Il Marzocco è l’animale totemico protettore della città di Firenze adottato sin dall’alto medioevo fino ai tempi della Repubblica Fiorentina instaurata nel 1115 e mantenuto tale anche nel Granducato. Il Marzocco è spesso raffigurato come un leone seduto nell’atto di sostenere e proteggere lo stemma del giglio di Firenze. Importante figura biblica quella del leone che rappresenta la tribù di Giuda e la discendenza da re Davide.
Così come è inciso alla base dell’obelisco di Sisto V in Piazza San Pietro a Roma “Vicit Leo de Tribu de Juda”. Il simbolo del leone venne scelto dalla Repubblica Fiorentina per dimostrare la propria potenza e indipendenza politica. Il termine è di etimologia incerta ma resta comunque da riferire con grande probabilità al latino martius ovvero di Marte. Un’altra delle spiegazioni avanzate è che Marzocco sia la contrazione della parola martocus, cioè piccolo Marte. La più celebre e apprezzata tra queste raffigurazioni è senz’altro quella di Donatello.
Il Marzocco di Donatello
Fra gli altri, Dante Alighieri riporta la comune credenza che la città di Firenze, prima del patrono San Giovanni Battista, fosse anticamente dedicata a Marte, pagano dio della guerra, e come esistesse una statua romana della divinità guerriera, in precedenza posizionata presso il foro fiorentino, posta vicino al Ponte Vecchio, che sarebbe stata travolta e dispersa dalla terribile alluvione dell’Arno del 1333. Dunque il Marzocco come creatura prediletta da Marte, dio della guerra e patrono pagano dei fiorentini. Mai dedica fu più appropriata per una città caratterizzata dall’inquietudine ed aggressività dei suoi fieri cittadini, da sempre in lotta gli uni contro gli altri.
I leoni posti sul frontone del portale principale di Palazzo Vecchio
Per una minoranza di ricercatori l’etimologia della parola Marzocco o Marzucco potrebbe invece essere germanica, ovvero di estrazione longobarda, e cioè derivare da marh, cioè cavallo, e dal verbo zuccòn, che significa stringere, sostenere, proteggere ovvero il “cavallo che protegge”, quindi il Marhzuccòn. Il simbolo del Marzocco raffigura però il leone. Perché dunque si fa riferimento al cavallo? Probabilmente a causa del fatto l’animale totemico protettore di Firenze nell’alto medioevo ai tempi del Ducato di Tuscia era proprio un cavallo, il quale però era il simbolo della nemica Arezzo. Pertanto, per differenziarsi da quest’ultima, sarebbe stato adottato un animale più vicino al magistero della Chiesa come il leone di San Marco evangelista, che rappresentasse al meglio gli ideali di fiera indipendenza della Repubblica Fiorentina. Secondo questa tesi minoritaria il nome però del simbolo protettore sarebbe rimasto lo stesso, anche perché ormai svincolato dal significato etimologico in quanto il longobardo, a partire dell’anno mille, si era estinto cedendo il passo ai volgari neolatini.
Uno dei grandi leoni a protezione della Loggia della Signoria
Molto interessante il fatto che per rappresentare la Repubblica Fiorentina venisse utilizzato lo stesso simbolo della corona di Scozia, ossia il leone che protegge il giglio, il quale, come è noto, è un simbolo fortemente mistico che raffigura la purezza della fede. In realtà i rapporti tra la corona di Scozia e la città di Firenze sono sempre stati più profondi e stretti di quello che si potrebbe pensare. Nell’attuale via dei Leoni, di fianco a Piazza della Signoria, era stato infatti allestito un serraglio contenente un numero variabile di leoni, simbolo di prestigio e nobiltà, proprio in onore del re di Scozia Guglielmo I detto “il Leone” (William “the Lion” King of Scotland 1143-1214) probabilmente perché i fiorentini ne condividevano gli ideali di fiera e accanita indipendenza sia dall’Inghilterra del cugino Enrico II Plantageneto che dalla Chiesa di Roma. Per la precisione la decisione di tenere felini vivi in un serraglio, fu presa per rendere onore a Guglielmo, leone scozzese nell’emblema e nella realtà politica, il quale allora era soltanto fratello del Re di Scozia Malcolm IV, al quale successe nel 1165, in quanto aveva fatto un buon governo per Firenze e la città gli era stata riconoscente e fedele. La presenza di tali animali è documentata fin dal XIII secolo anche se probabilmente è ben più antica. Nel XIV secolo, almeno fino alla peste nera del 1348, accanto a Palazzo Vecchio, svoltata via della Ninna, la Signoria manteneva un vero e prorio serraglio di leoni importati dall’Africa settentrionale in epoca crociata, con una trentina di animali. Questi leoni, accuditi come vere celebrità ed amatissimi dai fiorentini che vedevano nel loro benessere quello della città, dapprima furono messi in un locale terreno accanto alla torre del Guardamorto, in piazza San Giovanni e poi, sempre custoditi a spese della Repubblica, in gabbie presso il Palazzo del Podestà, l’attuale Bargello. Quindi furono trasferiti sul luogo della futura Loggia dei Lanzi e, verso il 1350, spostati dietro il nuovo palazzo dei signori, oggi Palazzo Vecchio, fra l’attuale via dei Gondi e la Loggia del Grano, dov’era la torre del Guardingo. Fu per tale ragione che quella strada prese il nome di via dei Leoni.
Il Marzocco scolpito alla metà del XIV secolo per l’ingresso principale di Palazzo Vecchio e custodito al Museo Bardini
Verso il 1550 i leoni furono spostati da Cosimo I in spazi vicini alle stalle presso piazza San Marco, dove oggi si trova il Rettorato universitario, rendendo possibili pertanto i lavori di ristrutturazione ed ampliamento di Palazzo Vecchio che ebbe così una nuova facciata su via dei Leoni. Le cronache cittadine riportano precisamente che il serraglio delle fiere fu sistemato dal figlio di Giovanni delle Bande Nere e primo Granduca di Toscana in via del Maglio, l’attuale via Lamarmora, accanto al giardino dei Semplici, dove rimase fino al 1775, quando il lorenese Leopoldo II lo abolì. Al tempo della Repubblica Fiorentina, il personaggio incaricato della direzione del serraglio doveva essere nobile, pagare da trenta anni le gravezze, ovvero le tasse, e doveva portare la barba lunga, contrariamente all’uso del tempo, come è scritto in una Riformagione del XIV secolo.
Leoni in Piazza Signoria
A ricordare questa tradizione simbolico-sacrale restano ancor oggi in tutta Firenze, ed in particolare in Piazza della Signoria, molti leoni di pietra i quali, spesso ignorati dai turisti ignoranti e distratti, preservano ancora e proteggono con fare minaccioso la città. Due, di cui uno di epoca romana, sono i guardiani della Loggia della Signoria, detta dei Lanzi. Altri due, più piccoli e dorati, sono posizionati in alto, sopra l’elegante timpano del grande portale di Palazzo Vecchio e ne sorvegliano l’accesso. Più anticamente, come si può vedere nella banderuola di Palazzo Vecchio, il Marzocco doveva essere rappresentato come rampante con un pennoncello con le armi di Firenze e cioè col giglio rosso maschio tra gli artigli. Alzando lo sguardo, sulla torre di Arnolfo, lo scorgiamo rampante che osserva dall’alto la città. Il detto fiorentino “quando il leone piscia in Arno l’è acqua” si riferisce proprio al Marzocco sulla banderuola che quando arriva il maltempo viene girato dai venti in direzione dell’Arno.
Il Marzocco rampante sulla banderuola di Palazzo Vecchio
All’interno del Palazzo Vecchio, nella Sala dei Gigli, attira la nostra attenzione un maestoso leone dipinto che stringe con la zampa l’insegna del Popolo Fiorentino. L’affresco, raffigurante San Zanobi e un ciclo di Uomini illustri, fu commissionato a Domenico Ghirlandaio per celebrare la Signoria.
I leoni del Ghirlandaio nella Sala dei Gigli a Palazzo Vecchio
Intorno al 1280, la Parte Guelfa in perenne contrasto per il potere contro la fazione ghibellina, volle collocare in Piazza San Giovanni una gabbia con un vero leone per sottolineare l’indipendenza di Firenze. L’animale un giorno scappò, seminando il panico per le vie della città, ma afferrato un bambino, lo riconsegnò senza un graffio alla madre e si fece ricondurre in gabbia. Da quel momento a Firenze il leone fu custodito come un porta fortuna. Fu da quel momento che i leoni aumentarono decisamente e le gabbie vennero trasferite dietro il Palazzo della Signoria tanto che nel Quattrocento si contavano già ventiquattro felini.
I bassorilievi coi leoni nella Sala dei Gigli realizzata da Benedetto da Maiano a Palazzo della Signoria
Adottato dalla famiglia Medici, come simbolo di potenza, il Marzocco è stato più volte rappresentato sia a Palazzo Pitti che nel giardino di Boboli. Basta osservare la facciata per accorgersi delle teste leonine scolpite da Raffaele Curradi e inserite sotto le finestre inginocchiate che vennero realizzate durante i lavori di ampliamento voluti da Cosimo I ed iniziati nel 1558 da Bartolomeo Ammannati. Nel 1696 Cosimo III fece addirittura aggiungere sulla facciata di Michelozzo la Fonte del Leone, ornata dalla corona granducale medicea.
Il Marzocco coronato di Palazzo Pitti
E ancora leoni Firenze ha continuato a mettere un po’ ovunque nei secoli. Occorre ricordare anche quelli in Piazza Santa Croce, sul sagrato della basilica, a guardi del monumento a Dante Alighieri realizzato in marmo da Enrico Pazzi ed eretto in occasione delle trionfali celebrazioni per il seicentenario dantesco nel 1865 prima al centro della piazza e quindi, dopo l’alluvione del 1966, per permettere che si tornasse a giocarvi all’antico gioco del calcio fiorentino.
I leoni guardiani della statua di Dante in Piazza Santa Croce
Simbolo della città, insieme al Giglio, è dunque il Marzocco. Firenze città dei leoni abitata dai figli del Marzocco che a questo simbolo nel loro vivere si ispirano. Fin troppo facile individuare il loro carattere fiero, irriverente ed inquieto, ma anche la loro voglia di divertirsi nelle feste e nelle tradizioni come il capodanno fiorentino, il calendimaggio, il carnevale, il calcio fiorentino, le giostre equestri, la rificolona e lo scoppio del carro.
Niccolò da Tolentino alla testa della Cavalleria Fiorentina guida l’attacco al grido di “Marzocco!”
nella battaglia di San Romano ritratta in un dipinto di Paolo Uccello custodito alla National Gallery di Londra
Per ultimo vale ricordare come il grido di battaglia della Cavalleria della Repubblica Fiorentina sia fin dal XIII secolo: “Marzocco! Marzocco! Marzocco!”. Tale grido è risuonato nella storia di Firenze nelle vittorie e nelle sconfitte ove fossero impegnati reparti a cavallo fiorentini: nelle battaglie di Montaperti e Campaldino, in quelle di Benevento e Gavinana. Il Marzocco è stato e resta il massimo simbolo di protezione per Firenze e gli appartengono coloro che ancor oggi desiderano continuare a proteggerla. Viva Fiorenza!
CORONA PORTO PER LA PATRIA DEGNA
ACCIOCCHÉ LIBERTÀ CIASCUN MANTEGNA
MARZOCCO! MARZOCCO! MARZOCCO!
Autore
Andrea Claudio Galluzzo