“Credo che, al di là di tanti discorsi e dibattiti intorno al problemi dell’ecologia, non si è mai sufficientemente messo in rilievo come il paesaggio, i luoghi che le persone abitano, non vengono più rappresentati; tutti sembrano essersene dimenticati. A me pare che il paesaggio, i luoghi, l’habitat, siano come un territorio nascosto dove si può perpetrare qualsiasi scempio: tutto avviene senza nessun controllo visivo. L’incapacità di guardare all’esterno determina così la possibilità di deturpare qualsiasi luogo senza che nessuno se ne accorga”. Questa l’opinione dello scomparso fotografo Luigi Ghirri in una conversazione con Arturo Carlo Quintavalle. Di nuovo dunque la fotografia e l’ambiente. Lo studio di quelle che sono le possibili linee di confine o di collegamento tra questi due concetti così eterogenei e, allo stesso tempo, così vicini.

Di nuovo le parole e le immagini di un fotografo che, come molti altri, ha immortalato attimi di vita e di mondo anche per cercare di comprendere questo legame. Le parole di Ghirri sopra riportate risalgono al 1991 eppure, ancora oggi possono essere considerate un punto di partenza per considerazioni importanti, nonostante sia cambiato il paesaggio e l’ambiente e il modo stesso di fotografare. Negli ultimi decenni si sono alternate anche discussioni su quale tipo di fotografia – tra quella di paesaggio o di reportage – fosse la migliore nell’intento di rappresentare l’ambiente, discussioni che sono poi sfumate per lasciare spazio a prospettive più ampie e a nuove domande, forse anche più al passo con i tempi. E proprio Luigi Ghirri è considerato uno dei maggiori fotografi italiani di paesaggio, colui che ha visto ed interpretato la fotografia come un mezzo per guardare al cuore delle cose e per raccontare le trasformazioni dell’ambiente contemporaneo. Attraverso una visione sottile dell’ambiente. Senza eccessi. C’è chi sostiene che Ghirri amasse fotografare i non luoghi e probabilmente ciò è vero. E lo è nel senso che se si osservano i suoi scatti non ci troviamo mai di fronte a tramonti con colori spettacolari o boschi incantati, ma quasi sempre dentro ad immagini quasi evanescenti, orizzonti e particolari quasi impercettibili che nella realtà potrebbero sfuggire ad un primo sguardo.

Come qualcuno le ha definite le immagini di questo fotografo “sembrano fuori dal tempo” . E’ una fotografia che ricerca l’intimità. Sembrano quasi paesaggi sospesi. Eppure sono i paesaggi che ci circondano. E che abbiamo il dovere di tutelare. E’ evidente che nella sua esperienza creativa c’è una continua crescita dell’interesse per il tema del paesaggio, una specie di amore artistico, che viene coltivato nel corso degli anni e che solo una prematura scomparsa interrompe. Amore per il paesaggio che si ritrova nelle diverse serie che caratterizzano la sua vita professionale tra le quali “Vedute “ e “Italia ai lati” o la serie “Paesaggio italiano” . Ed è anche in questa arte che si ritrova un modo di amare il territorio perché è tramite gli scatti che l’autore lo descrive. Lo interpreta. Lo ama. E ce lo fa conoscere ed amare. E questa passione la racconta anche in alcuni suoi libri non solo tramite immagini, ma anche
parole. “Ho sempre guardato all’immagine fotografica come a qualcosa che non si può definire, una specie di immagine impossibile. L’ho sempre vista come una strana sintesi tra la staticità della pittura e la velocità, che è qualcosa di interno alla fotografia, al suo processo di costruzione, cosa che l’avvicina al cinema. Perché io la fotografia la guardo dal punto di vista dell’immagine. Credo che proprio in questo senso la fotografia sia un’immagine impossibile: un’immagine che da una parte ha la staticità della pittura, dall’altra il dinamismo del cinema (figlio della fotografia)“ dall’opera “Lezioni di Fotografia” di Luigi Ghirri. Ciò che si percepisce è la ricerca di una fotografia che permetta di descrivere il mondo ed allo stesso tempo un modo per comprenderlo. Un mezzo per amarlo e raccontarlo. Tramite gli occhi di un uomo e di un artista. Una fotografia senza l’esasperazione della spettacolarità ma che riesce a rendere spettacolare il paesaggio che ritrae nella sua semplicità.

 

Autore

Sara Salti