Parte Guelfa re magi 1Dal 1996 a Firenze è stata ripristinata un’antica tradizione della “Cavalcata de’ Magi”, fastosa ricorrenza celebrata con la sfilata del corteo storico per le strade cittadine. Ma quanta leggenda e realtà in questi affascinanti personaggi? Si racconta che nel 1390, un ricco mercante levantino che viveva a Firenze conosciuto come Baldassarre degli Ubriachi, istituì una sfilata di personaggi vestiti di stoffe preziose orientali. Tale celebrazione era anche dedicata a costruire una stretta alleanza fra le tradizioni Orientale e Occidentale. Fu nel 1417 che la parata divenne parte della tradizione fiorentina, tanto che la Signoria della Repubblica decise di istituire e sovvenzionare una confraternita chiamata “Compagnia dei Magi” o Compagnia della Stella”, composta da componenti come Poliziano, Landino, Acciaiuoli e molti altri umanisti che si riunivano nella chiesa di San Marco.

Ogni 6 gennaio, un fastoso corteo di cavalieri si ritrovava davanti al Battistero, nella zona anticamente conosciuta come il Paradiso, tra il Battistero e la Cattedrale, per poi proseguire a cavallo fino al convento di San Marco, rievocando il viaggio dei tre saggi persiani in Betlemme, alla ricerca del Re-Messia, seguendo l’astro guida, la cometa. Si cercava di dare equilibrio fra la cerimonialità religiosa e quella cavalleresca, sentimenti che dominavano la sensibilità dei fiorentini dell’epoca. La sfilata si snodava davanti ai monumenti rappresentativi dell’autorità ecclesiastica, San Giovanni e il Duomo, per giungere al centro amministrativo del potere comunale contraddistinto dal palazzo pubblico. L’asse viario era costituito dal palazzo della famiglia Medici in via Larga, che per l’occasione veniva addobbato esibendo preziosi stendardi di stoffa calati dalle finestre, secondo il costume delle celebrazioni solenni. Ecco apparire allora Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, i tre misteriosi personaggi orientali menzionati nel Vangelo di Matteo, identificati anche con le stagioni della vita, la gioventù, l’età adulta e la vecchiaia, vestiti con i colori della casata dei Medici ma anche simbolicamente rappresentanti il rosso della fede, il verde della speranza e il bianco della carità.

Originari dell’altopiano persiano, i magi erano dei Sufi, asceti Pellegrini ed esperti astronomi che seguendo i loro calcoli e la loro conoscenza del sistema stellare, giunsero davanti alla casa di Gesù dodici giorni dopo la sua nascita, riconoscendo nella sua figura l’anello di congiunzione tra i culti misterici orientali quali il mazdaismo e il buddismo con il nuovo cristianesimo. I doni dei magi sono il riferimento alla doppia natura di Gesù, umana e divina: oro perché Re, incenso per onorare la sua divinità, mirra per il culto dei morti e quindi Gesù uomo mortale. La leggenda narra anche che durante il loro cammino, i Magi si fermarono a casa di un’anziana e la invitarono a unirsi a loro, la vecchietta subito declinò l’invito ma dopo un po’ di tempo ci ripensò, e non riuscendo più a trovare i Magi nel buio, da quel momento vagò nella notte portando doni a tutti i bambini nella speranza che tra di loro ci fosse Gesù. Ed eccoci arrivati alla condivisione dei Re Magi con Milano, perché dei loro resti mortali, si narra che furono recuperati in India da Santa Elena madre di Costantino, portati a Costantinopoli e successivamente donati al Vescovo Eustorgio con la benedizione di Costantino, che presumibilmente prima della metà del IV secolo, li portò a Milano su di un carro trainato da buoi. Dopo un lungo e avventuroso viaggio, giunto all’ingresso nella città, il carro sprofondò nel fango e non fu possibile rimuoverlo. Eustorgio vide nell’incidente un segno divino e fece erigere in quel luogo una basilica che custodisse i preziosi resti. Alla sua morte nel 355 i milanesi lo fecero seppellire in quella stessa chiesa, che prese il suo nome: Basilica di Sant’Eustorgio.

L’antica Basilica, ancora oggi, ha l’iscrizione sulla facciata: “Basilica Eustorgiana titulo Regibus Magis”, chiesa Ambrosiana conosciuta come la Basilica dei Re e contenente una splendida cappella fatta costruire da Pigello Portinari, della nobile famiglia della Beatrice di Dante, che nel 1452 dirigeva la filiale del Banco Mediceo a Milano. Oggi le reliquie dei re Magi sono collocate nella Basilica di Colonia, la quale fu appositamente costruita per ospitare la cassa reliquiaria dei Magi. Le spoglie vennero portate via da Milano dall’imperatore Federico Barbarossa e furono consegnate all’Arcivescovo di Colonia, Rainald von Dassel nel 1164. Tra leggende e verità tramandate, durante i secoli molti papi e vescovi tentarono di riportare le spoglie in Italia. Solo nel 1906, il beato cardinal Ferrari, vescovo di Milano, ottenne una parziale restituzione delle reliquie, pochi frammenti ossei, che furono ricollocati in Sant’Eustorgio in una nicchia sopra l’altare. Per la “Giornata della Gioventù” nel 2005, che fu anche il primo grande atto di papa Benedetto XVI, venne scelta la città di Colonia proprio per le figure simboliche dei Magi, modello ideale del pellegrinaggio verso Cristo. Ancora una volta grazie alla storia possiamo comprendere meglio i racconti, le tradizioni, le mescolanze fra culture e religioni, possiamo guardare riuscendo a vedere nei monumenti di pietra il linguaggio universale di chi ci ha preceduto, rimanendo solida presenza nel nostro quotidiano.

Parte Guelfa re magi

Autore

Elena Tempestini

 

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