Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 da un famiglia modesta e di buona cultura. Il padre era un uomo di legge, possessore di una biblioteca e autore de “I Ricordi Famigliari”. La madre invece era autrice di rime sacre. Machiavelli ebbe una buona educazione umanistica, ma non apprese il greco. Un documento importante per capire la sua formazione è il De Rerum Natura di Lucrezio che testimonia il suo interesse all’epicureismo. Difatti il suo indirizzo è laico. Nel 1498 concorse alla segreteria della seconda cancelleria del Comune, ma non ottenne il posto finché non morì il candidato del partito savonaroliano che lo aveva superato in graduatoria. In seguito divenne segretario della magistratura dei “Dieci di libertà e pace”.
Machiavelli aveva molte responsabilità sulle decisioni di politica estera e interna, missioni diplomatiche e una fitta rete di corrispondenze, così ebbe una grande esperienza diretta della realtà politica e militare. Nel 1511 ci fu lo scontro tra Francia, alleata di Firenze, e la Lega Santa del Papa. I Francesi furono sconfitti così anche i Fiorentini. A questo punto dunque Machiavelli dopo il ritorno dei Medici venne licenziato. Nel 1513 accusato di aver preso parte ad una congiura, fu torturato e imprigionato. In seguito però, grazie alla venuta del Papa Leone X, venne scarcerato. Nel 1527 si instaura la Repubblica e per il suo riavvicinamento ai Medici, Machiavelli fu emarginato. Morì improvvisamente il 24 giugno 1527.
Machiavelli fu uno scrittore molto prolifico. Difatti mentre si dedica agli studi ad Albergaccio, mantiene però i contatti con la vita politica grazie all’amico Vettori. In questo periodo scrive le sue più importanti opere tra cui: il Principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Inoltre si dedica alla composizione della commedia Mandragola. Niccolò Machiavelli tenta un riavvicinamento alla politica tramite i Medici, dedicando a Lorenzo “Il Principe”. Inoltre a Buondelmonti e Cosimo Rucellai, uomini questi appartenenti ad un gruppo di aristocratici, dedicò i Discorsi. Morto Lorenzo, salì al potere Giulio (che divenne poi Papa Clemente VII) che lo incaricò di scrivere la storia di Firenze.
Una tra le opere più importanti di Niccolò Machiavelli è sicuramente l’Epistolario. Una raccolta di lettere ad amici e parenti scritte in vista di una pubblicazione. In tale Epistolario si alternano argomenti e toni vari. Tra cui riflessioni politiche, analisi sui problemi contemporanei, scherzi e motti in tono beffardo. Niccolò Machiavelli è consapevole di questa varietà tonale e la giustifica in una lettera a Francesco Vettori. Tra le lettere spiccano quelle a Vettori dopo la perdita degli incarichi politici che sono riflessioni e spunti autobiografici. Famosa è quella del 10 dicembre 1513 dove descrive le sue future occupazioni durante il giorno. Ricordiamo Ghiribizzi al Sodernini, epistola indirizzata a un gonfaloniere, contiene alcuni punti fondamentali del suo pensiero.
Niccolò Machiavelli oltre che grande autore, viene ricordato anche come filosofo. Difatti sviluppò un pensiero filosofico che si snoda lungo argomenti ben precisi. Innanzitutto Machiavelli ha due concezioni di virtù: quella eccezionale del singolo e quella del buon cittadino. Ha inoltre una visione eroica dell’agire umano: ha fiducia nella forza dell’uomo ma sa che ha precisi limiti che non dipendono dalla sua volontà ma dalla fortuna. Machiavelli ritiene che l’uomo possa fronteggiare la fortuna, essa infatti è arbitra solo della metà delle cose umane e lascia regolare l’altra metà agli uomini. Vi sono vari modi, secondo Machiavelli, per combattere la fortuna: cogliendo l’occasione, avendo la capacità di porre riparo e adattandosi alle situazioni. Machiavelli dunque grazie al suo pensiero reintroduce la casualità che sfugge al controllo dell’uomo.
Autore
Massimiliano Pulvano Guelfi