Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Eremo della Casella 4 “È fiorentino il monte della Verna posto da Eugenio IV sotto la protezione della signoria di Firenze dove San Francesco, tornato dai colloqui col sultano d’Egitto e dal viaggio in Terra Santa ricevette dal Signore le stigmate documento e pegno della speranza e della salvezza dei popoli da San Francesco visitati nel suo viaggio di pace”. Questa l’iscrizione firmata da Giorgio La Pira che il Comune di Firenze e i Frati Minori della Toscana nell’anno 1957.

Tale targa venne murata nel centenario della nascita del “sindaco santo” fiorentino il 17 Settembre 2004 presso il Santuario della Verna. Stiamo vivendo un oggi inconsapevole verso un domani che sta precipitando sull’orlo del nulla perché il benessere ha oscurato la ricerca del vero bene. Il Figlio di Dio è sempre e ancora disposto ad annientare se stesso per una nuova redenzione dal rischio del nulla, per aiutarci ad uscire dalla nostra solitudine e risalire verso una comunione d’amore, verso un luogo d’incontro dove nessuno sarà più straniero o estraneo per l’altro. A coloro che soffrono, a quanti patiscono la povertà, o le schiavitù nuove ed antiche, agli umili, agli afflitti, ai desolati, Gesù consegna la moneta della speranza per salpare verso la salvezza. 

 

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 chiusi della verna 17 Una faggeta nel parco delle foreste casentinesi

 

Un sogno che sospende la vita, ospite d’un momento, è la felicità, breve frammento di un tutto o guscio naturale di qualcosa di immensamente più grande e quindi incontenibile nel poco che noi siamo. Foreste di faggi e abeti bianchi, migliaia di colonne sacre che scandiscono il ritmo dei nostri passi attraverso questa immensa cattedrale naturale. Ci sentiamo piccoli e sembra di sentire attraverso il fruscio delle foglie i racconti degli scrittori e dei poeti di cui sono intrisi questi luoghi, le storie dei monaci, dei santi e dei pellegrini che hanno scelto queste foreste come il luogo dove abitare.

 

 

IL CASENTINO E LA CASINA DELLA BURRAIA

Il Casentino è stato descritto da viaggiatori ottocenteschi come un’ “isola felice in cui sembra di essere assopiti nel valore del tempo”. Forse per lo stesso motivo i monaci che attraversavano queste foreste ritrovavano una sacralità fuori dal comune, che li invitava a rimanere e a costruire qui il loro spazio di meditazione. Oggi questa valle chiusa è un luogo selvaggio e ospitale, fuori dalle solite rotte turistiche della Toscana, in cui è possibile recuperare un contatto autentico con la natura. Una valle di boscaioli, carbonai, transumanti e mulini, ricca di presenze storiche importanti, antichi borghi in pietra, piccole pievi e suggestivi santuari. I tre più importanti sono quelli di Vallombrosa, Camaldoli e La Verna.

La Casina della Burraia, luogo di partenza del pellegrinaggio di Parte Guelfa del 2016, è posta al principio della Valle Santa, nel Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, una valle “chiusa”, perché fino ad un secolo fa arrivare da queste parti non era così agevole, si doveva guadare il fiume e non c’erano strade di accesso ma solo piccoli sentieri tra i boschi, che attraversavano piccoli paesini e borghi in pietra.

 

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La Casina della Burraia

 

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Alcuni cavalli custoditi presso la Casina della Burraia

 

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Paola Capecchi accolta da Claudio Sacchi e Monsignor Vasco Giuliani alla Casina della Burraia

 

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Il maestro Claudio Sacchi e Andrea Claudio Galluzzo alla Casina della Burraia

 

 

IL SANTUARIO DELLA VERNA

San Francesco D’Assisi arriva alla Verna già ricco della sua fragilità e della forza di Dio, in una commistione che lo fa conforme all’Amato fino alla somiglianza fisica: i segni della Passione esternano la complicità d’amore tra Gesù e Francesco, che riparte dalla Verna ormai segnato dalla Croce e con lo sguardo che fissava non il vuoto, ma il suo e nostro Dio. Troppi cristiani, oggi, sono vittime inconsapevoli del “nulla”; vivono sempre nel tormento interiore perché per avere tutto hanno rinuncialo alla verità, alla dignità, alla conoscenza, alla pietà per il miraggio di una felicità che illude e delude.

“Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera fare vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia…” Così scrisse il conte Orlando Catani di Chiusi della Verna prima di donare il monte a San Francesco di Assisi nel 1213.

Per arrivare a La Verna percorriamo l’antico sentiero delle Foreste Sacre che imbocchiamo attraversando una stretta apertura in un muro in pietra e roccia naturale. Cavalchiamo tra i boschi dove il sottobosco è punteggiato da ciclamini ed è sufficiente alzare lo sguardo per rimanere catturati dalla scultura del santuario. Sulla sommità del monte della Verna, l’antica costruzione è un tutt’uno con la scultura naturale della roccia. Il percorso è ruvido e scosceso e attraversa una suggestiva foresta di faggi e di abeti bianchi, dove grossi massi di roccia ricoperti di muschio creano grotte e cavità naturali, utilizzate un tempo dai monaci come ghiacciaie. Vi sono tratti di foresta vergine su terreni particolarmente aspri e ripidi dove si preservano piante antichissime. Attorno a questa miniera di biodiversità si è creato agli inizi degli anni novanta il Parco delle Foreste Casentinesi.

 

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I pellegrini a cavallo di Parte Guelfa si muovono dalla Casina della Burraia in direzione della Verna

 

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Pellegrini guelfi con la loro guida sul sentiero verso la Verna

 

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Nicola Franzoni segue la colonna che attraversa a cavallo un borgo medievale

 

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L’ascesa sui gradoni poco prima dell’arrivo alla Verna

 

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Le balze del Monte Penna alla Verna

 

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 chiusi della verna 5La salita a spirale sul sentiero lastricato presso il Santuario della Verna

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 chiusi della verna 4 porta beccia
La porta della Beccia del Santuario della Verna avvolta dalla bruma

 

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I pellegrini guelfi all’arrivo alla Verna

 

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Graziano Casciarri, Marco Sottili e Nicola Franzoni sotto la croce di legno posta sul piazzale del Quadrante

 

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Pellegrini di Parte Guelfa sotto la stele voluta dal Sindaco di Firenze Giorgio La Pira

 

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Il sasso spicco della Verna

 

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 chiusi della verna 3Guelfi alla Verna ritratti con “Romano” guida e gestore della Casina della Burraia

 

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I pellegrini guelfi a cavallo sulla via del ritorno dalla Verna verso la Casina della Burraia

 

 

 L’EREMO DELLA CASELLA

La percezione del bello, nella luminosità dell’ordine naturale, il sole della verità che aiuta a superare i deliri notturni della menzogna, il canto corale dell’amore che riempie la musica vuota della solitudine, sono le gocce di felicità possibili a chi lancia lo sguardo verso il culmine delta vita, redento dalla paura del nulla dall’arsura del possesso, dall’inganno dell’apparenza e dalla fatuità dell’effimero.

L’Alpe di Catenaia su cui si pone l’Eremo della Casella è caratterizzata dall’abbondanza di acqua e sono sono presenti numerose fonti e ruscelli sempre rigogliosi anche in estate. La sua notevole varietà di vegetazione comprende boschi di quercia, cerro, castagno e faggio e rimboschimenti di abete rosso e bianco. Un tempo ampiamente sfruttata per il pascolo del bestiame, oggi la zona è sfruttata principalmente per la selvicoltura e la conseguente raccolta di legname. Lo sfruttamento sostenibile del territorio consente di trarne benefici senza deturparlo e implica la presenza di una rete stradale capillare e ben mantenuta per consentire il passaggio dei mezzi da lavoro. Queste forme di mantenimento rendono l’Alpe di Catenaia un luogo molto amato dagli escursionisti che possono contare su numerosi rifugi e sentieri segnalati in luoghi d’incredibile interesse naturalistico. Meravigliosi sono i Prati della Regina, che si estendono sul crinale tra le due principali alture dell”Alpe di Catenaia: il Monte Castello e il Monte Altuccia. Da quelle praterie, circondati da foreste di faggi, si gode di una splendida visuale sulla vallata di Arezzo e sull’alto Valdarno, a ovest, mentre guardando verso est la vista può spaziare su tutta la Valtiberina e, nelle giornate particolarmente limpide, fino al mare Adriatico.

 

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Graziano Casciarri e Paola Capecchi guidano il gruppo verso l’Eremo della Casella

  

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Nicola Franzoni e Graziano Casciarri sul sentiero verso l’Eremo della Casella

 

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Marco Sottili sul pratone dell’Eremo della Casella

 

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Una splendida vista dell’Eremo della Casella

   

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Eremo della Casella 7 monsignor vasco giulianiLa chiesa dell’Eremo della Casella allestita per la Santa Messa

 

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Monsignor Vasco Giuliani, Cappellano Maggiore di Parte Guelfa,
celebra la cerimonia eucaristica presso la chiesa dell’Eremo della Casella

 

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Pellegrini di Parte Guelfa ritratti all’Eremo della Casella con monsignor Vasco Giuliani

 

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Nicola Franzoni, Gabriele Malquori e Dimitri Caciolli al Sasso della Regina

 

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La vista su Arezzo dal Sasso della Regina

 

I pellegrini di Parte Guelfa che hanno percorso a cavallo e a piedi, senza fretta, questa foresta monumentale, hanno potuto assaporare il profumo del muschio e della corteccia. Lo sguardo è sfuggito verso l’alto tra esemplari di abeti e faggi antichissimi che raggiungono altezze fino a cinquanta metri o verso il basso sulla terra umida, alla ricerca delle impronte di cervi, lupi, daini, caprioli e cinghiali. Il sentiero delle foreste sacre è stato un percorso interiore di amicizia e di meditazione nella bellezza della natura che ci ha preparato all’arrivo al Santuario della Verna e all’Eremo della Casella. Una volta varcate le mura di quei luoghi santi abbiamo provato la sensazione di ritornare nella realtà unendoci a fedeli e frati nel popolare quelle antiche architetture. Il suono delle campane è tornato a scandire il tempo di cui avevamo perso la percezione durante il nostro indimenticabile pellegrinaggio a cavallo.

 

 

 

Autore

Vasco Giuliani e Andrea Claudio Galluzzo

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi