Unire globalizzazione e de-globalizzazione, crescita e decrescita, sviluppo e inviluppo: la natura e le Api lo insegnano da sempre a tutte le culture. La rosa dà il miele all’ape. La rosa rappresenta l’Anima Universale, l’ape è l’eterno studente, il pellegrino sul sentiero. L’ape rappresenta l’intelligenza, la conoscenza e la saggezza, ma è solo antica filosofia? Plinio il vecchio, lo storico romano, raccontò che delle api si posarono sulla bocca di Platone quando era un bambino per annunciare la dolcezza della sua eloquenza. Effettivamente non esiste popolo o epoca della storia dell’uomo, in cui all’ape non sia stato riconosciuto un valore simbolico riconducibile al rinnovo della vita, della natura, dell’abbondanza e della ricchezza. L’ape diligente e ingegnosa, è stata ripresa quale simbologia da tutte le culture antiche.
Gli antichi babilonesi utilizzavano lo stesso termine “dabar” per indicare l’ape e la parola divina, per gli egizi le lacrime del dio Ra si trasformavano in api, nella mitologia greca le api erano le messaggere delle Muse e delle Arti. Zeus, chiamato anche Mellisseo, uomo-ape, perché era stato nutrito da piccolo dalle api di Creta alle quali, per ricompensa, donò il colore dell’oro. L’ape è sempre la stessa da millenni, continua a costruire alveari a celle esagonali, perché la natura universale è improntata sulla matematica dei numeri, e il numero sei è essenziale per l’armonia dell’universo. In geometria, la forma che riesce a contenere un volume più grande occupando uno spazio più piccolo è la sfera. Le api conoscono questa legge, per questo motivo iniziano a costruire delle celle che abbiano una forma più che altro circolare. Per evitare di lasciare spazio inutile tra un cerchio e l’altro, le api costruiscono le celle il più vicino possibile tra loro in modo tale che i cerchi avvicinandosi si deformino e creino con le altre celle dei lati in comune. Questo assemblaggio dà vita alle forme “esagonali” che permettono di risparmiare spazio, non sprecando la cera, vista la presenza di lati comuni, e di creare una struttura forte e salda. In fin dei conti l’esagono, così come la sfera, è la forma che riesce a riempire meglio una determinata area rispetto ad altre soluzioni quali, il triangolo o il quadrato. Le api riescono a immagazzinare la maggior quantità di miele o polline dando più spazio vitale alle larve in crescita, e utilizzando la minor quantità di cera possibile. A livello meccanico una struttura di questo tipo, si presenta come una costruzione molto solida e si mantiene nel tempo senza collassare su sé stessa. Un’armonia che permette all’ape di vivere e produrre. A differenza dell’ape, l’essere umano, dotato di libero arbitrio, è mutevole nella sua organizzazione sociale, nei propri principi e valori, è alla continua ricerca dell’estetica e della parte più profonda che lo compone, la parte spirituale che caratterizza il buono, il bello e il giusto, il “Kalos Kai Aghatos” Greco. A volte lo fa bene, altre meno ed è proprio in questa ultima circostanza che potrebbe far ricorso alla conoscenza, osservazione e saggezza della natura, per correggere il cammino, puo’ sembrare impossibile, ma non lo è. L’ape ci insegna che l’etica del lavoro è fondata sul difficile bilanciamento tra l’essere e l’avere. Questo “Gap” ci ha portato a trascurare la compresenza sul pianeta di altre realtà biologiche e naturali che sono ugualmente responsabili della coesistenza e del benessere della vita che è fondato sulla comunità, sul lavoro, sulla condivisione e sul bene comune.
Globalizzare e deglobalizzare, è la presa di coscienza della nostra comunità terrestre, la quale oscilla da millenni, tra la natura vivente e l’avventura umana. Non possiamo ridurre il tutto alla politica e all’economia, non possiamo non tenere in considerazione la complessità che richiede tutta la nostra natura universale, nella quale noi esseri umani siamo inseriti, concetto di micro e macro, e come dice Edgar Morin, possiamo “unire la globalizzazione e la de-globalizzazione, la crescita e la decrescita, lo sviluppo e l’inviluppo”. In linea teorica il concetto di globalizzazione non è negativo, negativo è limitare questo processo ai soli aspetti commerciali, economici e tecnologici. Perciò, per una società migliore, è auspicabile proseguire nella globalizzazione ma senza limitarla al dominio tecno-economico, dando invece a questo concetto “un senso pieno che indica il moltiplicarsi e lo sviluppo di legami e cooperazioni”. Dobbiamo avere il coraggio di costruire nuove visioni, attuare una transizione fra un mondo “antico” e un mondo “nuovo”: il progresso non è per forza assimilabile alla crescita sana. Se da un lato abbiamo assistito ad una riuscita materiale della nostra civiltà, dall’altro lato si è creato uno scompenso che ha prodotto un degrado morale, una nuova e ampia povertà e l’aumento di individualismi ed egocentrismi, che stanno sfociando in preoccupanti malesseri psichici, che sono purtroppo quasi indefiniti.
Le Api ci insegnano che pur essendo geneticamente predisposte allo stesso modo, costruiscono alveari e producono sostanze fortemente influenzate dall’ambiente, questo attiva la biodiversità che ne determina la varietà e quindi genera la forza. Per i nostri territori, per la nostra società è la stessa cosa: la forza deriva dalla diversità e unicità dei saperi e delle tradizioni locali: quindi l’azione delle api è deglobalizzante. Esse sfruttano il meglio del territorio, mantenendo costantemente pulito l’alveare al fine di conservare le peculiarità della loro produzione: è la soluzione alla sopravvivenza e alla conservazione della specie. Le api sono “inconsapevolmente” sagge, applicano la continua ricerca del miele della conoscenza, quella considerazione che gli uomini devono dare all’economia sociale e solidale, la saggezza di saper ampliare al meglio le risorse dei luoghi che occupano, avere l’attenzione di preservare l’agricoltura e l’alimentazione legata alla conoscenza del territorio. Mettere in evidenza e tornare a valorizzare l’opera degli artigiani, dei saperi antichi e delle Arti. Valori e qualità, che sia nelle api, che negli esseri umani, sono in relazione diretta con il comportamento individuale, ma la maggior parte governa il comportamento collettivo, cioè il comportamento del gruppo che forma la società. Il processo di evoluzione della nostra coscienza e della nostra società, richiede urgentemente che impariamo a interagire gli uni con gli altri.
Autore
Elena Tempestini