Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Santuario della VernaNell’anno del Giubileo della Misericordia e del Giubileo Guelfo, a 750 anni dall’approvazione pontificia di Clemente IV, l’Arciconfraternita ha organizzato un pellegrinaggio e un ritiro spirituale al Santuario della Verna per offrire a tutti i Confratelli e le Consorelle l’opportunità di fermare la quotidianità, per approfondire il senso del cammino iniziato insieme. Il pellegrinaggio si tiene in terra di Toscana presso il santuario francescano dove il serafico Francesco si conformò totalmente a Cristo fino a riceverne le Stimmate della Passione.

La Verna è un luogo ideale dove vivere giorni di passeggiate a cavallo e a piedi, di incontri, letture, riflessioni e convivialità fraterna. Questi giorni di pace e silenzio sono accompagnati dalla liturgia domenicale celebrata dal Cappellano Maggiore di Parte Guelfa Monsignor Vasco Giuliani e le riflessioni sono guidate dal Correttore Generale di Parte Guelfa Tommaso Conforti. Durante il ritiro vengono illustrati i principi e il carisma della Parte Guelfa a confratelli e consorelle aspiranti che partecipano al pellegrinaggio organizzato grazie al lavoro di Giulia Bencini e Marco Sottili, coordinatori dello Squadrone Pellegrini dell’Arciconfraternita. Durante le giornate di pellegrinaggio vi sono momenti dedicati ai testi sacri, al dialogo e alle preghiere collettive per giungere ad una devozione più sincera ed al recupero dei valori della tradizione cristiana e dell’amore per il Creato. Come segno tangibile di Umanesimo in Cristo, i pellegrini di Parte Guelfa desiderano offrire testimonianza delle virtù cristiane di carità e fraternità nei comportamenti e nelle opere secondo l’insegnamento del Vangelo, promuovendo concretamente un autentico spirito ecumenico.

 

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 roccia della verna
Il “Crudo Sasso” della Verna

Nell’anno del Signore 2016 i Confratelli e le Consorelle dell’Arciconfraternita di Parte Guelfa di Firenze tornano, a piedi e a cavallo, a respirare quell’aria di Santità che si è sempre respirata da quel lontano 1228, e non è difficile, guardando verso il Santuario della Verna, immaginare il vecchio Francesco, piangente sul suo asino, fermarsi, inginocchiarsi e ringraziare Dio per tutto il Bene ricevuto. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava il Poverello d’Assisi nel bel Cantico delle Creature ricordandoci che la nostra casa comune, la natura, il Creato, è come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza. Ed è come una madre bella che ci accoglie tra le braccia calde sostentandoci col suo seno nutriente: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando di esserne i proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. Come avverte Papa Francesco nella sua lettera enciclica “Laudato Si'” dedicata alla natura, la violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra. E questo perché dimentichiamo che noi stessi siamo terra e che il nostro corpo è costituito dagli elementi del pianeta, dall’aria che respiriamo e dall’acqua che ci disseta e mantiene vivi.

 

LA CASINA DELLA BURRAIA

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Casina della Burraia

L’Alpe di Catenaia si estende dalle vicinanze di Arezzo fino a Chiusi della Verna correndo parallelamente al fiume Arno. Tutto questo magnifico territorio montano è un santuario naturale protetto, pertanto sono tutelate tutte le specie di animali, lupi, caprioli, tassi eccetera ed anche la grande biodiversità della vegetazione. Al centro di questa oasi è situata, all’altezza di circa 900 metri, la Casina della Burraia: un antico casale, completamente restaurato, con annessa la vecchia costruzione della burraia, ancora oggi funzionante, con la sua corona di platani ultracentenari che creano una commovente immagine d’altri tempi. Il casale è composto da otto stanze, tutte quante con riscaldamento e illuminate con le candele, un grande salone con camino adibito a sala pranzo ed un altro a salotto.

 

IL SANTUARIO DELLA VERNA

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Santuario della Verna

Meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo, la Verna è il luogo bellissimo, unico, intriso di misticismo in ogni sua pietra, dove la natura incontaminata si sposa con la fede e la cultura. Nei primi anni del XIII secolo venne eretto sull’Appennino toscano uno dei più importanti Santuari francescani che sorse così sul monte della Verna, per volere dello stesso Francesco d’Assisi. Il complesso conventuale nacque grazie all’incontro di San Francesco con il conte Orlando Cattani, feudatario del luogo, il quale, convertito dal santo, decise di donare la montagna della Verna a lui e ai suoi frati. Il Santuario, che si erge sulla roccia abbracciato dalla natura della foresta casentinese, comprende la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, il corridoio e la Cappella della Sacre Stimmate nonché la Basilica dedicata a Santa Maria Assunta dove, ancora oggi si può ammirare l’Annunciazione, uno dei capolavori di Andrea della Robbia. Il Santuario, luogo di silenzio e pace, meta di preghiera e raccoglimento, è il luogo dove San Francesco ricevette le stigmate il 17 Settembre 1224, un luogo dove natura e spiritualità si abbracciano e trovano un equilibrio quasi soprannaturale e dove la bellezza di luoghi incontaminati abbraccia fede, storia e cultura. Il santuario della Verna si trova sull’Appennino toscano in provincia di Arezzo, nel comune di Chiusi della Verna. Il monte, ricoperto da una monumentale foresta di faggi e abeti, è visibile da tutto il Casentino e dall’alta Val Tiberina ed ha una forma inconfondibile con la sua vetta a ben 1283 metri. Sopra la roccia si trova, avvolto dalla foresta, il grande complesso del santuario che dentro la sua massiccia ed articolata architettura custodisce numerosi tesori di spiritualità, arte, cultura e storia. Nell’estate del 1224 San Francesco si ritirò sul monte della Verna per i suoi consueti periodi di silenzio e preghiera dove ricercava un intimo dialogo col Signore. Durante la sua permanenza domandò a Dio di poter partecipare con tutto il suo essere alla Passione di Cristo, mistero di amore e dolore. Il Signore lo ascoltò e gli apparve sotto forma di serafino crocifisso lasciandogli in dono i sigilli della sua passione. Il “poverello” ricevette le stimmate e divenne così anche esteriormente immagine di Cristo al quale già con il cuore e con la vita tanto assomigliava. L’evento delle stimmate e l’esempio di vita sono il bene più prezioso che Francesco consegnò ai frati della Verna. L’impegnativa eredità di San Francesco d’Assisi, oltre che coinvolgere personalmente ogni frate, diventa anche il principale messaggio che la comunità desidera trasmettere a tutti coloro che visitano il santuario.

 

L’EREMO DELLA CASELLA

Parte Guelfa pellegrinaggio 2016 Eremo della Casella

La leggenda narra che Francesco, dopo aver ricevuto le Stimmate, lasciò la Verna il 30 Settembre 1224. L’itinerario che doveva seguire si snodava verso Monte Arcoppe, oggi Montalcoppi, e raggiungeva la località chiamata la Casella, nel Comune di Caprese Michelangelo, da dove, attraverso Castello di Montauto, Sansepolcro e Città di Castello, sarebbe giunto ad Assisi. Alla Casella volle fermarsi per compiere un rito. Da quell’altezza, dove l’occhio spazia nella vastità di superbi paesaggi, San Francesco, cosciente che quel viaggio sarebbe stato senza ritorno perché sentiva mancargli quelle forze che gli avrebbero fatto abbracciare sorella Morte ad Assisi il successivo 3 Ottobre del 1226, guardò lungamente verso la Verna e con profonda commozione disse: “Addio, monte di Dio, monte santo, mons coagulatus, mons pinguis, mons in quo beneplacitum est Deo habitare! Addio monte Alvernia, Dio Padre, Dio Figliolo, Dio Spirito Santo ti benedica! Restati in pace, che più non ci vedremo”. La prima traccia storica che si ha dell’Eremo della Casella si trova in un manoscritto che porta la data del 30 Settembre 1228, anniversario della partenza del Santo, da dove è stata appunto ripresa la precedente frase. I romiti della Casella si susseguirono nel tempo, non sappiamo se ininterrottamente o saltuariamente, almeno nei primi tre secoli. Dalla fine del XVI secolo in poi si hanno molte notizie sull’Eremo, molti nomi di romiti che vi soggiornarono, dettagliate descrizioni dell’interno della chiesa e del romitorio, inventari degli arredi sacri e rendiconti molto precisi sulle entrate, le uscite e le oblazioni dei benefattori. Grandissima è sempre stata la devozione con la quale gli abitanti dei paesi vicini salivano all’Eremo per celebrare i riti religiosi. Dall’inizio del XX secolo e per moltissimi anni sia la chiesa che il romitorio sono rimasti abbandonati ed erano ormai gravemente rovinati quando, negli anni Ottanta, il desiderio di ricostruire l’Eremo dei fedeli di Chitignano, Caprese, Subbiano e Chiusi della Verna si è unito al cuore di enti pubblici illuminati e grazie ad anni di duro lavoro, in gran parte volontario, l’Eremo della Casella è tornato all’antico splendore.

 

 

 

Autore

 

Andrea Claudio Galluzzo

 

 

parte guelfa definitivo per sfondi bianchi