L’ambiente resta il centro di tutto. Le scariche elettriche tra le élite politiche del vecchio continente a cui stiamo assistendo in questi giorni, stanno evidenziando il bisogno di solidarietà a livello europeo. Gli Olandesi in questo momento molto delicato, nel quale il mondo sta vivendo una emergenza da pandemia, stanno facendo  la voce grossa, forse perché si sentono molto forti, grazie anche ad una politica fiscale aggressiva. Dovrebbero però aver miglior memoria. È indubbio che danno  alle industrie una agevolazione fiscale molto allettante, ed è vero anche, che non conoscono quasi la burocrazia. Ma la vera ricchezza è ottenuta e agevolata  grazie alla capacità altrui di saper fare industria.

Il “denaro non dorme mai” citava il titolo del famoso film di Oliver Stone del 2010, Wall Street. Al centro della storia non solo vi era il denaro, ma anche un fiore, e non uno qualunque: un tulipano. Si perché la prima storia del capitalismo e del suo rovinoso crack, risale al seicento e proprio in Olanda. Tulipomania? No, Bolla dei Tulipani.

Nel 1554 Ferdinando I d’Asburgo, inviò un ambasciatore alla Corte di Solimano il Magnifico, il quale gli fece conoscere i bulbi di tulipano. Solimano oltre che un potente sultano del primo impero Ottomano, fu un mecenate della cultura, un poeta, un orafo, il quale dette vita all’ “età d’oro” del suo impero. I bulbi furono importati in Olanda avviando numerose coltivazioni che alla fine del 1593, erano considerate uno “status simbol”, una merce di lusso, per l’aristocrazia e la borghesia dei ricchi mercanti. Praticamente nasceva la moda della “Tulipomania”.

Cosa rese prezioso un semplice bulbo di fiore come il “Semper Augustus” che arrivò a valere circa 6000 fiorini, quando con 10.000 fiorini si poteva comprare un palazzo? Non solo la bellezza della natura, ma la curiosità, lo stupore di non poter prevedere la forma, il colore e la screziatura del fiore nato dal bulbo, l’affascinante attrattiva del gioco d’azzardo. La natura attraverso i tulipani rivelava un virus, conosciuto con il nome del “virus mosaico”, il quale  causava delle particolari screziature di colore che apparivano sulle piante infette. La rottura del colore dava al fiore delle fantasie mai uguali e mai viste fino a quel momento in natura. Il lento ciclo riproduttivo delle piante e la esponenziale crescita di richiesta dei bulbi, portarono le coltivazioni ad avere una spinta al rialzo economico altissimo.

I tulipani di allora erano l’offerta e la richiesta dei preziosi elementi della natura. Si potrebbe pensare a cosa disse Deng Xiaoping nel 1992, facendo una grande previsione che oggi si avvera sulla scena mondiale: “ Il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le Terre Rare”. Le contese REE. Praticamente la Tulipomania si è spostata geograficamente.  All’inizio del 1600 i bulbi dei tulipani divennero un notevole investimento finanziario, si prospettava una scommessa economica con la natura, grazie a un virus che trasformava in pezzi unici ogni fiore che nasceva. Le contrattazioni avvenivano in aste private, si contrattavano in casa del mercante Jacob Van Buerse, dal quale prese successivamente nome il luogo delle contrattazioni economiche di tutto il mondo; la Borsa valori.

Grazie ai bulbi dei tulipani, l’Olanda sviluppò una ricchezza finanziaria privata, che non solo coinvolgeva gli appassionati di fiori delle classi più ricche, ma creavano una nuova società di mercanti e commercianti dei preziosi bulbi. Nel primo ventennio del 1600, un salario medio/alto  era di circa 200 fiorini, il costo di un semplice bulbo  era di 3000 fiorini, la rarità  poteva toccare i 12.000 fiorini. Da sempre l’uomo ha cercato di prevaricare la natura, ma essa ha bisogno dei suoi tempi. La natura non ha fretta, tutto si realizza quando deve realizzarsi. Sarà per questo motivo che in natura non ci sono né ricompense né punizioni; però ci sono conseguenze. 

Il picco massimo delle transazioni dei tulipani avvenivano durante la primavera, nel momento della fioritura per valutare la qualità. La domanda era sempre più crescente, e l’offerta, che doveva sottostare alla lenta crescita naturale, aveva generato un rialzo economico. Si decise di acquistare i bulbi in autunno/ inverno, stipulando dei veri e propri contratti d’acquisto sulla merce futura.

Cosa cambiava questo modus operandi nei fatti? I contratti sulla merce futura, consentivano ai mercanti di bulbi, di trarre profitti senza bisogno di avere le piantagioni di tulipani. Venne chiamato il commercio “ dei tulipani di carta”, nelle mani non c’erano più i delicati fiori ma degli atti d’acquisto che venivano firmati senza bisogno di guardare e valutare fiori e bulbi, praticamente non venivano neanche considerati. Negli anni trenta del 1600, la crescente domanda eluse anche i contratti,  i bulbi più pregiati venivano venduti a peso, inventando anche una nuova unità di misura: il Perit.

Questa immensa follia speculativa era stata resa possibile dalla  conseguenza della peste che nel 1635 aveva invaso i Paesi Bassi, e dalla facile liquidità in contanti ricevuta dagli eredi delle vittime. Le difficoltà e il ritrovato benessere immisero grande desiderio di tornare alla vita, scordandosi dei sacrifici appena superati. Ancora una volta la crescente domanda portò i mercanti a prenotare presso i coltivatori  i bulbi ancora a dimora, stipulando dei contratti con i quali si confermavano i prezzi al momento dell’acquisto. Erano nati così dei diritti economici sui tulipani futuri, praticamente un derivato tulipan, il quale comprendeva di una scommessa al rialzo senza produzione.   Al momento del contratto veniva pagato un acconto iniziale sul prezzo finale concordato, il saldo restante avveniva  alla consegna del bulbo fiorito. Venne chiamato “commercio al vento”, in quanto a questi contratti subentravano delle successive negoziazioni per le consegne ai commercianti fioristi.

Era nata una nuova  filiera commerciale, la quale  si estendeva non solo durante il periodo di fioritura, ma si propagava in contrattazioni durante tutto l’anno solare. Nessuno però considerava mai la natura stessa, quella  che dava vita ai bulbi che generavano un commercio così fiorente. Si stava instaurando un immenso tavolo di domino che andava dal più grande produttore al più piccolo commerciante. Ma  nessuno in effetti, controllava se gli acquirenti avevano il denaro per saldare i contratti e se i venditori possedevano veramente i bulbi che dovevano consegnare. Il gioco perverso al rialzo dei prezzi sulla carta, per poter guadagnare di più ; una vera e propria speculazione era in agguato. Uno stipendio medio/alto era di circa 200 fiorini, un bulbo pregiato aveva raggiunto il prezzo di 10.000 fiorini.

L’avidità’ collettiva e il facile guadagno continuavano ad alimentare la lievitazione dei prezzi, tanto da creare una vera e propria “bolla speculativa”. Continuando ad usare la misura del Perit, furono creati dei titoli da mercanteggiare. Si negoziavano 200 Perit di un tipo di bulbo, con 300 Perit di un’altra tipologia di  bulbo, ma negli effetti, veniva  pagato solo un piccolo acconto. La storia ci dimostra che le bolle speculative possono generare grandi scompigli. Sul mercato globale di qualche mese fa, le restrizioni imposte dalla Cina sulle esportazioni di REE, le Terre Rare, hanno generato il panico geopolitico su scala globale. 

Le speculazioni si fecero sempre più pressanti tanto che alcuni mercanti arrivarono a vendere le proprie proprietà per poter acquistare i diritti sui bulbi più pregiati. Le cronache dei tempi ci raccontano che il valore di un bulbo di fiore di tulipano, era arrivato a superare le 30 tonnellate annue di grano. Si era creato un gioco speculativo basato sulla carta; i tulipani venivano comprati sulla parola per ricavare un profitto immenso, una perversa leva al rialzo per acquistare e vendere una merce. Un gioco infinito che dava una sicurezza di monopolio per il proprio accrescimento economico. Ma forse la Tulipomania ancora imperversa, la miniera più importante nel mondo Occidentale di REE, è a Mountain Pass, in California. Fu chiusa nel 2002 per ragioni ambientali e perché i bassi prezzi non rendevano più conveniente l’attività.

Nel 2005 quando fu venduta la Unocal, società che possedeva la  miniera californiana, rese la Cina,  effettivamente il gigante del monopolio mondiale di Terre Rare. Non fu  previsto che la veloce crescita economica cinese degli ultimi anni, il miglioramento della qualità di vita, avrebbero dato  l’accesso a beni tecnologici  costruiti grazie alle terre rare, portando ad aumentare in modo sempre più significativo la domanda interna e riducendo drasticamente le esportazioni. La Cina è arrivata a dominare il mercato perché è stata in grado di estrarre con procedimenti più economici e con vincoli ambientali quasi inesistenti rispetto ai suoi concorrenti, Il neodimio, il disprosio ed il terbio che sono i protagonisti principali nella produzione del magnete permanente necessario alla costruzione e allo sviluppo della green technology, garantendo un alto livello di potenza, che a differenza di quelli elettrici crea il  proprio campo magnetico. Questa tecnologia viene impiegata in tutti i settori energetici e in quelli militari più all’avanguardia.

Un nodo che prima o poi doveva vedere la luce, visto che Europa e USA sono anni che si rimbalzano a vicenda il problema da affrontare. La natura umana è accompagnata da speranza e da paura. Quando comprendi che non puoi tenere sotto controllo il mercato economico, speri che sia l’ultimo giorno. La paura ti porta a guadagnare meno, e il vero speculatore deve combattere tra i due istinti; “invece di sperare deve temere; invece di temere deve sperare, diceva Jesse Livermore, economista conosciuto come il più grande speculatore del XX secolo, colui che creò e distrusse immense fortune. 

Il panico nel settore dei tulipani divenne sempre più palpabile, i prezzi si erano spinti a livelli talmente  alti da fare capire agli investitori più accorti, che era il momento di sbarazzarsi dei contratti divenuti carta straccia. Nonostante gli sforzi degli operatori di mercato , la domanda per le varietà più pregiate divenne insufficiente a sostenere le forti richieste di vendite: il mercato dei tulipani crollò del tutto, e le negoziazioni s’interruppero. Ma alcuni rimasero vincolati dai contratti, quei famosi derivati  tulipan futuri, sottoscritti a prezzi elevatissimi dai possessori effettivi dei bulbi. Sul mercato non avevano più valore.

Il mercato di negoziazione dei tulipani ebbe un crollo, un vero crack, il primo del capitalismo moderno, inducendo i fioristi a vendere a qualsiasi prezzo. Fu introdotta la giustizia delle Provincie Unite olandesi  a decretare la trasformazione dei contratti a termine, in contratti ad opzione. Quindi il commerciante fu autorizzato legalmente a non onorare l’impegno preso nei confronti dei coltivatori, pagando solo una penalità sul prezzo pattuito. Ancora una volta l’avidità umana sfruttava la natura e le sue risorse, per avere un facile arricchimento, una ricca speculazione con poco lavoro, un monopolio per detenere un potere geopolitico a credenza del facile arricchimento. Dobbiamo fare grande attenzione a trasgredire i  limiti della natura. Quando la paura si impadronisce dell’investitore, l’imperativo è uno solo: limitare i danni!

Spesso l’emozione e la paura giocano un ruolo primario nella scelta di uscire da una posizione di non equilibrio, togliendo ogni forma di razionalità. La vendita su larga scala e a qualsiasi prezzo, come fu per i bulbi dei tulipani, portò a un  tracollo delle quotazioni, con violente oscillazioni dei prezzi e destabilizzazione in tutta la nazione.

E’ possibile una svolta storica? È possibile che le speculazioni del passato ci possano insegnare qualcosa di importante? L’epidemia di Covid 19 modificherà per forza  i nostri comportamenti sociali e il sistema economico globale che, dopo la sconfitta del virus, non potranno essere più come prima.

Se la natura umana dell’avidità della Tulipomania ci ha dimostrato che mise in ginocchio una nazione e tutta la sua ricchezza, la pandemia che stiamo vivendo ci insegna  che nulla può essere tenuto sotto controllo. Questo viene chiamato la “maledizione delle risorse”; secondo la quale un paese ricco di materie prime non rinnovabili tende ad avere nel tempo una minore crescita economica rispetto ad un paese con meno risorse. La possibilità di evitare la maledizione delle risorse sta nel costruire un governo solido e trasparente nelle pratiche commerciali effettuate. La scelta di un’efficace diversificazione economica e di una politica volta a migliorare le condizioni di vita dei propri abitanti, anche nel rispetto dei diritti umani. Se questa nuova crisi economica globale, porterà un rallentamento della domanda complessiva di materie prime e prodotti finiti, potrà emergere un clima cooperativo con l’obiettivo di stabilire un framework, un quadro strutturale di lungo periodo per fissare le condizioni di mercato e di prezzo delle risorse naturali, delle energie rinnovabili e tecnologie alternative.

La consapevolezza derivante dalla “green technology” è quella di aver fissato come obiettivo la riduzione dell’impatto ambientale senza che la società consumistica possa subire mutamenti radicali del proprio stile di vita. Le terre rare in questo senso potrebbero incarnare il “deus ex machina” portando allo sviluppo di massa di alcune tra le tecnologie sostenibili fino ad oggi conosciute. Forse potremmo rivoluzionare il concetto di “tecnologia verde” permettendo a questa espressione di assumere un concetto concreto che ha sempre oscillato come un pendolo tra utopia e realtà.

Questo è stato avviato  da qualche anno grazie al riciclaggio delle REE derivanti dalle batterie, con la conseguente riduzione dell’ impatto ambientale. Se la sfida del futuro era  nello sviluppo della green technology, oggi è divenuta fondamentale per gli equilibri internazionali delle ricchezze, del potere e degli stati di pace. Una  geopolitica rivisitata attraverso una gestione intelligente di questi elementi chimici. La quarantena ci ha dato la certezza che tutti dipendiamo dal’ impiego delle componenti costruite con le  terre rare. Quindi definire le REE  come il petrolio della rivoluzione verde non è e non sarà ancora una utopia.

Gli equilibri socio-economici-ambientali non sono diversi dal “ fiore che fece impazzire gli uomini”.

 

Autore

Elena Tempestini