascetica con la conversione e la conseguente rinuncia al potere, e il ritorno al potere con la nomina a vescovo. I difetti riscontrati erano il mantello che sembra schiacciare il corpo esile, la mitria smisuratamente grande, il volto idealizzato.
GALLLERIA DI IMMAGINI FOTOGRAFICHE DEL TABERNACOLO DI PARTE GUELFA SCATTATE NEL 1943
Autore
Andrea Claudio Galluzzo